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  • Il coraggio di Rubin Ritter, il manager che si dimette da Zalando: 'La carriera di mia moglie ha la priorità'

    Il coraggio di Rubin Ritter, il manager che si dimette da Zalando: 'La carriera di mia moglie ha la priorità'

    • Mauro Briscani
    Essere uno dei manager più pagati in Germania (circa 7 milioni lo scorso anno e oltre i 20 quello precedente), può avere i suoi lati negativi, come ad esempio il non poter accudire i propri figli oppure essere d’intralcio alla carriera lavorativa di chi più si ama. Rubin Ritter, 38enne, co-amministratore delegato di Zalando, uno dei colossi europei per la vendita online di abbigliamento, con un patrimonio stimato di 40 milioni di euro, ha preso la decisione di abbandonare il timone dell’azienda per fare il papà a tempo pieno, permettendo a sua moglie di concentrarsi sulla brillante carriera da giudice. La notizia è stata annunciata tramite comunicato ufficiale pubblicato sul sito dell’azienda, diventata oggi un impero da 14 mila dipendenti, 36 milioni di clienti in 17 Paesi diversi ed un utile netto di circa cento milioni di euro (cifre astronomiche per una realtà nata come start-up). Già con la nascita del primogenito nel 2018, l’imprenditore tedesco aveva usufruito del paternity leave ossia il congedo di paternità, che gli aveva concesso di affiancare la moglie in questa nuova “avventura”, ma con l’arrivo del secondo figlio, la cui nascita è prevista per il 2021, è arrivata anche la decisione definitiva, ponderata per svariati mesi, accompagnata da parole d’amore per la compagna di vita e per il suo lavoro, che per il giovane Ritter hanno la priorità assoluta.

    Una decisione quasi fantascientifica se paragonata alla realtà italiana, dove sempre più neomamme sono costrette ad abbandonare il proprio impiego oppure non riescono a reinserirsi nel mondo del lavoro dopo il congedo di maternità. La scelta di Rubin Ritter non è un caso isolato, basti pensare a James Rubin, portavoce del dipartimento di Stato americano, il quale seguì a Londra sua moglie Christiane Amanpour, inviata di guerra della Cnn, oppure le rare eccezioni nostrane come quella di Sergio Cofferati che nel lontano 2008 decise di non ricandidarsi come sindaco di Bologna, trasferendosi  in Liguria pur di supportare il lavoro di sua moglie come addetta stampa dello Stabile di Genova.

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