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  • Il cuore non premia:|Chievo, punto e applausi
Il cuore non premia:|Chievo, punto e applausi

Il cuore non premia:|Chievo, punto e applausi

Chi si accontenta si prende il punto e se lo tiene stretto. Con filosofia. Magari sacramentando, sottovoce, contro la malasorte. È il romanzo del Chievo di ieri, coraggioso ma non abbastanza incisivo, intraprendente ma non sufficientemente feroce davanti alla porta del Parma, costretto dunque a fermarsi al pari pur avendo avuto più di un'opportunità per mettere sotto i rivali e guadagnarsi il prezioso successo. Così doveva andare, evidentemente. Perché ci sono fasi in cui tutto gira giusto - vedi dicembre - e altre in cui il pallone disegna traiettorie capricciose. Lì bisogna abbozzare e portare pazienza. E attendere che la ruota giri ancora per il verso favorevole. Eugenio Corini doveva aver nasato aria cattiva. Del resto bastava scorrere la lista: difensori contati, centrocampisti recuperati per forza. E allora via al 3-5-2, soluzione adattata, finora la meno sperimentata, per frenare la qualità tecnica e le virtù fisiche del Parma e ripartire con tempismo ed efficacia. A dispetto anche delle condizioni meteo, col terreno del Bentegodi zuppo d'acqua, la palla che scivola via e l'equilibrio spesso precario. Non sembrano accorgersene quelli del Chievo, nello specifico Cyril Théréau, che cesella da subito giocate superbe sorretto da una condizione fisica straripante. Piedi fatati e polmoni da mediano, insomma, per il francese che si carica subito la squadra sulle spalle, sorretto soprattutto da Luca Rigoni - se non stava bene non si vedeva - e da Gennaro Sardo, esplosivo nella prima mezz'ora sulla sua fascia. Il Parma capisce che non è il caso di prendersi troppe confidenze, arretra e chiude con sempre maggiore ordine, limitando le escursioni. Mirante ci mette la pezza nelle due, tre occasioni in cui ci è costretto e la gara devia pian piano su binari di un sempre maggiore equilibrio. I crociati, però, restano pericolosamente appostati. E così, in una fase di tregua apparente, Sansone suggerisce la battuta a rete a Belfodil che scappa in profondità, elude la guardia dei difensori e scarica alle spalle di Puggioni. È una doccia fredda, vera frustata per i gialloblù e la gente del Bentegodi. Che in avvio di ripresa perde anche un tantino di fiducia visto che gli ospiti si confermano quadrati e sempre pronti a riattivare il contropiede. E allora ci vuole l'episodio per scongelare l'impasse. Fatale che in soccorso arrivi ancora Théréau, quello una tacca avanti agli altri nel trasformare il pensiero in azione: Paloschi si infila in area sorprendendo la linea difensiva emiliana, il francese gli recapita l'invito al bacio sulla capoccia e la deviazione beffa Mirante. Potrebbe essere la svolta vincente perché il Parma si sfilaccia e il Chievo schiaccia l'acceleratore. Corini richiama dalla panchina anche Pellissier, servono energie fresche, serve mestiere. Servirebbe a dirla tutta anche una spinta della dea bendata che invece continua a fare l'indifferente prima sul colpo di testa ravvicinato di Théréau (bella la combinazione con Jokic) deviata da Mirante in tuffo e poi sull'incornata di Andreolli- il cross, dalla bandierina, è naturalmente sempre del francese- che impegna ancora l'estremo diensore del Parma nell'intervento più spettacolare e determinante del pomeriggio. Il problema ora è che le energie iniziano fatalmente a mancare, il fondo pesante non soccorre né aiuta l'atteggiamento, mai del tutto remissivo, del Parma. Donadoni si gioca anche l'ex Amauri- accolto tra gli applausi, in stridente contrasto con i coretti rivolti a Sorrentino- ed è proprio il brasiliano a tenere desta l'attenzione della difesa scaligera con un'incursione a 4' dalla fine. Non va, per fortuna. Francamente sarebbe stato troppo.

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