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  • Il giallo del contratto tra Dela e Mazzarri

    Il giallo del contratto tra Dela e Mazzarri

    Che fastidio quell’Udinese che rovina sul Napoli nella sua poderosa rincorsa. Ma bastano 5 ore e il Napoli la respinge al quarto posto. E recupera due punti a Milan e Inter. Ritrova Lavezzi e la voglia di vincere. Finalmente.
    Solo Mazzarri aveva previsto come sarebbe finita. Nessuno meglio di lui conosce il divario tra un Napoli e l’altro, con e senza Lavezzi. E sabato mattina con una lunga conferenza ha realizzato il suo piano: sottratto alla panchina, si è piazzato al centro di Parma-Napoli. Ha capito che era la domenica giusta, e ha chiuso i primi conti. Li aveva aperti il presidente avvertendo la Juve, ma soprattutto Mazzarri: la sua panchina è blindata da un contratto che scade nel 2016. Così lungo l’aveva voluto proprio Mazzarri. Riteneva di aver garantito il futuro a se stesso e al suo affollato staff. Poteva lavorare tranquillo.

    Programmare. Guidare una squadra giovane ma di sicure prospettive. Si era costruito una panchina solida. E vi è rimasto. Fino ad accorgersi però che era diventata una gabbia d’oro. Una gabbia, sì. La società e i tifosi diventavano sempre più esigenti e ambiziosi. Mazzarri invece rivendicava in esclusiva i meriti di quei risultati, si era sdraiato sulle lodi quando il Napoli era in posizioni di vertice, si è rialzato furibondo e non ha tollerato le delusioni di dirigenti e pubblico quando la squadra in dieci giorni, come travolta da una sberla di vento, ha perso l’Europa League e il secondo posto.
    È stato De Laurentiis a spedirgli un messaggio. Informava la Juve (mentre Marotta smentiva aspro ogni contatto con l’allenatore che nella Samp aveva sostituito con Delneri) ma sotto sotto ricordava a Mazzarri i vincoli del contratto. Mazzarri sabato si è riferito all’ambiente, forse per replicare senza esporsi troppo. La ruvida diplomazia del calcio. È un battibecco che si prevede andrà avanti ancora per molto, impossibile invece capire quali riflessi avrà sul rendimento della squadra. Bisognava intanto fissare punti fermi, spostare l’attenzione, ricordare i risultati mai ipotizzati, e l’ha fatto Mazzarri sabato. Ha creato quello che alcuni osservatori descrivono come “il giallo del contratto”.
    Su questo scenario si è mossa una partita tatticamente complicata. Più che al rientro di Lavezzi, il Parma si è dedicato al debutto in campionato di Victor Ruiz. Il giovane difensore spagnolo ha buona tecnica, si sapeva.
    Ma giocava in una difesa a 4. Il Napoli la schiera a 3, come il Parma di Marino, ma l’allenatore ha scelto il versante sinistro del Napoli per una trappola. Candreva, coperto alle spalle da Valiani, trovava spazi utili. Si infilava in velocità, Ruiz rimaneva isolato, quindi facile da scavalcare. A onda lunga si smarriva Zuniga. Sul lato opposto, il Napoli ricambia il tranello. Sulla sua destra mette in moto un possente Maggio che attacca Modesto, mentre Hamsik affonda alle spalle del difensore, provocando uscite avventurose e tardive del centrale di sinistra Lucarelli. Il giochino si interrompe perché Hamsik deve volare a sinistra per spezzare la catena di montaggio tutta in verticale Zaccardo-Valiani-Candreva.
    Cannavaro si dà intanto un triplo compito. Esagerando un po’. Controllare Bojinov, e non è facile. Proiettarsi in avanti per saltare nell’area avversaria. Guidare infine un terzetto inedito, con Santacroce che sul versante destro è risucchiato dall’effervescenza di Palladino, 27enne napoletano di Mugnano, punta esterna duttile, suo il primo gol. Che fare? Per telefono, Mazzarri rettifica la difesa: diventa fino al raddoppio di Lavezzi a 4, con Zuniga arretrato per consegnare Candreva a Ruiz e occuparsi di Valiani. Lo spagnolo eleva il suo rendimento, si distingue anche quando imposta. Il Napoli, riequilibrato, placa il Parma. Tocca a Lavezzi stenderlo: prima manda in gol con un assist Hamsik, che ricambia la cortesia poco dopo offrendo un gol al fantasista sudamericano. In attesa del ventesimo segnato da Maggio nel finale, è il 19esimo gol del Napoli in trasferta: 18 portano la firma di Cavani (8), Lavezzi (5) e Hamsik (5). Un dettaglio statistico non banale, fa riflettere.
    Dà le dimensioni di questo terzetto che manda in black-out il Napoli appena una delle tre pedine si scinde. Non è spazio perso neanche registrare le ombre di fuorigioco sul primo gol del Napoli. Ricordando le ultime polemiche e quel Mazzarri afflitto in tribuna. Gli errori degli arbitri vanno sopportati piuttosto che interpretati con livore. E sono sempre rimediabili, se il Napoli gioca da Napoli. Con tutti e tre i suoi campioni.


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