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  • Il 'Kun' Raspadori e il ritrovato Bonazzoli guidano la carica dei nuovi bomber

    Il 'Kun' Raspadori e il ritrovato Bonazzoli guidano la carica dei nuovi bomber

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Certe volte arrivano come bimbi in discesa sullo scivolo, altre volte fanno il giro largo. Ma se valgono, alla fine arrivano. Giovani attaccanti italiani alla ribalta. Storie diverse, le stesse ambizioni. Federico Bonazzoli è made in Inter, è stato lanciato da Mazzarri, in Coppa Italia, a soli sedici anni e mezzo, a fine 2013. Qualche mese dopo - non ne ha ancora 17 - debutta in Serie A e al declinare del 2014 fa il suo esordio in Europa League. Un predestinato. Tutto e subito. Grandi colpi, grande futuro. Tutti a dire: come Balotelli. In comune le origini bresciane, l’oratorio, la rivelazione di sé stessi in maniera così clamorosa. Macchè. A quel punto la carriera del Bona si inceppa. Poco spazio alla Sampdoria, inutile passaggio al Lanciano in B, Brescia tra i cadetti, la A di striscio con la Spal, finalmente una buona stagione in B col Padova e da quest’anno ancora Samp. Cinque squadre dopo l’Inter, un percorso a ostacoli senza luce. A 23 anni (compiuti a maggio) Bonazzoli trova spazio e comincia a segnare con continuità. Sono già 5 quest’anno, ultima la doppietta-salvezza a Lecce. Segna in acrobazia (la sua specialità), dalla distanza (ha un eccellente sinistro), di rapina in area. L’abbraccio di Quagliarella dopo a Lecce equivale a un passaggio di consegne.

    Ora per Giacomo Raspadori (20 anni) - dopo il primo gol in A (quello della vittoria del Sassuolo in casa Lazio) - i paragoni si sprecano. Ha le movenze del Kun Aguero. Somiglia a Di Natale. Il suo idolo è Eto’o. Piano, andiamoci piano. Anche lui viene scoperto giovanissimo. Se Bonazzoli viene preso a sei anni dall’Inter, Raspadori ne ha 9 quando passa dai pulcini del Progresso (società bolognese) al Sassuolo. A Bologna ancora si mangiano le mani per esserselo lasciato sfuggire: faceva il fenomenino, ma non se n’erano mai accorti. Ragazzo tostissimo, senza paura. Attaccante affamato di gol, cane da rapina. Se Bonazzoli è più armonico nei movimenti, Raspadori vive di morsi, scatti improvvisi. In realtà in questo momento il più strutturato di tutti è Patrick Cutrone, rinato a Firenze dopo i cinque mesi in chiaroscuro in Premier, al Wolverhampton. Cutrone due anni fa - campionato 2017-18 - aveva chiuso in doppia cifra: 10 gol. Non sono bastati per garantirgli la conferma al Milan. Quella con la Fiorentina è una ripartenza, ma Patrick ha 22 anni, le spalle larghe e già una solida esperienza. Talento puro è quello di Vincenzo Millico (19 anni): soffre la stagione travagliata del Toro, ma su di lui siamo pronti a scommettere. Non ci siamo dimenticati di Salvatore Esposito (18 anni), probabilmente quello con più ampi margini di miglioramento. Conte lo sta facendo giocare poco (6 apparizioni in campionato per un totale di 184 minuti), ma per Esposito è solo questione di tempo. Occhio: l’Inter gli ha appena rinnovato il contratto (quinquennale) ma pensa di darlo in prestito. A patto che non si perda nel labirinto (vedi alla voce Moise Kean), può essere l’occasione per crescere. Per il futuro occhio a Roberto Piccoli (18 anni), taglia da corazziere, già lanciato da Gasperini l’anno scorso. Vive per il gol, tra le giovanili dell’Atalanta e quelle azzurre, ha sempre timbrato con regolarità.

    Se allarghiamo infine il discorso agli attaccanti stranieri finiamo dritti in Gambia. Questo è il magic-moment di Musa Barrow, lo sarà presto anche di Ebrima Colley. Scuola Atalanta, entrambi: non è un caso. Barrow (21 anni) sta contribuendo con i suoi gol (8 finora) a impreziosire la classifica del Bologna, Colley (20 anni) è un fuoco che brucia, Gasperini ne dosa il minutaggio ma il ragazzo ha qualità tali che non tarderà ad imporsi.

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