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  • Il Milan contro Dzeko: sarebbe stato il centravanti perfetto per Montella

    Il Milan contro Dzeko: sarebbe stato il centravanti perfetto per Montella

    • Matteo Quaglini
    Una vigilia tesa e controversa per tutti in casa Milan. Tesa perché lo scarica barile delle colpe è già cominciato con autodistruttiva precisione, tra Roma e Genova e vari rimasugli di coppa. Controversa invece perché le idee dell’estate, quelle di una “grandeur” ritrovata grazie ad acquisti da copertina, si sono già scontrate con la durezza del campo, generando insicurezza.

    Un passaggio breve dalla grandezza all’incertezza più in linea col Milan dell’ultimo quinquennio che con questo nato sotto la bandiera del rinnovamento. Un cerchio che stringe tutti dai dirigenti, ai giocatori, fino all’allenatore, nel grande mare dei dubbi e delle prime contestazioni.

    Sotto accusa preparazione, scelte strategiche e figure carismatiche legate a un unico modulo (vedi Bonucci) il Milan rimugina anche sul mercato. E adesso che arriva la Roma a San Siro la domanda o meglio le domande, non sono peregrine. Ruotano tutte intorno a Dzeko, il centravanti della Roma che poteva giocare nel Milan.

    Mirabelli tra un impegno polemico e l’altro con Montella lo sognava. Così come gli analisti del vecchio Milan di qualche anno fa. E allora la domanda è, dove sarebbe il Milan, oggi, con Dzeko? Rispondere "più in alto", così di getto, sarebbe facile visto la mancanza di gioco di una squadra che sì ha vinto 4 partite su 6 ma che non ha mai, in nessun momento, convinto. Sarebbe facile sì, ma anche vero. 

    Edin Dzeko è un campione freddo. Un po’ come Zibì Boniek ai tempi del 'bello di notte' fa tutto bene, segna, assiste, rifinisce, partecipa al gioco, ma non suggestiona. Eppure, anche se Kalinic e Cutrone hanno portato qualche gol alla causa, sarebbe proprio il bosniaco di ghiaccio l’attaccante giusto per questo Milan.

    Ora il campo delle domande ne trova una nuova, perché? Prima di tutto perché partecipa e, soprattutto, crea gioco. Uscendo dalla linea difensiva (come gli ha insegnato Spalletti) viene a dialogare con i compagni, e questo sarebbe per il centrocampo anonimo del Milan un grande aiuto nel costruire la manovra e trovare allo stesso tempo collegamenti nei passaggi anche per gli esterni, Rodríguez e Abate.

    La fase offensiva sarebbe più fluida e in questo senso Dzeko porterebbe più “vicinanza” tecnica fra i giocatori con una probabile collocazione di Suso da trequartista, una posizione che permetterebbe allo spagnolo di fare il salto tecnico di cui ha bisogno per diventare un giocatore cardine, il dialogo con i compagni, visto che il sinistro già lo possiede molto educato.

    Tutti vicini, tutti più squadra grazie al centravanti alto ma dalle movenze coordinate. Con lui anche i tre dietro avrebbero più senso tattico e tecnico nei loro lanci ad aprire il campo. Un 3-4-1-2 già capace di vincere uno scudetto al Milan nel 1999 dopo il conclave giocatori-Zaccheroni. Oggi Montella si è messo su quella via, i tre dietro (senza successo per ora, perché manca rendimento tecnico) ma gli manca Dzeko per sviluppare appieno il suo piano.

    Sarebbe un Milan più dinamico perché i centrocampisti troverebbero subito le punte, sarebbe un Milan più aggressivo perché i cross dagli esterni troverebbero uno stop di petto, un controllo di piede del bosniaco che farebbe sistemare tutti intorno alla palla. Insomma un innesto per fare una squadra. E’ già successo altre volte nelle alchimie delle squadre di calcio.

    Sembra strano perché il Milan tre centravanti li ha, eppure gli manca quello che più gli serve. E questo apre all’altra domanda finale. Dove si colloca Dzeko nella classifica dei centravanti più forti d’Italia? Higuain e Icardi sono i numeri uno e due, qui a seconda del rendimento, anche se Maurito in prospettiva ha più forza nelle gambe di Gonzalo, che pure è un campionissimo. Terzo, considerando Mertens un atipico (un grandissimo centravanti atipico però) e Belotti e Immobile (grandissimi, ma meno collocabili nel Milan) è proprio Dzeko, per via di quella capacità di costruzione, l’esperienza internazionale, che tanto sarebbe perfetta tatticamente e tecnicamente in una squadra come il Milan. Un centravanti da Champions, proprio quella che il Milan del rinnovamento, insegue, sogna e deve a tutti i costi giocare.

    @MQuaglini

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