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  • Il principe Leo contro l'operaio

    Il principe Leo contro l'operaio

    LEO IL PRINCIPE contro Alberto l’operaio specializzato. Leo che quando ha tolto gli scarpini da fenomeno (nel 2003, con la maglia del Milan) ha cominciato a girare il Sudamerica a caccia di fenomeni, sapendo già che in via Turati era pronta una panchina per lui. E Alberto che invece molti anni prima aveva girato l’Europa come dipendente della Canon e un bel giorno ad Amsterdam, vedendo l’Ajax, si era innamorato del mestiere di allenatore.
    Inter-Bologna è anche il duello a distanza tra due allenatori le cui storie non potrebbero essere più diverse. Da un lato Leonardo Nascimento de Araújo, classe ‘69, natali a Niteroi (Brasile), meglio noto come Leonardo; dall’altro Alberto Malesani, di San Michele Extra, quartiere di Verona, anni 56: difficile immaginare due modi più diversi di arrivare a una panchina di A.

    Il ‘principe’ Leonardo vi è stato paracadutato un anno e mezzo fa alla guida del Milan «per meriti acquisiti sul campo», come riconosceva ieri Malesani forse con l’inconfessabile invidia che provano tutti gli allenatori, all’Arrigo Sacchi, approdati a una panchina senza un passato da calciatore.
     

    L’«OPERAIO» Malesani no, la pagnotta se l’è dovuta sudare col lungo apprendistato al Chievo.
    Allenatore della Primavera, vice allenatore della prima squadra e poi il debutto sulla panchina in C1 con subito una promozione. E così nella stessa estate del ‘94 in cui il debuttante Malesani festeggiava il salto in B dei ‘Mussi Volanti’ Leonardo negli Usa si laureava campione del mondo col Brasile.

    Poi nel ‘97 Leonardo è approdato alla corte del Milan, mentre Malesani conosceva la sua prima panchina importante alla Fiorentina. In seguito i due hanno duellato dagli opposti fronti quando l’Alberto guidava il Parma e il brasiliano era uno dei punti fermi dei rossoneri.
    A fine agosto 2010, quando la panchina di Colomba cominciava a traballare, c’è stato il famoso pranzo a Milano tra Leonardo e Carmine Longo: anche se i dirigenti rossoblù smentirono che il Bologna avesse in animo di affidare la panchina al brasiliano.
     

    OGGI CHE i due si sfidano per la prima volta (all’andata sulla panchina nerazzurra c’era Rafa Benitez e su quella rossoblù il tecnico della Primavera Paolo Magnani) Malesani dice: «Leonardo è un predestinato: non ha fatto la gavetta ed è subito arrivato ad allenare una grande squadra: io ho un’altra estrazione».

    A stretto giro di tempo succederà anche che l’operaio Malesani consegnerà al principe Leonardo il gioiello più prezioso della collezione rossoblù, quell’Emiliano Viviano che l’Inter ha sperato (e tuttora spera) di prender subito, ma che da qui a maggio serve troppo alla causa del Bologna per sperare che Malesani lo molli al collega.
     

    L’OPERAIO al principe non vuol far sconti. E men che meno stanotte, quando l’Alberto sul prato del Meazza piazzerà tutte le trappole per fare lo sgambetto al collega che ha sempre infilato le scorciatoie giuste. E per scirvere un’altra pagina di quella bella storia che il Bologna sta vivendo con Di Vaio & Co. in questo campionato.


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