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  • Il ragazzo sulla lambretta sepolto dentro l'urna viola

    Il ragazzo sulla lambretta sepolto dentro l'urna viola

    Addio all’uomo sulla Lambretta. Era nella foto simbolo del gallismo italiano. Carlo Marchi, il fiorentino ritratto nello scatto del 1951, morto alla vigilia di Natale, e' stato cremato e sepolto oggi nella tenuta di campagna in Maremma a Montelattaia in una urna viola con sopra il giglio bianco. Carlo Marchi era infatti appartenente ad una famiglia di tifosi viola storici e figlio di Ferruccio Marchi che ra stato nel consiglio della Fiorentina negli anni 30 nonché  cognato di Emilio Pallavicino già consigliere viola all epoca del primo scudetto negli anni 50 e successivamente negli anni 70 con Melloni e Martellini. In quest'ultima circostanza Carlo Marchi (entrato in consiglio tramite il proprio amministratore Meozzi) era stato sul punto di rilevare la società viola poco prima che l'acquistassero i Pontello.

    FIRENZE – Era stato operato in autunno alla spina dorsale. Intervento riuscito, ma il male si era manifestato nuovamente. Nella villa di piazza Calda, sulle colline della sua Firenze, Carlo Marchi, 82 anni, imprenditore, marito di Gioia Falck (dinastia dell’acciaio), con la quale ha avuto tre figli, e fratello di Bona Frescobaldi (la famiglia del vino), ha combattuto contro un tumore con la forza di spirito che sempre lo ha contraddistinto. Poi si è arreso, assistito dalle tante persone che gli hanno voluto bene. Era un grande personaggio, Carlo, e non solo per la foto ormai famosa del ragazzo dal viso d’angelo sulla Lambretta diventata il simbolo del «latinloverismo», ma anche per la vita straordinaria tra Stati Uniti e Italia, New York e Hollywood. Marchi aveva una somiglianza sorprendente con Clint Eastwood e nella capitale del cinema veniva scambiato spesso per l’attore. Qui si era fatto molti amici, da Gregory Peck a Henry Fonda. E aveva avuto un flirt con la figlia di Henry, Jean, che poi, raccontò anni dopo, «era diventata antipaticissima». Studi in ingegneria ed economia, non aveva mai perso l’amore per Firenze dove sino all’ultimo qualche improbabile fan lo ha rincorso chiamandolo Clint. 

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