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  • Il resp. giovanili Bargagna racconta il mondo Empoli a CM: 'Da Montella a Baldanzi, 30 anni di scouting e coraggio'
Il resp. giovanili Bargagna racconta il mondo Empoli a CM: 'Da Montella a Baldanzi, 30 anni di scouting e coraggio'

Il resp. giovanili Bargagna racconta il mondo Empoli a CM: 'Da Montella a Baldanzi, 30 anni di scouting e coraggio'

  • Francesco Guerrieri
L'Empoli è l'isola felice dei giovani. Dai tempi di Montella fino ad arrivare agli ultimi gioielli di oggi Baldanzi e Fazzini. Trent'anni di ragazzi formati, cresciuti e lanciati. Quell'etichetta piazzata sulle spalle è da sempre sinonimo di garanzia. Dietro a questi risultati ci sono anche le intuizioni di Federico Bargagna, che nella nostra intervista ci apre le porte del mondo Empoli per spiegare segreti e metodi di uno dei settori giovanili più importanti d'Italia. 

MANCA SOLO LA FIRMA - COME FARE PLUSVALENZE? LA STRATEGIA VINCENTE DELL'EMPOLI

Se le dico Tommaso Baldanzi?
"Parliamo di un ragazzo arrivato qui da piccolissimo, è con noi da più di 10 anni e rappresenta il frutto di tutto il percorso del settore giovanile dell'Empoli e dei principi che trasmette il nostro presidente. Indipendentemente dalle regole e dall'età, quello che proviamo a fare è portare il più velocemente possibile giocatori di talento in prima squadra".

Qual è il vostro segreto?
"Alla base di tutto c'è la passione per il calcio e un grande senso d'appartenenza. Io ho vissuto l'Empoli in due momenti, a distanza di oltre trent'anni: prima da giocatore nel settore giovanile, oggi da dirigente. E vi assicuro che già all'epoca si lavorava molto sui ragazzi; quando ero ragazzo io hanno debuttato in prima squadra giocatori come Birindelli, Montella, Ficini, Caccia... La forza di credere nei giovani di prospettiva c'è sempre stata".



Tanti giovani e tutti (o quasi) italiani.
"Noi crediamo molto nel lavoro con i ragazzi. Chi arriva intorno ai 9/10 anni fa un percorso completo con l'Empoli, affiancato prima da istruttori e poi da allenatori. E' chiaro che non tutti fanno lo stesso cammino, noi cerchiamo di creare per ognuno la strada giusta per arrivare il prima possibile tra i grandi. Oltre a questo discorso c'è anche un lavoro di scouting, che in determinati momenti ci porta a fare investimenti su calciatori fuori dall'Italia".

Ci spiega i  che modo selezionate i ragazzi? 
"Il nostro lavoro di scouting è incentrato soprattutto sulle squadre locali. La presenza sui campi per vedere ragazzini di 7/8 anni è fondamentale, per avere più giudizi mandiamo diversi osservatori a vedere lo stesso giovane. E' importante prendere un ragazzo nella prima fascia d'età per lavorarci a 360° fin dall'inizio. Quando andiamo a seguirli cerchiamo di intravedere anche la personalità, la genialità di un passaggio filtrante...". 

Come vi organizzate per i giocatori di fascia superiore?
"Quando cerchiamo rinforzi per l'Under 17 o la Primavera, usiamo molto i video per farci un'idea sul ragazzo, poi andiamo a seguirlo dal vivo per avere sensazioni su come si rapporta nel contesto della partita, nell'interazione con i compagni...".

Asllani, Viti, Ricci e tanti altri… la vostra sembra una macchina perfetta.
"Non solo. Nella rosa che qualche anno fa ha vinto il campionato di Serie B, la metà dei giocatori era cresciuta nel settore giovanile. E' stato un bel successo a livello societario, il frutto di un lavoro di 15 anni".



Quali sono le difficoltà?
"La società ci mette tutti nelle migliori condizioni per raggiungere gli obiettivi, ma la difficoltà sta nel riuscire a continuare quello che è stato fatto negli ultimi 30 anni. E' tutt'altro che semplice formare ragazzi e calciatori pronti per la prima squadra".

Quant'è importante la gestione del ragazzo fuori dal campo?
"Oltre a creare giocatori bisogna costruire anche uomini. Ci sono giovani che escono alle 7 di mattina per andare a scuola e tornano alle 7 di sera dopo gli allenamenti, noi li sosteniamo aiutandoli nella quotidianità e nel portare avanti tutti gli impegni. Altri ragazzi delle giovanili vivono in convitto e hanno un tutor a disposizione, l'obiettivo è non far sentire loro il distacco dai cari e inserirli nel modo migliore nel mondo Empoli. La nostra dimensione è come quella di una grande famiglia, abbattendo le distanze tra giocatori e dirigenti".

Da dove nasce questo progetto giovani?
"Parliamo della fine degli Anni '80 primi Anni '90. Nasce dalla fortuna di avere una proprietà che nel tempo ha mantenuto i suoi princìpi e il suo credo; da più di 30 anni il presidente Corsi riesce a trasmettere il suo progetto a tutte le persone che fanno parte di questa grande famiglia".

Un ragazzo che pensava potesse fare più strada e invece si è perso?
"Non faccio nomi, ma ci sono giocatori che per mille motivi non sono riusciti a esprimere le proprie potenzialità e si sono persi in campionati minori. A volte basta sbagliare la scelta su dove andare a giocare e ci si può perdere. Ma fa parte del calcio".

Avete mai pensato alla seconda squadra?
"Il nostro percorso e i nostri progetti puntano a velocizzare i tempi di inserimento di un giovane tra i grandi, per questo per noi la seconda squadra non è fondamentale come può essere per altri club".

@francGuerrieri 

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