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  • Il sacrificio del talento in nome del gruppo: Insigne come Mancini in Nazionale

    Il sacrificio del talento in nome del gruppo: Insigne come Mancini in Nazionale

    • Alessandro Pugno
    Titolare inamovibile del Napoli capolista in Serie A, in panchina nella partita finora più importante per la Nazionale: questo il paradosso che vede protagonista Lorenzo Insigne, uno dei talenti più puri del calcio italiano, che non scenderà in campo dal primo minuto nell’andata dei playoff contro la Svezia. Sempre titolare nelle partite di qualificazione ai Mondiali, Insigne non troverà spazio nel 3-5-2 scelto dal ct Ventura per ridare certezze alla Nazionale, dopo una serie di prestazioni poco esaltanti. Il basso minutaggio - soprattutto nelle partite più importanti - e lo scarso rendimento con la maglia azzurra hanno contraddistinto la carriera di un altro talento purissimo del nostro calcio: Roberto Mancini, vincitore e protagonista di uno storico scudetto con la Sampdoria, escluso dal progetto tecnico della Nazionale. Il Mancio viene ricordato per non aver mai disputato una sola partita nelle fasi finali dei Mondiali.

    IL TALENTO INDISCUTIBILE - Insigne è un giocatore fondamentale nel tridente d’attacco del Napoli: sempre titolare nelle prime dodici giornate di Serie A, ha contribuito - con tre gol e quattro assist - al piazzamento in vetta alla classifica della squadra di Sarri, che lo ha schierato dal primo minuto anche nelle quattro gare disputate in Champions League, venendo ripagato con altre due reti. Insigne, grazie alla rapidità nei movimenti e alle grandi doti tecniche, si trova perfettamente a suo agio nel tridente insieme a Callejon e Mertens, con i quali l’intesa è ai massimi livelli: il suo talento, magistralmente inserito da Sarri all’interno di un gioco di squadra spettacolare, è sicuramente una componente fondamentale dei successi ottenuti finora dal Napoli. Ancora più importante è stato il contributo dato da Roberto Mancini alla Sampdoria dello Scudetto: insieme al compagno di reparto Vialli, formava una delle coppie d’attacco più prolifiche di sempre, con cui i blucerchiati vinsero uno storico scudetto nel 1990-91. Nella stagione seguente, la Sampdoria arrivò in finale di Coppa Campioni contro il Barcellona, perdendo poi solo ai tempi supplementari; nei quindici anni in blucerchiato, Mancini contribuì alla conquista di quattro Coppe Italia, una Supercoppa di Lega e una Coppa delle Coppe, con 118 gol in 352 presenze.

    LE DIFFICOLTÀ IN MAGLIA AZZURRA - Mancini fa il suo esordio nella nazionale maggiore nel 1984, in occasione dell’amichevole vinta per 2-0 contro il Canada: in panchina c'è Enzo Bearzot, il quale non convocherà poi l’attaccante della Sampdoria per il Mondiale del 1986. Grazie alla chiamata del nuovo ct Azeglio Vicini, Mancini prende parte all’Europeo del 1988 – dove segna la rete del momentaneo vantaggio contro la Germania Ovest – e ai Mondiali del 1990 in Italia, senza però mai entrare in campo, nelle sette partite disputate in casa dalla Nazionale. Confermato nel gruppo azzurro da Arrigo Sacchi, non risulta però particolarmente adatto agli schemi del tecnico romagnolo: nelle qualificazioni al Mondiale del 1994 realizza 3 reti, non venendo tuttavia convocato per la fase finale. Anche Lorenzo Insigne sembrava essere un elemento fondamentale del nuovo progetto tecnico azzurro, durante le partite di qualificazione al Mondiale: sempre in campo nel 4-2-4 disegnato da Ventura, oggi paga però la scelta del ct di affidarsi nuovamente al 3-5-2, che fornisce maggiori garanzie – grazie al ritorno in difesa della BBC – ma non lascia spazio all’attaccante napoletano. Ventura, consapevole di poter fare affidamento su Insigne a gara in corso, ha scelto di rinunciare al suo talento nella formazione titolare, a favore della maggior compattezza della squadra: l’Italia spera che sia la scelta giusta.
     

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