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  • Il Milan di Inzaghi non ha un gioco

    Il Milan di Inzaghi non ha un gioco

    E ora cosa diranno? Che la squadra era stanca, perchè non abituata a giocare tre gare in settimana a causa dell'assenza forzata dalle competizioni europee. Tranquilli, Inzaghi e Galliani non avranno bisogno di scomodarsi in affannose analisi all'insegna del bicchiere mezzo pieno in una delle serate più complicate da quando Superpippo siede sulla panchina rossonera e più in generale della storia recente del club una volta più titolato al mondo. Ci penseranno i soliti fedeli cortigiani che hanno accompagnato l'avvento del tecnico piacentino come la panacea di tutti e la risoluzione ai "disastri" provocati dall'eversivo Seedorf; gli stessi che hanno accompagnato le vittorie, mai troppo convincenti nel gioco, di inizio stagione con spropositata esaltazione e che hanno accampato ogni tipo di scusa ai primi inciampo di una formazione che è rimasta tecnicamente modesta al termine dell'ultima campagna acquisti.

    ZERO EQUILIBRIO - 10 formazioni iniziali diverse in questo avvio di campionato, a dimostrazione di come anche Inzaghi, a cui è naturale concedere le attenuanti generiche di essere stato catapultato in un contesto in cui anche il più esperto dei colleghi farebbe fatica a barcamenarsi, non poteva da solo rivoluzionare una squadra che annaspa da anni. Provate voi a tirare fuori un'idea di squadra da un'accozzaglia di giocatori costruita senza equilibrio e raziocinio, piena di giocatori offensivi che avevano mascherato sino ad oggi i limiti tremendi di un reparto difensivo impresentabile ad alti livelli e di un centrocampo infarcito di giocatori senza qualità e sorprendentemente nulli anche in fase di copertura. Ma, detto questo, la domanda sorge spontanea: il Palermo, che il Real Madrid non è, cos'ha in più di questo Milan?

    NON C'E' GIOCO - Rispondiamo noi, perchè i cronisti di regime non hanno il coraggio di dirlo: un allenatore con esperienza e più preparato, in grado di dare quanto meno un'idea di gioco pur senza contare su fenomeni. Dietro a due buoni giocatori come Vazquez e Dybala, si muove come un'orchestra un gruppo in cui ognuno sa quello che deve fare e quando deve farlo. Nel Milan di questo avvio di stagione, si è visto spesso uno sforzo comune nel provare a chiudere gli spazi agli avversari, ma l'ipotesi di creare la famosa amalgama si limita a questo. Una volta rientrata in possesso della palla, la formazione di Inzaghi non sa cosa farne, vuoi per i limiti di personalità di qualcuno, per le scarse proprietà tecniche di altri e per i troppi cambi di modulo e formazione che hanno finito per confondere i giocatori stessi. 4-3-3, 4-2-3-1, Menez sì, Menez no, il continuo ballotaggio con Torres e l'impalpabilità di El Shaarawy; problemi che su Calciomercato.com abbiano avuto l'onestà di sottolineare fin dall'inizio, soprattutto quando le cose andavano bene. Dopo il tracollo interno contro il Palermo, che ridimensiona le ambizioni europee rossonere, anche gli altri ci verranno dietro?

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