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  • Il trionfo di Jorge Jesus, l'eterno perdente

    Il trionfo di Jorge Jesus, l'eterno perdente

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Un fine settimana da sogno. Per Jorge Fernando Pinheiro de Jesus, noto al mondo del calcio come Jorge Jesus, le emozioni vissute tra venerdì 22 e domenica 24 novembre saranno forse irripetibili. La vittoria della Copa Libertadores al termine di una finale contro il River Plate che è già nella leggenda, e la successiva conquista del Brasileirão 2020 giunta senza nemmeno scendere in campo, segnano il punto più alto della carriera e scacciano definitivamente i fantasmi che il sessantacinquenne tecnico di Amadora si trascinava dai giorni del traumatico finale di stagione 2012-13. Quando alla guida del Benfica perse tre titoli all'ultimo tuffo dopo aver condotto un'annata che al penultimo metro pareva farsi trionfale. E davvero non si può fare a meno di tornare a quei giorni da shock, per capire quanto adesso possa godersela questo allenatore nato per essere personaggio, con quel look piacione da divo del country rock e il vezzo per la battuta provocatoria che lo ha portato sovente al centro della polemica. Ma il trionfo conquistato in Brasile giunge anche a rilanciare una carriera che pareva avere intrapreso la parabola discendente dopo il triennio di emozioni forti (anche troppo...) trascorso alla guida dello Sporting Clube de Portugal (lo Sporting Lisbona ndr).

    Girovago da calciatore e da allenatore – Classe 1954, Jorge Jesus comincia la carriera da calciatore nelle giovanili del club della città natale, l'Estrela Amadora, per poi andare a completare la formazione nel vivaio più fiorente in Portogallo: quello dello Sporting Clube de Portugal. Il giovane Jorge recita da centrocampista e sotto il controllo dei Leões trascorre le prime tre stagioni della sua carriera. Con la squadra di Alvalade gioca poco, dato che per massima parte di quel periodo viene ceduto in prestito. Ma dello Sporting egli rimarrà tifoso dichiarato, e ciò inciderà su una scelta complicata che si troverà a fare nel periodo maturo della sua carriera da allenatore. Una scelta della quale tutte le parti interessate finiranno per pentirsi. Ma tornando alla sua parabola da calciatore, essa viene spesa a girare ogni angolo del Portogallo e a toccare numerosi club fra i quali il Belenenses, il Vitória Setúbal e l'União Leiria.
    Jorge Jesus comincia a allenare immediatamente dopo la chiusura della carriera agonistica. È il 1990 quando dice addio al calcio giocato dopo aver indossato la maglia dell'Almancilense e poche settimane dopo si ritrova sulla panchina dell'Amora. Anche da allenatore prende a girovagare. Si ritrova a allenare club per i quali è stato tesserato da calciatore: Estrela Amadora, Vitória Setúbal, União Leiria, Belenenses. Ma occupa anche le panchine della due società che animano la storica rivalità nella regione nortenha del Minho, il Vitória Guimarães e lo Sporting Braga. Proprio il passaggio nella Cidade de Arcebispos (2008-09) si rivela decisivo per la sua carriera. Alla guida dei Guerreiros do Minho conquista il quinto posto e la Coppa Intertoto. Ma soprattutto ha la chance di conoscere Jorge Mendes, che dell'ascesa del Braga è al vera mente. Jesus entra così in orbita Gestifute e a partire dalla stagione successiva si ritrova alla guida del Benfica, il club che per ultimo Mendes ha infeudato dopo avere eliminato dalla circolazione lo storico nemico José Veiga. Vince la Liga al primo colpo, ma nelle stagioni successive si trova a lasciare il titolo al Porto accontentandosi delle vittorie in Coppa di Lega. E si arriva così all'annata 2012-13, quella del grande trauma.

    Dal possibile triplete all'etichetta di perdente – A maggio 2013 il Benfica di Jorge Jesus si trova a un passo dal Triplete: Liga, Europa League e Taça de Portugal. E invece perde tutto, nel modo peggiore. Alla penultima giornata di campionato la squadra enrcarnada viene battuta e sorpassata dal Porto (2-1) con un gol al 92'. E ancora al 92', il mercoledì successivo, perde (2-1) la finale di Europa League all'Amsterdam ArenA contro il Chelsea. Il dramma si completa a fine maggio con la finale di coppa nazionale, persa ancora una volta 2-1 e sempre nel finale contro il Vitória Guimarães. Il tecnico di Amadora si vede appiccicare l'etichetta di glorioso perdente, ma proprio nel momento più basso della carriera ha la forza di rialzarsi. Vince le due successive edizioni della Liga, aggiunge al palmares una Taça de Portugal e raggiunge un'altra finale di Europa League, persa ai rigori contro il Siviglia sul terreno dello Juventus Stadium (2013-14). Il suo ciclo alla guida del Benfica giunge a conclusione nell'estate del 2015. Ma a quel punto succede l'impensabile.

    Il grande tradimento del passaggio allo Sporting – Il Benfica è già pronto all'addio e vorrebbe Jesus lontano dal Portogallo, e Jorge Mendes si industria per realizzare l'obiettivo. Invece l'allenatore piazza il colpo a effetto: passa ai rivali dello Sporting Portugal, nel quadro della più ambiziosa fra le mosse operate dall'allora presidente leonino Bruno de Carvalho. Lo smacco  per il Benfica è micidiale e provocherà uno strascico giudiziario fra Jesus e il club, che accusa l'allenatore di essersi accordato con lo Sporting quando ancora non era scaduto il vincolo contrattuale con gli encarnados. I tifosi sportinguisti sono in delirio, tanto più che l'arrivo di Jesus viene salutato come una sorta di ritorno del figliol prodigo. La figura dell'allenatore viene usata per la campagna di marketing che invita soci e soprattutto ex soci a rinnovare l'adesione, e lo slogan della campagna esalta proprio il motivo del ritorno a casa. Ma i risultati non sono all'altezza delle attese. E la prima stagione preannuncia la frustrazione dell'intera avventura sulla panchina sportinguista. Il girone d'andata è segnato dall'estasi della vittoria 3-0 sul campo del Benfica, ma nella gara di ritorno gli Encarnados vincono a Alvalade (1-0) e operano il sorpasso decisivo. Lo Sporting di Jesus chiude al secondo posto, e nelle due stagioni successive fa anche peggio, intanto che i rapporti col presidente Bruno de Carvalho si deteriorano. La terza e ultima annata si chiude in modo terribile, con la spedizione punitiva presso l'accademia di Alcochete condotto il 15 maggio 2018 da un gruppo di ultras leonini, il giorno dopo che lo Sporting ha visto sfumare il piazzamento Champions perdendo 2-1 (ancora...) sul campo del Maritimo. Proprio Jesus è uno dei bersagli e infatti viene aggredito. Pochi giorni dopo la squadra baincoverde, completamente scarica, perde (il punteggio? 2-1...) la finale di Taça de Portugal contro il Desportivo Aves. L'esperienza di Jesus sulla panchina della sua squadra del cuore si chiude nel modo peggiore.

    L'inattesa ripartenza – A quel punto il tecnico sembra trovarsi nella fase del declino. Anche il suo rapporto con Jorge Mendes si è raffreddato, e ciò gli rende più difficile lo sforzo di ricollocarsi. Gli tocca accettare l'offerta dei sauditi dell'Al Hilal. Rimane lì fino a gennaio 2019, poi si dimette causa disaccordi con la società nonostante un ottimo rendimento della squadra. Quando gli si apre la prospettiva di andare a allenare in Brasile, l'impressione è che si tratti di un altro segno del declino. In genere i migliori seguono la rotta contraria, dal Brasile all'Europa. Ma il Flamengo è una società ambiziosa, ha molto denaro da spendere e mira a lanciare un segnale al calcio internazionale. L'ingaggio di un allenatore europeo che mantiene una buona quotazione internazionale fa parte di una strategia di espansione. Dopo qualche perplessità iniziale, Jesus accetta l'offerta. A intermediare l'accordo non è Jorge Mendes (che del resto non ha pilotato nemmeno il recente accordo fra José Mourinho e il Tottenham, cui ha invece provveduto Pini Zahavi) bensì Giuliano Bertolucci, l'uomo di fiducia di Kia Joorabchian in Brasile. Alla guida del club rossonero Jesus sconta gli ovvi problemi di ambientamento, ma poi la sua squadra decolla e non si ferma più. Stacca le avversarie nel Brasileirão e viaggia verso la finale in Libertadores. Per poi andare a vincerla contro il River Plate a Lima, nel tempo di recupero. E stavolta il 2-1 gli arride. I fantasmi di maggio 2013 sono scacciati. E intanto che la squadra festeggia il titolo continentale, giunge la notizia della sconfitta casalinga rimediata in campionato dal Palmeiras contro il Gremio. Provate a indovinare il punteggio. Il Flamengo è matematicamente irraggiungibile in vetta alla classifica, e può così festeggiare una doppietta (campionato nazionale e Copa Libertadores) che fin qui in Brasile era riuscita soltanto al Santos di Pelé nel 1963.  Per Jesus tutto quanto è molto più che un trionfo sportivo. Si tratta di una rinascita. Se la è meritata.
    @pippoevai

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