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  • Il virus svela il volto buono degli dei del calcio: Dybala, Maldini e Totti, i campioni più vicini alla gente

    Il virus svela il volto buono degli dei del calcio: Dybala, Maldini e Totti, i campioni più vicini alla gente

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Nell’inferno del quale ancora siamo prigionieri si sta aprendo una porta oltre la quale è possibile intravedere una luce. Il conto alla rovescia sembra essere iniziato e, con le dovute cautele, ci possiamo permettere il lusso di immaginare che la ripartenza è dietro l’angolo. La gente comincia a dare segni di inevitabile nervosismo, successivo all’ansia provocata dall’innaturale clausura peraltro rispettata salvo le trasgressioni dei soliti ma pochi sconsiderati. L’economia è in stato di fibrillazione per un impasse che minaccia di causare danni pari a quelli fatti registrare dal virus.
    I governatori delle Regioni lanciano ripetuti e sempre più pressanti messaggi al Governo e ai responsabili della task force in campo per valutare tempi e metodi dell’indispensabile ripresa di tutte quelle attività necessarie affinché il treno Italia torni a viaggiare, seppure a velocità di prudenza. I giorni che ancora ci separano dalla fatale data del 4 maggio sembrano lunghissimi dopo tanta sofferenza patita. Eppure passeranno come il lampo.

    Anche il calcio, inteso come forza produttiva forse non essenziale ma certamente di enorme valore emotivo e finanziario, fa la conta e invoca i suoi diritti di azienda. Sicuramente con un compromesso e con rigide regole comportamentali da osservare anche il meccanismo del pallone tornerà a funzionare. Per il momento è partito l’ordine di radunare le righe e tutti gli addetti ai lavori dovranno tornare dai luoghi delle loro residenze per ricominciare l’attività di riadattamento alla normalità.
    Rileggendo la fase acuta dei giorni della tragedia è possibile notare come si sia evidenziato un aspetto insolitamente positivo rispetto al rapporto che esisteva tra i campioni del calcio e i loro tifosi e che sarà diverso, da oggi in avanti. Non più figurine moderne e virtuali con i piedi buoni però privi di anima o di afflati e quindi scollegati dall’empatia popolare. Tutti uguali, nel bene e nel male, i giocatori e la loro gente. I tempi bui, infatti, hanno provveduto a fare in modo che ciascuno di loro si togliesse la maschera del divismo asettico per lasciarsi vedere, in viva voce, come quei tanti “bravi ragazzi” che di fatto sono. Vulnerabili come ciascuno di noi e sensibili di fronte allo spettacolo del male.

    Ronaldo e la sua famiglia da Madeira: mai visto prima così spesso mentre si allena in casa, gioca con i figli, lancia messaggi in Rete, si adopera per fare del bene. Dybala e la sua compagna nella ”prigione dell’isolamento: le paure, il desiderio di farcela a tutti i costi, il dialogo a distanza con i suoi tifosi. Rugani e Matuidi: ragazzi impauriti e poi finalmente felici. Buffon, Chielllini, Bonucci e Bernardeschi: il loro impegno attivo e dichiarato quasi quotidianamente sui social a favore di chi soffre e di coloro che combattono in prima linea. Paolo Maldini e i suoi figli: i loro racconti di ”contagiati” in guerra identici a quelli di milioni di altre persone. Totti: sempre e vero capitan coraggio. Cesare Prandelli e le storie autentiche di tragiche lontananze: amici e parenti che non ce l’hanno fatta. Quasi tutti i presidenti con il portafoglio in mano: la solidarietà non è fatta di chiacchiere e loro hanno risposto. Esempi di un elenco lunghissimo e bellissimo di personaggi restituiti alla loro gente come persone. Rappresentanti di un calcio più umano.

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