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  • Ci pensa sempre lui: anche in Russia c'è Caicedo, punto d'oro per la Lazio

    Ci pensa sempre lui: anche in Russia c'è Caicedo, punto d'oro per la Lazio

    • Luca Capriotti
    Zenit-Lazio tra ghiaccio e fuoco, giganti russi e Caicedo. Vigilia di fuoco, partita ghiacciata, bloccata, che fa quasi da sottofondo ad una guerra di muscoli, nervi, una guerra spesso aerea, tra giganti. La decide alla fine sempre lui, Caicedo, che regala un punto ad Inzaghi in un momento delicatissimo. Si porta la Lazio emergenziale sulle spalle. La querelle tamponi con la Uefa, due visite non cordiali degli ispettori FIGC, il sospetto e la difesa. Solito oramai antefatto turbolento, soliti assenti forzati, non sono partiti per la Russia Strakosha, Lazzari, Leiva, Immobile e Luis Alberto. Solita, pressante emergenza per Inzaghi. Il Girone F ha quasi un mezzo verdetto: lo Zenit ha perso tutte e due le prime partite, un misero punto a cosa serve? La Lazio torna in Russia dopo più di 21 anni,  riparte dal gol di Caicedo nell'extra extra time contro il Torino, riparte dai fischi del pubblico della Gazprom Arena, una sensazione nuova dopo i lunghi silenzi della pandemia. Riparte da Caicedo, ritorna ancora a lui: è l'uomo del momento, sempre decisivo.

    LE SCELTE - Oramai è una conta tra i disponibili per la Lazio. Inzaghi riparte dal suo blocco d'emergenza, che ha pareggiato in Belgio e ha regalato crepacuore ed estasi a Torino. Il ritorno di Marusic regala almeno un esterno destro di ruolo (quasi un rarità a Formello di questi tempi, e una sorta quadratura almeno negli 11, con Parolo nel cuore della mediana e il moto perpetuo Akpa Apro al posto di Luis Alberto. Muriqi parte titolare davanti, col peso di 20 milioni e dei gol di Caicedo sulle spalle.

    DZYUBA APRE LA SFIDA DEI GIGANTI - Manovre poco fluide, con la Lazio bassa e in controllo del match, sorniona. Una veste cauta, per poi ripartire in maniera letale, pronti a servire Correa e Muriqi (che sembra più lucido e man mano più in forma). Zenit e Lazio (più i russi, a dire il vero) sembrano alle prese con una specie lungo inverno: da una parte una squadra quasi fuori dalla Champions, che non riesce o non vuole ad alzare i ritmi, dall'altra una squadra attenta, chiusa, che non vuole forzare. Dall'altra la Lazio frenata, come se aspettasse qualcosa, ferma nella neve (che in Russia non c'è, ed è solo metafora). Al contrario c'è, eccome, il calore del pubblico. Un immobilismo attento, quello della Lazio, e di sottofondo i cori dei tifosi, unico toccasana in una notte gelida di temperatura e di gioco congelato, senza spettacolo, azioni di sorta, tutto intrappolato nella prima frazione, fino a che non si sveglia il gigante Dzyuba, che rimarrà per tutta la partita una specie di totem difficile da spostare, da trattare, da addomesticare. Pallone alto, una serie di rimpalli aerei in cui il centravanti della nazionale è maestro. Finisce per far nevicare dall'alto un assist per Erokhin, a segno da pochi passi. Un tiro, un gol: monumento al cinismo. Un grande tema: qualche sbavatura di troppo dietro negli ultimi tempi, forse per la prima volta anche a causa di un Acerbi in forma non del tutto smagliante. La partita si sveglia: Muriqi risponde di testa (alto), è il più vivo, ma a parte prendere campo, la reazione della Lazio è tutta qui. 

    CAICEDO CHIUDE COME AL SOLITO NEL FINALE - L'altro gigante, Milinkovic Savic, ci prova nella ripresa: impatta il pallone ad alta quota, ma la risposta di Kerzhakov ferma tutto. Milinkovic, centimetri e le uniche buone idee, che cresce di tono con la Lazio. Nella ripresa Inzaghi le prova tutte: dentro Cataldi, Caicedo, Pereira. Trazione anteriore, cambia il volto della Lazio per scongelarla (anche se a San Pietroburgo alla fine fanno 7 gradi), salgono i ritmi, i rischi. Dall'altra parte entra il furetto Mostovoy (sottobosco di fianco a Dzyuba) e quasi trafigge Reina. Sale il ritmo - finalmente - Caicedo di nuovo di testa (partita tra le nuvole praticamente) sfiora il palo. Un preludio: ancora lui, sempre Caicedo, sempre più decisivo. Pareggia, stavolta niente aria, l'elemento è la terra, il tiro di prima intenzione la lambisce. Fa strano: non è il 98', siamo "solo" all'82' ma Caicedo fa 1-1. Di nuovo lui, come a Torino. Pronti via, Pereira per poco non provoca il secondo rigore in due partite, stavolta viene graziato. Risponde Milinkovic - sempre loro, i più alti - prima al volo sfiora il palo da fuori area, poi prova quasi il pallonetto da fuori area. Il finale regala le vibrazioni che il resto del match ha quasi preservato: sempre Mostovoy segna al 93', brivido profondo ma è fuorigioco di Dzyuba. Ultimo sussulto, il triplice fischio è un inno a Caicedo, che consegna alla Lazio in emergenza un altro punto, e getta lo Zenit sempre più all'ultimo posto del gruppo F.



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    IL TABELLINO

    Zenit-Lazio 1-1 (1-0 primo tempo)


    Marcatori: 32' Erokhin (Z), 81' Caicedo (L)

    Assist: 32’ Dzyuba (Z), 81’ Acerbi (L)

    Zenit (5-4-1): Kerzhakov; Karavev, Lovren, Rakits'kyy, Douglas Santos, Zhirkov (78' Krugovoi); Erokhin (61' Mostovoy), Barrios, Ozdoev (90' Sutormin), Kuzyaev (90' Wendel); Dzyuba. All.: Semak.

    Lazio (3-5-2): Reina; Patric, Hoedt, Acerbi; Marusic, Akpa Akpro, Parolo (53' Cataldi), Milinkovic-Savic, Fares (60' Pereira); Correa (85' Luiz Felipe), Muriqi (60' Caicedo). All.: Inzaghi.

    Arbitro: Artur Dias (POR).

    Ammoniti: 5' Akpa Akpro (L), 7' Kuzyaev (Z), 55' S. Inzaghi (L), 59' Milinkovic (L), 78' Caicedo (L), 78' Barrios (Z), 85' Reina (L), 86' Krugovoi (Z).

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