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  • Inchiesta calcioscommesse Cremona: Conte esce di scena, il suo pc è vuoto. Hanno smarrito i dati dell'hard disk

    Inchiesta calcioscommesse Cremona: Conte esce di scena, il suo pc è vuoto. Hanno smarrito i dati dell'hard disk

    Riprendiamo e pubblichiamo un articolo di Giuliano Foschini e Marco Mensurati per “la Repubblica”: 

    Per un ct che esce di scena, un ct finisce al centro della bufera. Quello che esce di scena è il commissario tecnico della Nazionale Antonio Conte, nel cui computer gli investigatori dell’inchiesta sul calcioscommesse non hanno trovato nulla di compromettente, anzi proprio nulla visto che il suo è stato l’unico dei sessanta analizzati nel corso delle indagini a risultare “smagnetizzato” e dunque illeggibile. Donde, i guai per l’altro ct, il Consulente Tecnico del tribunale di Cremona, quello che, ricevuto in custodia il pc subito dopo le perquisizioni, ne ha trascritto male e smarrito i dati dell’hard disk.

    La circostanza ha sorpreso molti degli avvocati presenti ieri all’incidente probatorio che si è tenuto davanti al giudice Guido Salvini, i quali hanno parlato di un fatto «oggettivamente misterioso, quanto meno dal punto di vista statistico». C’era molta attesa per l’appuntamento di ieri, si trattava infatti di leggere il resoconto dei periti sugli smartphone e i computer dei 56 indagati della prima tranche dell’inchiesta sul calcioscommesse. Gli avvocati si sono trovati così davanti una lista di 56 nomi con, a fianco, il responso: “positivo” o “negativo” a seconda che sia stato trovato negli apparecchi qualcosa di penalmente rilevante.
     
    Tale responso c’era per tutti gli indagati, tranne che per uno: Antonio Conte. Il giudice Salvini, evidentemente contrariato, ha chiesto conto della mancanza al consulente, dalle successive spiegazioni del quale sono emerse altre due anomalie. Del hard disk del pc di Conte è stata fatta una sola copia forense (e non due come da prassi) e nel verbale della polizia postale non c’è alcun riferimento alle operazioni di “controllo copia” che andrebbe eseguito, per sicurezza, ogni volta.

    «Non c’è nessun romanzo da costruire intorno a questa storia - spiega l’avvocato di Conte, Antonio De Rensis - per due motivi. Uno: è semplicemente successo che i periti hanno trascritto male i dati di un hard disk, capita. Due: quello non era il computer di Conte ma di un’altra persona». E cioè la moglie, il pc prelevato quel giorno era in uso a lei.
     
    «Invece di inseguire Conte - continua De Rensis - l’opinione pubblica farebbe bene a concentrarsi sui furbetti veri». Che, a quanto pare, in questa storia, sono parecchi. Sui dispositivi dei 56 indagati ci sono 28 casi di positività (ma altri parecchi non sono stati aperti: per esempio su un cellulare di Mauri, manca il pin).

    Dall’analisi del traffico dati di pc e smartphone si scopre che, oltre ad altre partite combinate finora sconosciute (alcune sono del Sassuolo), il marcio aveva esondato anche in altri sport. Come il tennis. Ci sarebbero prove che “i bolognesi” (il gruppo criminale al centro dell’inchiesta, quello di Signori, per capirsi) e i loro affiliati avevano dritte sicure, e illegali, sulle partite di tennis. Dritte che arrivavano direttamente dai tennisti (sono coinvolti nomi di giocatori di primo piano, dal profilo internazionale) i quali sistemavano prima e vendevano agli allibratori clandestini poi le proprie partite. Gli uomini del Servizio centrale operativo della polizia e della squadra mobile di Cremona sono già da tempo sulle loro tracce.

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