Inchiesta sul Real Madrid: 122 milioni di spese non giustificate, cosa succede col Fair Play Finanziario

Dopo aver colpito il Barcellona che per ufficializzare un nuovo acquisto ora deve far quadrare ogni centesimo per stare dentro i paletti del Fair Play Finanziario, ora i riflettori sono accesi sulle manovre del Real Madrid. Ad accendere l'allarme è stata un'indagine del Telegraph, secondo il quale i Blancos non hanno spiegato perché nell'ultimo esercizio finanziario pubblicato a ottobre scorso non sono stati contabilizzati 122 milioni di euro (corrispondendi al 20% dei costi totali). E questo, secondo la stampa inglese, "solleva dubbi sul rispetto delle regole del fair play finanziario".
IL MECCANISMO - Nel comunicato ci sono 135 milioni inseriti nella categoria 'altre spese di gestione': 13,6 milioni sono stati destinati a La Liga e corrisponde a una quota obbligatoria che deve pagare ogni club, ma gli altri 122 milioni non sono stati giustificati; e sempre secondo il Telegraph il Real si è rifiutato di rispondere a domande specifiche sulla natura di quelle spese. Secondo alcune indiscrezioni, potrebbero essere legate future entrate nel settore marketing in arrivo dal gruppo di capitali privati Providence. Un accordo che risale al 2017/18 secondo il quale il club ha incassato liquidità in cambio della vendita di futuri flussi di reddito. Da quell'anno, il rapporto si è esteso sia dal punto di vista della durata che dei compensi.
LIVELLO FISCALE - L'accordo non è illegale, specifica la stampa inglese, ma nasce qualche dubbio sulle regole stabilite dalla Uefa per il Fair Play Finanziario: questo meccanismo messo in moto dal Real Madrid, che di fatto si tratta di una vendita di future entrate registrate sotto la voce marketing, a livello fiscale equivale a un debito. Prima dell'accordo con Providence il club spagnolo era stato costretto a indebitarsi per far fronte alle spese salariali, dopo la sorta di partnership col gruppo di capitali quelle spese non sono state più necessarie.