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  • L'indice di liquidità preoccupa la Serie A, squadre a rischio ammissione: 'Alcune situazioni deficitarie'

    L'indice di liquidità preoccupa la Serie A, squadre a rischio ammissione: 'Alcune situazioni deficitarie'

    • Redazione CM
    L'indice di liquidità torna a far discutere. Per ultimo, è intervenuto sul tema Maurizio Dallocchio, presidente del collegio revisori della Serie A, come riportato da Milano e Finanza: "Non è l’indice di liquidità il vero tema che la Figc voleva portare all’attenzione, ma una sorta di moralizzazione dei numeri del calcio: una visione importante e nobile che io per altro condivido". Il motivo? "Si vuole evitare che squadre che non hanno la forza economica e patrimoniale di guardare a tutto il campionato, o come si spera a più campionati, possano prenderne parte". 

    L'INDICATORE DI LIQUIDITÀ - Sul tema, nel corso degli ultimi mesi, sono arrivate diverse riflessioni. Tra i tanti, a gennaio, era stato il tecnico della Lazio Maurizio Sarri a prendere posizione, spiegando in tv di non sapere nemmeno cosa fosse questo parametro che ha bloccato l'ultima sessione di mercato della Lazio. Nei fatti, è stato introdotto nel 2015 e serve a monitorare la liquidità delle società calcistiche a breve termine. Il loro stato di equilibrio. Cosa vuol dire? Che i club, in questo caso, possono assumere nuovi impegni finanziari (comprare per esempio nuovi giocatori) solo se il rapporto tra attività correnti e passività non supera lo 0,5. Semplificando, i club che non lo rispettano devono ripianare la situazione con aumenti di capitale o cedere giocatori.

    FATTORE COVID - "Il buon senso - ha spiegato Dallocchio - dice che questo rapporto sia superiore a 1 per avere un attivo superiore ai debiti. La Figc ha scelto questo parametro con un numero più basso che è 0,5 con una tendenziale convergenza, a mio modo di vedere, verso l’1. Poi però c’è stato il Covid". E l'ultimo biennio, causa pandemia, è costato ai club di Serie A tra il 30 e il 40% dei ricavi totali. "Se il parametro pre Covid era 0,6 non può esserlo anche adesso".

    NEGOZIAZIONE E RISCHI - "Se si guarda l’Ebitda (tradotto, Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization, cioè utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) delle squadre italiane, dal 2019 al 2020 il flusso di cassa è diminuito del 31%. Rispetto al 2018 è sceso quasi del 40%. Il parametro, a mio parere, va portato a 0,4. Penso che Figc alla fine accetterà. C’è un margine di negoziazione perché la federazione non ha interesse a bloccare l’iscrizione delle squadre al campionato: cerca semplicemente un modello piú sostenibile per il calcio. Questi parametri devono entrare in vigore prima dell’iscrizione al prossimo campionato. La trattativa va perfezionata entro i prossimi 10 giorni, non oltre". Dallocchio accenna anche al rischio di squadre non ammesse al campionato: "Non so dire il numero preciso perché non conosco i loro conti, ma qualcuna è deficitaria per certo. Anche perché questo settore, che muove un giro d’affari considerevole, non ha ricevuto un euro di sostegno pubblico da post-Covid". 

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