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Inizia il Mondiale dell''altra Italia': ecco perché partecipare non basterà

Inizia il Mondiale dell''altra Italia': ecco perché partecipare non basterà

  • Giancarlo Padovan
Il calcio femminile italiano e mondiale è tutto in un verbo: crescere. Ma che cosa significa crescere? Significa prima di tutto avere più chilogrammi (di muscoli) e più centimetri.  Significa - come dice Carolina Morace, la donna più importante del nostro movimento sia da calciatrice che da allenatrice - svolgere allenamenti ogni giorno, come le squadre professionistiche maschili. Significa uscire dalla clandestinità ed essere finalmente viste (parlo delle ragazze) e raccontate. Significare essere identificate con lo spirito nazionale, la bandiera, la storia del gioco. Significa anche responsabilità perché, se riempi le prime pagine dei giornali sportivi italiani, così riottosi e scettici, è chiaro che tutti si aspettano un risultato che non sia la pura partecipazione.

L’Italia comincia domenica alle 13 il suo Mondiale francese, il primo dopo vent’anni da quello americano, l’unico in grado di far scoprire ad una nazione pigra e sonnolenta (diritti, parità sociale, dignità dei ruoli) che anche nel calcio esiste l’altra metà del cielo. Il merito è della televisione (Sky soprattutto, Rai in secondo piano) che sta trattando l’evento come merita, ovvero come se fosse un mondiale maschile, cioé uno dei più trasmessi e seguiti nell’orbe terraqueo. Primo scoglio per l’Italia è l’Australia, sesta nel ranking mondiale, favorita di un gruppo che comprende l’esordiente Giamaica e il Brasile di vecchi fenomeni (Marta, Formiga), tanto bello quanto sciupone se è vero come è vero se su sette Mondiali (questo è l’ottavo, l’ultimo in Canada vinto dagli Usa) non è mai finito primo.

Barbara Bonansea, 27 anni, esterno della Juventus bi-campione d’Italia, è la stella della nostra Nazionale e a scrivere queste cose non posso non emozionarmi. Fui io, nel 2005-2006, a farla debuttare in Serie A quando allenavo il Torino. Di recente l’ho incontrata e non ho certo avuto bisogno di ricordarglielo. Piuttosto mi sono permesso di dirle: “Resta sempre te stessa e non montarti la testa, anche se sei diventata bravissima”. Due anni fa la voleva il Lione, la squadra più forte del mondo con le sue sei Champions League conquistate consecutivamente, ma Barbara sapeva due cose. La prima: avrebbe avuto più possibilità di crescita nella Juventus di Rita Guarino, il coach che l’ha consacrata. La seconda: pur non essendo una primadonna, in Francia sarebbe stata l’alternativa di una delle fortissime calciatrici di quel club. Oggettivamente non so se Barbara sia la più brava delle italiane, so che è quella che crede di più di stupire in un grande torneo: “Non sta scritto da nessuna parte - ha detto serena - che il Mondiale lo debba vincere la Francia”.

Eppure le differenze ci sono e mi fanno dire che l’Italia delle donne avrà fatto il proprio dovere se riuscirà a passare il primo turno (si qualificano le prime due di ogni girone più le quattro migliori terze), sarà grande nel caso in cui arrivi ai quarti, sarebbe eccezionale se si piazzasse nelle prime quattro. Milena Bertolini, la c.t. subentrata ad Antonio Cabrini il 4 agosto del 2017, ha coniato uno slogan che condivido: “Vogliamo sorprendervi”. Nel 2019 la sua Nazionale è ancora imbattuta (ha perso la Cyprus Cup ai rigori) e potrebbe far male non tanto all’Australia, squadra fisicamente superiore, quanto alla Giamaica (dalla quale, comunque, conviene guardarsi) e al Brasile. Vent’anni fa, con Brenzan, Panico, D’Astolfo, Carta e Guarino avevamo giocatrici più forti. Oggi abbiamo una squadra più competitiva perché il c.t. ha saputo investirci in lavoro e idee. Milena non è sola. La affianca uno staff di professionisti di prim’ordine tra i quali spicca Attilio Sorbi destinato, dopo quest’avventura iridata, a sedere sulla panchina dell’Inter neo-promossa in A.

Proprio la compattezza del gruppo (squadra, staff, dirigenza), l’assenza di conflittualità interne, la leggerezza di vivere l’appuntamento senza obblighi che non siano il gioco e la capacità di fare una bella figura, spingono l’Italia verso un territorio inesplorato. Nessuno sa bene dove possa arrivare, ma tutti sono certi che quello che verrà raggiunto sarà il massimo.  Certo, l’infortunio di Cecilia Salvai, peserà. La centrale difensiva bianconera si è rotta il crociato sinistro nella gara decisiva per il titolo contro la Fiorentina. Lei con il capitano Gama formava una coppia centrale insuperabile e chiedere al sostituto (Linari o Fusetti) di essere alla sua altezza non è scontato. Anche se a volte il calcio regala piacevoli sorprese. E anche chi sta fuori misteriosamente ci spinge con la sua forza inesauribile.