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  • Insulti sessisti all'arbitra, il giudice: 'Niente botte, doveva andare avanti'

    Insulti sessisti all'arbitra, il giudice: 'Niente botte, doveva andare avanti'

    Non l'hanno picchiata, ma solo minacciata e insultata. Insulti pesanti, anche a sfondo sessista, che però una ragazza deve accettare e magari comprendere se intende far parte del mondo del calcio, tanto più se decide di fare l'arbitro, o arbitra che dir si voglia. E' per questo, evidentemente, che il giudice sportivo ha deciso di accogliere il reclamo di una società dilettantistica del Lazio, l'Itri, che ha chiesto (e ottenuto) di rigiocare una partita del campionato di Promozione sospesa da Sara Mainella, 23 anni, innamorata del pallone al punto che da quando ne aveva diciassette gira stadioli e campetti della regione con il fischietto in bocca. Una sentenza che lascia stupefatti.

    Sara Mainella il 15 ottobre ha diretto una partita ad Arpino, paese del frusinate di settemila anime. A due minuti dalla fine della gara la ragazza – che chi ha visto in azione definisce come un arbitro estremamente preparato e sicuro, non facile a intimorirsi – ha espulso un difensore dell'Itri, squadra ospite. Un compagno di squadra di quest'ultimo con un cognome da campione, Gregorio Altobelli, l'ha aggredita verbalmente, l'ha minacciata, l'ha costretta ad allontanarsi, infine a fuggire. Lo hanno fermato a fatica e sono arrivati, tristemente puntuali, gli insulti sessisti. E' stato a quel punto che Sara ha deciso di sospendere la partita, temendo per la propria incolumità. Sono dovuti intervenire i carabinieri, che l'hanno assistita anche negli spogliatoi. E, qualche giorno più tardi, è arrivata una prima decisione del giudice sportivo della Lega dilettanti, comitato regionale del Lazio: Altobelli è stato squalificato per sei giornate.

    Finita così, magari con le scuse e un mazzo di fiori? Nient'affatto. L'Itri ha inoltrato «ricorso immediato», contestando la decisione dell'arbitro di sospendere la partita: vuoi mica lasciare sul campo tre punti per un po' di insulti a una ragazza di 23 anni. E, adesso, ecco il nuovo provvedimento dello stesso giudice sportivo: «Questo organo giudicante ritiene che l'arbitro non ha subito violenza fisica, bensì proteste verbali con atteggiamento minaccioso. Pertanto delibera di accogliere il reclamo e di ordinare a ripetizione della gara». Non importa, insomma, se Sara era rimasta «turbata e traumatizzata» e si trovava «in uno stato di shock», come ha scritto nel referto arbitrale. Nessuno le ha messo le mani addosso, nessuno l'ha picchiata: la partita si doveva giocare.

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