Redazione Calciomercato

Inter e Juventus, il fascino e le incognite del nuovo Mondiale per Club
- 47
L’appuntamento mondiale coincide con l’inizio di una nuova era all’Inter. L’arrivo di Cristian Chivu porterà inevitabilmente a scelte diverse, a un’altra identità tattica e a nuovi equilibri interni. In questo senso la presenza di volti nuovi come Sucic e Luis Henrique aggiunge curiosità e una dose notevole di incognite. Non è detto che basti la continuità societaria o la base tecnica consolidata per rendere competitivo un gruppo che dovrà assorbire la rumba epocale di Monaco di Baviera e metabolizzare cambiamenti profondi in pochissimo tempo. Chivu dovrà conquistare credibilità di fronte a uno spogliatoio che, al di là delle turbolenze per l’addio preannunciato di Simone Inzaghi, è stato solido e compatto nei quattro anni con l’ex tecnico. Per farlo dovrà mostrare coerenza, autorevolezza di fronte alle scelte di mercato della società e risultati, per cementare le sue idee col supporto del campo.
Per la Juventus il discorso è altrettanto delicato. Igor Tudor resta a metà del guado: più di un traghettatore, meno di una prima scelta. Anche per lui torna il tema della credibilità al cospetto di un gruppo che lo ha visto sbattere i pugni sul tavolo nel postpartita di Venezia e poi ammorbidirsi poche ore dopo per voce del suo agente. Il ritorno di Kostic e Rugani più che risolvere dubbi, ne alimenta. A chi verrà affidato il peso specifico di rappresentare il “nuovo” corso? Quali saranno le priorità sul mercato? Conceiçao e Kolo Mouani, se confermato in prestito, avranno assorbito quel senso di appartenenza, quella juventinità tanto ricercata negli ultimi mesi dopo la rivoluzione mancata da Giuntoli e Thiago Motta? Basterà la nuova centralità dirigenziale di Giorgio Chiellini a trasmettere questi valori?
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando sottoscrivi un abbonamento attraverso questi link, noi riceveremo una commissione
In entrambi i casi, dunque, la sfida va ben oltre il campo. Perché una brutta figura, in una competizione che mette in vetrina il calcio europeo davanti al resto del mondo, avrebbe un doppio effetto negativo: minare la solidità del progetto appena avviato e avvelenare l’ambiente ancor prima che il campionato riparta. È una variabile psicologica spesso sottovalutata: partire male, anche se in un torneo collaterale, rischia di trasmettere insicurezza a tutti: tifosi, media, la stessa dirigenza.
Al contrario, un buon Mondiale – senza pensare per forza alla vittoria ma garantendo prestazioni solide, organizzazione, segnali di crescita – può diventare una leva psicologica importante. Un punto d’appoggio per costruire, uno stimolo per integrare i nuovi, una conferma per chi resta. In questo senso il sorteggio garantisce qualche possibilità in più all’Inter, che affronterà un girone apparentemente senza squadre super soft (Monterrey, Urawa Red Diamonds e River Plate) ma nemmeno super top, per prepararsi il terreno verso gli ottavi: il primo posto proporrebbe verosimilmente il più accessibile Fluminense di Renato Gaucho (ex meteora della Roma) rispetto al temibile Borussia Dortmund, in crescita nella parte finale della stagione sotto la gestione Kovac. Tutto il contrario della Juve, attesa da un inizio morbido contro Al Ain (Emirati Arabi) e Wydad Casablanca (Marocco) prima della sfida sulla carta improba al Manchester City, completamente diversa rispetto a quella (illusoria) di Champions allo Stadium. Lì si potrebbe/dovrebbe decidere il destino del girone e agli ottavi, in cui molto probabilmente la seconda del gruppo G (Juve o City) troverà il Real Madrid.
Ad Appiano e alla Continassa, insomma, sanno bene che luglio non sarà un prolungamento dell’estate ma l’inizio del nuovo orizzonte. Tutto da scrutare, nella calura poco accogliente ma tanto affascinante degli Stati Uniti d’America.
Commenti
(47)Scrivi il tuo commento
I milanisti tiferanno per la loro juventus