Calciomercato.com

  • Inter favorita per lo scudetto, ma Spalletti è confuso: faccia mea culpa!

    Inter favorita per lo scudetto, ma Spalletti è confuso: faccia mea culpa!

    • Giancarlo Padovan
    Non ho fatto nessuna griglia di partenza, ma considero l’Inter la favorita per lo scudetto. Più attrezzata – non dico più forte – della Juve, del Napoli, della Roma e del Milan. Non penso di avere sbagliato pronostico, ma credo che l’Inter sia ancora priva di un allenatore con le idee chiare tanto sul sistema di gioco quanto sulla qualità degli interpreti.

    Perdere la prima, per di più in casa di un Sassuolo già tonico e organizzato (guardare le linee ravvicinate quando difende) non è un peccato mortale, ma non contribuisce né alla tranquillità, né alle ambizioni. Luciano Spalletti, che tanto ha preteso (e ottenuto) sul mercato, deve fare professione di umiltà, ributtarsi sul lavoro, cianciare meno, allenare meglio. Nulla è compromesso, se non un po’ di fiducia. Il tempo per rimediare non manca. E io credo che l’Inter, alla fine sarà lassù, con le altre, sopra le altre.   

    ​Asamoah alto a sinistra, dietro Icardi e al posto di Perisic, è la novità di Spalletti. Ora il ghanese è un eclettico (prima mezzala, poi esterno basso a 5, quindi a 4), però, ad essere del tutto sincero, mi sembrava un po’ un azzardo nella posizione che, alla Juve, più di qualche volta, aveva ricoperto Alex Sandro.

    Questione di tempi di gioco, più che di gamba. Quella è salda e fluida e non patisce lo spostamento in avanti. L’Inter parte male. O, se lo vogliamo dire altrimenti, è il Sassuolo che comincia bene (salvataggio di Handanovic, di piede, dopo tre minuti). La squadra di Spalletti, al contrario di quella di De Zerbi, palleggia in maniera stentata (nel senso che gioca pochi palloni e per la maggioranza li perde) e quasi mai arriva ad insidiare la porta di Consigli. Lautaro si abbassa e svaria, ma su di lui agisce quasi ad uomo Magnanelli.
    L’Inter poi, poco coordinata nel pressing, è costretta a correre all’indietro sulle ben articolate ripartenze del Sassuolo. Nello schieramento di De Zerbi, Kevin Prince Boateng non è propriamente un falso nove (una definizione giornalistica, non tecnico-tattica), ma una punta che viene incontro e libera spazio per i due teorici esterni, ovvero Berardi e Di Francesco.

    Il Sassuolo è passato in vantaggio al 26’ su calcio di rigore, procurato – due minuti prima- da Berardi che lo ha anche trasformato, nonostante la smanacciata in caduta di Handanovic. Il fallo di Miranda è stato netto, così come la decisione, ineccepibile, di Mariani che ha anche ammonito il brasiliano.
    L’arbitro, invece, ha sbagliato (e per me in maniera clamorosa) su un atterramento nell’area opposta di Magnanelli ai danni di Asamoah. Anche in questo caso il fallo era palese, ma Mariani ha fatto riprendere con un rinvio dal fondo.

    Detto che la recriminazione è legittima (perché il Var ha taciuto?), due tiri in porta, entrambi di Icardi, e per nulla pericolosi, indicano un’attività offensiva troppo ridotta per sostenere che all’intervallo l’Inter avrebbe meritato il pareggio. Così, all’inizio della ripresa, Spalletti ha tolto Dalbert e inserito Perisic riportando Asamoah a fare il difensore a sinistra. La situazione è subito migliorata non solo in fase conclusiva (tiro al volo alto proprio di Perisic), ma anche nel controllo del gioco.

    A sbagliare di più è stato il Sassuolo, mentre l’Inter ha palleggiato con maggiore proprietà. Tuttavia la squadra ha perso compattezza e ha subito  un paio di contropiede, innescati da Berardi, che sarebbero potuti costare cari.  Il problema è anche che nessuno tira e chi lo fa (Brozovic) sbaglia proprio mira e chi s’inventa un tiro a rientrare (Politano) non è troppo fortunato. All’Inter servirebbero un altro ritmo e anche una maggiore determinazione sui palloni contesi. A metà ripresa qualcosa riluce. Da destra, Lirola mette al centro basso per Boateng (mezza prodezza, fuori),  mentre , dall’altra parte, a sinistra, Asamoah trova Icardi solo in area (mezza nequizia, alta).

    ​Spalletti prova allora con Keita al posto di uno spento Lautaro, ma i giocatori dell’Inter, anziché giocare di squadra, provano una sequela di soluzioni personali che dimostrano approssimazione e scarsa lucidità. Il resto sono cross lenti e prevedibili per i pochissimi (non più di due) che occupano l’area. L’ultimo, da una punizione di Politano, è per la testa di De Vrij, ma Consigli si oppone. 

    Per l’Inter pessima la prima, per fortuna che ne restano altre trentasette.

    Altre Notizie