Pedina di scambio. Così i giornali stanno parlando di Joel Obi in questi giorni. Obi come giovane usato dall'Inter per convincere il Napoli ad abbassare le pretese per Lavezzi, Obi di qua, Obi di là. In pochi lo considerano un pezzo importante dell'Inter del futuro.

 

Eppure il nigeriano ha carte importanti dalla sua. La prima: è un prodotto del vivaio, risorsa indispensabile per completare le liste Champions del futuro. Perderlo significherebbe dover rimpinguare con altri giocatori meno rodati la rosa per l'Europa. Obi non sarà Gerrard, ma ha solo 20 anni e già da un anno e mezzo è parte stabile della prima squadra. Qualche qualità l'ha mostrata sul campo, anche più di altri e più reclamizzati talenti. Ha corsa, potenza, piedi rispettabili, tiro dalla distanza e duttilità tattica. Con Benitez è partito in mezzo al campo, con Gasperini e Ranieri si è adattato in fascia. A volte è stato schierato più avanti, altre più indietro. alcuni in questo suo continuo girovagare per il campo ha intravisto il suo limite: non ha un ruolo predefinito, si dice.

 

Forse basterebbe darglielo con continuità. Con Stramaccioni gioca a spizziche e mozzichi, come si dice a Roma. Eppure Obi è già un nazionale. E le sue prestazioni non sono mai state deludenti in toto. Anzi, in alcuni momenti è sembrato uno dei pochi ad aver birra in corpo, sebbene non per tutti i 90 minuti. Prima di disfarsi di lui l'Inter dovrebbe pensarci su e non poco. Forse ci sono altri da sacrificare al suo posto.