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  • Inter, Ranocchia è l'emblema del capolavoro di Conte

    Inter, Ranocchia è l'emblema del capolavoro di Conte

    • Filippo Tramontana
      Filippo Tramontana
    Un altro passo è stato fatto, un altro mattoncino aggiunto. Si può riassumere così la situazione attuale dell’Inter in campionato. Si perché a sentire le voci che circolano la realtà sembra ben diversa. Che l’Inter sia, ad oggi, indiscutibilmente in una posizione privilegiata in vista traguardo finale è fuori di dubbio ma la cosa da non fare è dare retta a quello che si dice in giro.

    Conte continua a ripeterlo ai suoi, l’allenatore nerazzurro non perde occasione per far capire che la spina deve rimanere collegata, troppo lungo il cammino ancora da fare per buttare i remi e lasciar navigare la barca in mezzo alle onde. L’Inter deve giocare ancora dieci partite, non importa cosa faranno le rivali, non si dovrà dare peso ai loro risultati ma la testa dovrà essere solo concentrata sul campo. Conte è abituato alla vetta ma sa anche che perdere il controllo è facile, che adagiarsi sugli allori non è mai cosa buona.

    La partita contro il Bologna, così come sono stati i match contro Atalanta e Torino è stata una prova di forza dei nerazzurri. L’obiettivo è chiaro nella testa dei giocatori e in questi ultime 3 sfide lo si è visto chiaramente. I ragazzi non si sono concessi un minimo di rilassatezza, la dedizione e la determinazione di chi è sceso in campo è stata l’esempio del lavoro certosino e maniacale di Conte in questi due anni.

    Non è un’Inter fluida e “leggera” quella delle ultime partite ma è una squadra solida che bada al sodo, che deve cercare di raggiungere l’obiettivo il prima possibile. A Bologna l’Inter non ci è arrivata nelle migliori condizioni. La pausa delle nazionali ha portato via tante energie ai giocatori di Conte (anche il Bologna per onestà intellettuale ha avuto i suoi problemi) e l’assenza da partite giocate dalla squadra di 3 settimane (l’ultima contro il Torino il 14 marzo) causa il rinvio di Inter-Sassuolo poteva aver tolto il ritmo alla squadra dopo 8 vittorie di fila.

    La cosa che mi ha impressionato al di là del risultato finale è stata la capacità della squadra di sopperire alla ruggine della sosta e alle fatiche accumulate sulle gambe. Mi ha colpito il fatto che tutti sapessero cosa fare senza sbavature. Negli ultimi anni spesso mi è capitato di avere la sensazione, in alcuni frangenti, che la squadra andasse nel panico nei momenti di maggior pressione, in quegli attimi in cui si doveva fare la differenza e compiere uno step in più.

    Conte ha lavorato molto su questo, certo alle volte la squadra è caduta ma si è rialzata immediatamente consapevole dei propri sbagli e lucida su dove si doveva intervenire per migliorare. Il risultato è che l’Inter l’anno scorso è arrivata seconda (risultato che mancava ad Appiano dal 2011) con la miglior difesa, quest’anno ha la seconda miglior difesa (un gol dietro la Juve) e il secondo miglior attacco (2 gol dietro all’Atalanta). Una continuità a noi fino a 3 anni fa sconosciuta.

    L’emblema del lavoro di Conte si è visto nella prestazione “monstre” di Ranocchia. Il difensore nerazzurro in questi 10 anni non è mai riuscito a dare il contributo che tutti si sarebbero aspettati da lui nel momento in cui arrivò a Milano. Tante volte insicuro, troppe volte fuori contesto. In questi 2 anni invece ha risposto presente ogni volta in cui è stato chiamato in causa! Non era facile perché giocare così poco quando la posta in palio è così alta potrebbe piegare le gambe a chiunque. Contro il Bologna Ranocchia, secondo me, è stato il migliore in campo. Preciso, pulito, sempre in anticipo, il linguaggio del corpo suggeriva che Andrea era sicuro, tranquillo e “self confident”. Conte lo ha detto, lui lavora con tutti i suoi uomini come se dovessero giocare tutti titolari, così in campo ognuno sa cosa deve fare nel momento in cui è chiamato a dare una mano.

    Perché forse è proprio questa la forza di Conte, la forza del gruppo che si riflette nelle parole del suo bomber numero uno Lukaku: “Senza squadra io non sono nessuno”. Parole forti quelle del belga perché ovvio che la realtà è un po’ diversa, ma questa frase ci fa capire una cosa: lo spogliatoio è unito e concentrato. Testa a ciò che conta davvero, alla prossima, al Sassuolo!

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