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  • Intermania: Conte, non sei Mourinho

    Intermania: Conte, non sei Mourinho

    Calciopoli non conosce la crisi del settimo anno. Lo scandalo scoppiato nel 2006 rappresenta ancora un tasto dolente soprattutto per l'attrice protagonista di quella brutta pagina nella storia del calcio italiano, la Juventus, che dimostra di avere i nervi a fiori di pelle ogni volta che viene toccato l'argomento. La novità è che, per la prima volta, è stato un bianconero purosangue come Antonio Conte a rievocare la polemica sui due scudetti revocati, rinfacciandolo all'allenatore dell'epoca, Fabio Capello e irritando comprensibilmente il presidente Andrea Agnelli

    MOURINHO ITALIANO - Conte è stato già paragonato a Mourinho per diversi motivi: innanzitutto è un vincente, poi prepara le partite in modo maniacale curando ogni minimo dettaglio ed è sempre pronto a tutto pur di proteggere i propri giocatori, ma anche di attaccarli quando deludono la sua fiducia. Basti pensare alle ultime due partite di campionato: dopo il pareggio di Verona ha usato il bastone strigliando la squadra a cui ha tolto il lunedì di riposo, mentre in casa col Chievo ha fatto da scudo umano zittendo i fischi contro Giovinco: "Giù le mani dai miei ragazzi". Sullo sfondo resta il rapporto particolare con la stampa, accusata di strumentalizzare le sue dichiarazioni, che ha convinto la Juventus ad annullare le conferenze del tecnico nei giorni di vigilia in campionato. 

    DI MOU CE N'E' UNO - Con i giornalisti non va sempre troppo d'accordo anche Mourinho, inventore del "rumore dei nemici" e della "prostituzione intellettuale". Lo stesso allenatore portoghese non si è mai sottratto alle polemiche con i suoi colleghi, l'ultima in ordine di tempo con Wenger, "esperto in fallimenti". Nel suo primo anno all'Inter, dopo una brutta sconfitta a Bergamo con l'Atalanta, scosse lo spogliatoio pungendo l'orgoglio dei giocatori nerazzurri, accusati di aver vinto con Mancini "il primo scudetto in segreteria, il secondo perché non c'era nessuno e il terzo all'ultimo minuto". Insomma, le similitudini non mancano, ma Conte è solo una copia dell'originale Mourinho, che nei suoi due approdi al Chelsea si è autodefinito prima "The special one" e poi "The only one". Ci spiace per Conte, ma ha ragione Mou, unico e inimitabile. 

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