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Intermania: Nedved si fa sentire solo per insultare gli arbitri e pungere l'Inter

Intermania: Nedved si fa sentire solo per insultare gli arbitri e pungere l'Inter

  • Cristian Giudici
"Vergogna!". Il peggiore girone europeo nella storia dell'Inter si chiude come era iniziato. E non per il risultato. Dopo la prima sconfitta in casa con l'Hapoel Be'er Sheva un quotidiano sportivo nazionale aveva aperto la prima pagina con la stessa parola ("Vergogna") scritta su uno striscione apparso ieri in Curva Nord, deserta per contestare la squadra, prima dell'ultima partita vinta sempre a San Siro contro lo Sparta Praga. 

FURIA CECA - La squadra che ha lanciato nel calcio che conta un certo Pavel Nedved. Il quale aveva rivelato in un'intervista ripresa nei giorni scorsi: "Mourinho mi voleva, ma non sarei mai andato all'Inter". Peccato. Oggi Pioli avrebbe bisogno come il pane di calciatori come lui. Dal punto di vista tecnico-tattico, ma soprattutto sotto l'aspetto caratteriale. Sul campo era un esempio per tutti, dando sempre l'anima in allenamento e in partita con un'insaziabile fame di vittorie. Qualità che avrebbero evitato le figuracce rimediate dai nerazzurri in questa Europa League. Insomma, Nedved era un vero professionista, alla Zanetti. 

DIETRO LA SCRIVANIA - Non a caso Inter e Juventus li hanno premiati a fine carriera con un posto nella dirigenza e ora sono entrambi vicepresidenti. Con modi di operare e stili molto diversi: Zanetti è più un uomo immagine, che non ha paura di esporsi mediaticamente, pur sapendo di correre il rischio di andare incontro a errori e critiche come successo nel caso Icardi; invece Nedved gioca a nascondino e parla pochissimo, facendosi sentire più per protestare contro gli arbitri che per rilasciare interviste ai giornalisti. Quando lo fa, spesso riserba delle punture velenose alle sue vittime preferite: la Roma (Totti in particolare) e l'Inter. 

DIETRO LA LAVAGNA - Finora le tracce più evidenti della sua esperienza da dirigente bianconero sono delle inibizioni per insulti agli arbitri: la prima in occasione della sconfitta in casa con la Sampdoria del 6 gennaio 2013 (doppietta di Icardi), l'ultima sempre allo Juventus Stadium nella partita vinta sabato scorso contro l'Atalanta. Da 'Furia ceca' sul campo a 'furia cieca' fuori dal campo, nel senso che non ci vede più e perde la testa quando le cose non vanno come dice lui. Nedved incarna alla perfezione il motto bonipertiano: "Vincere è l'unica cosa che conta". Perfino a costo di simulare o anche in una partita del cuore: per informazioni chiedere al rapper Moreno, che ha pagato con uno sgambetto il peccato di lesa maestà per aver osato fargli un tunnel. 

SCUDETTI DI CARTONE - Rispetto a Zanetti, nel palmares Nedved ha un Pallone d'oro e un campionato di Serie B in più, ma una Champions League e uno scudetto di 'cartone' in meno. Scommettiamo che sotto sotto farebbe volentieri a cambio? Senza però rinunciare ai due scudetti revocati ai bianconeri per Calciopoli e a quello vinto con la Lazio grazie alla sconfitta della Juve sotto il diluvio di Perugia. 

@CriGiudici

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