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  • Intermania: non si segna più neanche con le mani, ma la Juve può

    Intermania: non si segna più neanche con le mani, ma la Juve può

    • Cristian Giudici
    Oggi è la giornata internazionale della felicità, ma per il popolo interista è più un blue monday, il giorno più triste dell'anno. Almeno finora, perché l'involuzione della squadra di Inzaghi preoccupa anche i più inguaribili degli ottimisti. Quello che fino a non troppo tempo fa era il miglior attacco della Serie A si è trasformato in un reparto sterile. Lo dicono i numeri e il campo, basti pensare alle ultime tre partite: a La Spezia è arrivata solo una rete su rigore sprecando tanto, poi nessun gol contro Porto in Champions e Juventus in campionato creando soltanto un paio di vere occasioni. Colpa degli attaccanti (Lautaro, Lukaku, Dzeko e Correa sono tutti lontani dalla forma migliore), ma non solo. L'anno scorso i nerazzurri giocavano il miglior calcio d'Italia, invece ora la manovra è lenta e prevedibile. 

    ASLLANI VS FAGIOLI - Ibrahimovic spiega gli alti e bassi del Milan con la mancanza d'esperienza della squadra, non abituata alle pressioni che porta lo scudetto. Sull'altra sponda del Naviglio il problema è un altro, infatti l'Inter è la squadra più vecchia della Serie A (fa male vedere Fagioli insegnare calcio a San Siro, mentre Asllani marcisce in panchina) e sembra a pezzi fisicamente: Darmian gioca incerottato, poi si fa male Dimarco che si aggiunge agli altri infortunati Skriniar, Bastoni e Gosens. 

    SENZA CHIESA - Senza dimenticare i problemi strutturali, come l'assenza nella rosa di esterni offensivi e di elementi con cambio di passo in grado di saltare l'uomo nell'uno contro uno per creare superiorità numerica. In questo senso ha fatto quasi di più Chiesa in un quarto d'ora ieri sera che tutta l'Inter nell'intera stagione. Insomma diventa ancora più preoccupante il mese di aprile, quando Lautaro e compagni giocheranno 9 gare in 30 giorni tra campionato, Coppa Italia e Champions League. Il futuro sembra più nero che azzurro. 

    DUE MANI - La frustrazione del "vorrei ma non posso" si ripercuote anche sull'aspetto mentale della squadra, coi nervi a fior di pelle. Una tensione giustificata almeno per quanto riguarda la partita di ieri sera, decisa da un gol viziato da un doppio fallo di mano: non solo quello di Rabiot, ma anche e soprattutto quello di Vlahovic. Autore a fine partita di un testa a testa con Correa. Se si arrabbia anche un tipo fin troppo calmo come il Tucu, vuol dire che è stata fatta un'ingiustizia. Peppino Prisco diceva di sognare di vincere una partita contro la Juve grazie a un gol segnato a tempo scaduto in fuorigioco e con la mano. Un'utopia, con o senza Var. 
     

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