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  • Italia femminile, Cecilia Salvai a CM: 'Mondiale sfumato? A Tavecchio chiediamo meno parole e più fatti'

    Italia femminile, Cecilia Salvai a CM: 'Mondiale sfumato? A Tavecchio chiediamo meno parole e più fatti'

    • Niccolò Battaglino
    Tra le protagoniste della sfortunata partita dell'Italia femminile di Antonio Cabrini contro l'Olanda c'era anche Cecilia Salvai. Difensore classe 1993 dell’AGSM Verona e punto fisso per la Nazionale del futuro, ha raccontato in esclusiva a Calciomercato.com le sue sensazioni dopo l'amaro ko che ci ha negato la partecipazione alla fase finale di un Mondiale 15 anni dopo l'ultima volta e ha provato a spiegare cosa sarebbe necessario fare per dare slancio ad un movimento in grande ritardo rispetto alle principali realtà europee.

    Dopo la mancata qualificazione al Mondiale 2015 in Canada, da dove deve ripartire questa Nazionale?
    "Credo che ognuno debba farsi un esame di coscienza su quanto è stato fatto, nel bene o nel male e imparare dagli errori commessi. Terminare così la lunga corsa verso il Mondiale fa male e lascia un grande amaro in bocca, ma ora occorre cancellare questa mancata qualificazione e pensare al prossimo obiettivo che sarà l’Europeo 2017".

    Come mai in Italia il calcio femminile riscuote così poco successo se paragonato a quello maschile?
    "Purtroppo in Italia c’è una mentalità prettamente maschilista, a partire dalla normale vita quotidiana sino alla sport e nel calcio in particolare. E’ visto come sport per uomini ed è difficile interessarsi a qualcosa di diverso se non se ne sente mai parlare e non si ha la possibilità di vedere le partite".

    A cosa è dovuta la tendenza di molte giocatrici italiane nel cercare fortuna nei campioni stranieri?
    "Alcune giocatrici hanno fatto questa scelta per confrontarsi con avversarie di caratura internazionale e tentare di accrescere il loro livello, sia atleticamente che tecnicamente; anche se si possono considerare esperienze positive, a mio parere cercare di mantenere tutte le atlete migliori nella nostra Serie A non potrà far altro che aumentare il livello del nostro campionato".

    Quale nazione deve essere presa come punto di riferimento dalla federazione italiana per lo sviluppo del calcio femminile?
    "La FIGC potrebbe dovrebbe prendere come punto di riferimento tutte quelle nazioni in cui viene data la possibilità alle calciatrici di essere a tutti gli effetti delle professioniste e questo potrebbe avvenire con l’affiliazione delle squadre femminili ai club maschili, com’è già avvenuto in paesi come Germania e Inghilterra".

    La riduzione da 14 a 12 delle squadre iscritte al campionato di Serie A femminile che vantaggi può portare?
    "La riduzione delle squadre può portare ad un miglioramento del livello del campionato, però credo che si dovrebbe anche rivalutare il sistema delle promozioni delle retrocessioni, perché uno dei problemi attuali è il grande divario che c’è tra le prime 4-5 squadre di campionato e le altre".

    Cosa hai pensato delle dichiarazioni fatte qualche tempo fa dal presidente federale Tavecchio sul calcio femminile ("Pensavamo che le donne fossero handicappate dal punto di vista atletico...", ndr)?
    "Il presidente Tavecchio, quando era il responsabile della Lega Dilettanti, è sempre stato vicino al calcio femminile. Quelle dichiarazioni possono essere viste come una scivolone, che andrebbe però evitato. Una cosa che auspico, ora che ha migliorato la sua posizione, è che aiuti non solo a parole o presenziando alle partite della nazionale femminile, ma che contribuisca con i fatti alla crescita del nostro movimento".

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