Dal ciuffo allo shopping. Sono queste le accuse, anche ironiche, che vengono mosse all'allenatore Roberto Mancini dopo la sconfitta di ieri sera del suo Manchester City.

Non si capisce nemmeno cosa c´entri con la figuraccia di Dzeko e compagni (a proposito, l´attaccante, che alla vigilia aveva detto di non sentirsi "un sostituto illustre, ma un titolare" è stato accontentato ed è partito dall´inizio, ma la sua prestazione è stata incolore ad essere buoni) il tour di shopping nel negozio di Jimmy Choo fatto da Mancini la mattina della partita (dal quale sarebbe oltretutto tornato a mani vuote) di cui si ironizza sul "Daily Mail". Non solo. Anche la decisione del tecnico di volare ad Amsterdam il giorno prima della sfida (quindi, il martedì mattina) è finita nel tritarifiuti dei criticoni, come pure il caffè bevuto in un bar all´aperto da Dzeko e Kolarov, anziché nel chiuso del loro hotel a cinque stelle. Insomma, tutto fa brodo per malignare sul fatto che Mancini abbia perso autorità sulla squadra e che la pessima prova offerta all´Amsterdam Arena sia figlia della confusione non solo tattica che regnerebbe all´interno dello spogliatoio.

Se però davanti a telecamere e taccuini il Mancio ha difeso i propri giocatori, probabile che nello spogliatoio qualche parolina diversa sia volata (e a ben ragione, a voler guardare la partitaccia del City). Non a caso, le sfuriate dell´italiano sono spesso paragonate all´ "hair-dryer treatment" che Sir Alex Ferguson riserva ai suoi dall´altra parte di Manchester, anche se il "Mirror" trova da ironizzare pure su questo, scrivendo che Mancini usa sì l´asciugacapelli, ma solo per acconciarsi la capigliatura dopo le partite ed essere così ancora più "cool": mica per niente avrebbe preteso di mettere un phon personale (marca Babyliss, fa sapere la solita lingua lunga) in uno stanzino dello staff all´Etihad Stadium, lontano dallo spogliatoio dei giocatori, per darsi una ripassatina ai capelli prima di andare in conferenza stampa.