Calciomercato.com

  • Italia-Danimarca: commento e analisi tattica
Italia-Danimarca: commento e analisi tattica

Italia-Danimarca: commento e analisi tattica

Oggi, nella splendida cornice di Matera, si è giocata l'amichevole Italia-Danimarca Under 21, test importante con qualche assente illustre, chi per infortunio, chi per chiamata nell'Italia di Conte.

La formazione scelta da Di Biagio rimane sulla falsa riga delle ultime uscite: Bardi tra i pali, Zappacosta, Bianchetti, Antei e Biraghi in difesa; Viviani e Crisetig mediani; Dezi e Berardi esterni; Belotti e Longo punte. Al momento, sembra la migliore formazione schierabile, eccezion fatta per Battocchio, che ha dimostrato di avere una marcia in più rispetto a Dezi.

Il primo tempo dell'Italia lascia qualcosa a desiderare. Una partita molto fallosa e molto fisica da ambo le parti, in cui l'arbitro lascia correre molto, anche su contatti che qui in Italia, convenzionalmente, vengono fischiati quasi sempre.
 
La nostra Nazionale va a sprazzi: non si può certamente dire che, nella prima frazione, abbia tenuto il pallino del gioco, bensì ha lasciato il possesso ai danesi, senza che questi potessero creare occasioni importanti.

In fase difensiva partita quasi impeccabile: nonostante i danesi siano fisicamente molto più imponenti, non hanno creato nessuna occasione con questo fondamentale.

I nostri prediligono la fascia sinistra, presidiata da Biraghi e Dezi, nonostante questi sbaglino una miriade di disimpegni. La fascia destra di Zappacosta-Berardi è, sulla carta, superiore, ma non ha avuto la possibilità di costruire azioni.

La mediana Viviani-Crisetig è stata poco utilizzata, probabilmente perchè nei primi minuti i danesi hanno intasato la manovra italiana, costringendola a molte palle perse. 

Infine, le due punte insieme non sembrano giocare bene insieme. L'impressione è che Belotti e Longo annullino le loro qualità a vicenda. Il gioco spalle alla porta di Longo è fallito miseramente il più delle volte; Belotti non si vede molto, se non per qualche taglio sul filo del fuorigioco. Le occasioni, infine, si contano sulle punte delle dita: Berardi ci ha provato dalla lunga distanza e dal cuore dell'area, ma poi null'altro. Al contrario delle ultime uscite, gli esterni di attacco rientrano ad aiutare in difesa: proprio Berardi si è rivelato molto importante ed efficace in più occasioni. 

L'Italia inizia il secondo tempo con una marcia in più, cerca il gol ma i centrali danesi allontanano tutte le minacce. Con l'entrata di Battocchio e Trotta al posto di Dezi e Longo, l'Italia inizia a trovare spazi, prima con un filtrante di Battocchio per Biraghi, che pesca in mezzo Trotta, ma il portiere danese smanaccia in angolo; poi, con un paio di azioni di Berardi. Poi, Berardi esce per crampi, e da lì partono i problemi dell'Italia: in attacco non riusciamo ad arrivare negli ultimi 16 metri, né tantomeno riusciamo a creare delle palle-gol. La svirgolata di Viviani è l'unico “tiro”, se così lo possiamo chiamare. Nonostante l'azione si sviluppi sulle corsie laterali e i mediani non intervengano quasi mai nelle azioni, il pallino del gioco lo teniamo noi; i danesi, insomma, non riescono a respingere la nostra blanda avanzata. Come dice il proverbio: l'attacco è la miglior difesa.

Come non detto: un contropiede apparentemente innocuo si rivela letale con la collaborazione di Antei, che non affonda il tackle sulla trequarti, la palla va a Brock-Madsen che incrocia e segna.

Nulla di più semplice. L'entrata di Goldaniga e Bonazzoli per Viviani e Belotti non cambia nulla, in fase propositiva siamo ancora più nulli. Solo nell'ultimo minuto, Trotta riesce ad arrivare al tiro.

E così, una partita che sembrava già vinta viene persa

Era solo un'amichevole, va bene, ma non vengono effettuati questi test per divertimento. Già ad agosto, perdemmo contro la Romania di Puscas. Adesso, arriva la sconfitta contro la Danimarca.

Non è bello puntare il dito contro qualcuno, ma le giocate da campione dei singoli hanno mascherato, finora, i difetti dell'Italia e di Di Biagio, che non ha ricavato nulla dai cambi. E, anche stavolta, sono stati proprio i singoli a sotterrare Di Biagio.

Proprio lui, che ribadisce in ogni occasione l'importanza del gruppo. La partita avrebbe avuto esito differente se Berardi fosse rimasto in campo, l'unico capace di far salire la squadra e a creare occasioni degne di nota. 
 
Ma la storia non si fa con i se e con i ma, quindi bisogna guardare avanti, alla pausa delle nazionali a marzo, dove bisogna invertire il trend delle amichevoli, portando magari la vittoria a casa.


G. Boscagli - www.footballscouting.it

 

Altre Notizie