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  • Italia e Spagna: così vicine, così lontane
Italia e Spagna: così vicine, così lontane

Italia e Spagna: così vicine, così lontane

  • Antonio Martines

Italia-Spagna è una grande partita, ma di sicuro non ha il pathos di Italia-Brasile, né tantomeno il fascino di un'Italia-Germania, e se vogliamo dirla tutta non può essere paragonata neanche alle sfide con Francia e Argentina. Eppure è una sfida dal peso complessivo piuttosto elevato, perché mette a confronto due realtà calcistiche estremamente diverse e contrapposte ma accomunate da una passione folle che si tramuta in una pressione senza paragoni. Gli spagnoli infatti, vivono il calcio con la stessa intensità e con la stessa emozione con cui lo vivono gli italiani. La Spagna come l'Italia è una nazione che non si fa mancare scandali, corruzione e stranezze legislative: basti pensare alla orrenda Ley Mordaza (Legge Museruola), in vigore dallo scorso 1 luglio, che in pratica ha sancito una sorta di deriva autoritaria in contrapposizione a un sentimento di insofferenza e protesta che ormai negli ultimi anni sta montando in maniera sempre più importante da quelle parti. Eppure la sensazione netta è che l'unica vera rivoluzione, si scatenerebbe solo e soltanto se Real e Barca dovessero un giorno essere costrette a vendere Ronaldo e Messi. Ecco, da questo punto di vista noi italiani siamo diventati più maturi – strano ma vero – visto e considerato che dopo Calciopoli, siamo stati costretti a rinunciare al ruolo di prima donna nel panorama internazionale. Da loro invece si sta vivendo l'apice della propria storia calcistica, dato che negli ultimi 15 anni, hanno vinto l'inverosimile sia a livello di club che di nazionale. Anche se poi andando a scavare, forse si scoprirebbe che non tutto è oro quel che luccica: tra debiti enormi - di cui molti sanno ma nessuno parla - dei grandi club e i sospetti di doping che ciclicamente affiorano da più parti nei confronti dello sport spagnolo (vedasi il caso Eufemiano Fuentes) e le reazioni da parte dei club e della federazione, che di fronte a queste accuse, provenienti soprattutto da Inghilterra, Francia e Germania, reagiscono facendo spallucce. Del resto negli ultimi anni in Spagna, lo sport e in particolare il calcio, sono diventati un autentico volano per tutta la nazione; come ad esempio, le Olimpiadi del 1992 che cambiarono per sempre e in meglio il destino di una città come Barcellona, se non altro dal punto di vista meramente urbanistico... Da noi invece, lo sport e il calcio in particolare non solo vengono sfruttati poco e male dal punto di vista politico e sociale (Italia '90) ma attualmente si respira aria di transizione sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista delle gerarchie istituzionali. La sensazione che se ne ricava è che forse stiamo facendo i compiti a casa e probabilmente il livello tecnico del nostro calcio – nonostante le apparenze – sta anche migliorando rispetto a soli due o tre anni fa, solo che ancora non si è intrapreso un vero processo di modernizzazione, che se fatto a dovere potrebbe riportarci laddove siamo sempre stati, ovvero in cima o nei paraggi. 


Italia e Spagna, hanno si tanta passione in comune, ma il modo in cui la vivono è molto diverso. Loro sono fanatici del bel gioco in attacco, noi dell'equilibrio e della solidità difensiva, questo si vede storicamente anche nei rispettivi campionati. Se da noi vince chi prende meno reti, da loro al contrario trionfa chi fa più gol. Diverso è anche il modo di vincere, da noi lo si fa con un certo pudore, raramente infatti si vedono goleade esagerate, quasi come se ci fosse un retaggio di certo cattolicesimo nel non infierire sull'avversario. Da loro al contrario – nonostante un cattolicesimo meno presente ma più vissuto e sentito – si vince spesso con goleade esagerate e si infierisce senza pietà sulla squadra avversaria, e in questo è innegabile che ci sia molta di quella fascinazione perversa che da sempre attraversa le folle spagnole durante le corride. Il loro gioco ormai è sinonimo di tiki-taka, così come il nostro nel passato è stato sinonimo di catenaccio e contropiede. Gli stili di gioco nel calcio, riflettono sempre e immancabilmente delle qualità antropologiche della società che si rappresenta. E' interessate poi, l'idea che Italia e Spagna hanno l'una dell'altra dal punto di vista calcistico, infatti,se noi per loro (soprattutto con le nuove generazioni) coltiviamo una certa ammirazione, al contrario loro per noi, provano da tempi lontani, una sorta di malcelata antipatia che negli ultimi tre lustri si è trasformata in vera e propria superbia. Insomma Italia e Spagna sono come certe sorelle che ad una prima occhiata sembrano uguali, ma poi in realtà sono quanto di più diverso possa esserci. Per quanto riguarda quello che succederà stasera, la sensazione è che nonostante il ranking (loro terzi, noi quattordicesimi) non partiamo così sfavoriti e poi francamente la cosa sembra non interessare a nessuno più di tanto, visto che raramente da queste amichevoli si può avere un termometro reale della situazione. Forse uno dei più interessati alla gara di questa sera, sarà proprio il nostro Antonio Conte, ma non tanto e solo per quelle che saranno le indicazioni che usciranno dalla partita per le sorti dei nostri azzurri agli Europei, quanto piuttosto per quelli che da qui a pochi mesi potrebbero essere ancora suoi prossimi giocatori nelle fila del Chelsea e mi riferisco nello specifico a Azpilicueta, Fabregas e Pedro. Un commissario tecnico dell'Italia impegnato contro una nazionale con dei giocatori del suo prossimo club non lo avevamo ancora mai visto. A proposito, non è che adesso dirà agli azzurri di andarci piano contro quei tre? Ovviamente si scherza...

@Dragomironero


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