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  • Italia:|Un malinconico addio all'Europa

    Italia:|Un malinconico addio all'Europa

    E' finita malinconicamente l'avventura delle italiane in Europa. E' finita in uno stadio vuoto, dove si sentivano soltanto gli "oh" di incoraggiamento dei 200 tifosi turchi ammessi allo stadio Olimpico su invito del Fenerbahce, e dove si sentivano i cori delle migliaia di tifosi laziali costretti a farsi sentire dall'esterno dello stadio. Non ce l'ha fatta la Lazio a ribaltare il risultato dell'andata e non ce l'ha fatta neppure a prendersi una parziale rivincita - una vittoria - sugli avversari.

    La partita si è chiusa con un pareggio e con gli inutili, probabilmente eccessivi, tentativi di Petkovic che ha finito con un tridente Floccari-Klose-Rozzi dopo essere partito con il solo Kozak. Non è stata fortunata la Lazio, che ha pagato anche gli errori arbitrali della partita d'andata, ma certo è che tutto il calcio italiano si congeda e lascia una sensazione di profonda amarezza. Spagnoli e tedeschi si giocheranno infatti la Champions League, mentre altre nazioni - dall'Inghilterra alla Turchia e al Portogallo - sono l'almeno in Europa League a contendersi la Coppa di consolazione. L'Italia no, l'Italia è fuori da tutto ed è la fotografia impietosa del momento che vive il nostro calcio.

    Resta da chiedersi cos'è che ci impedisce di essere competitivi in tutte e due le manifestazioni, mentre la nostra Nazionale si scopre comunque protagonista e squadra leader del Continente. Già, perché l'Italia è comunque vice-campione d'Europa e continua nel suo cammino di avvicinamento al Mondiale in Brasile convinta di poter fare la sua parte. Sono i nostri club invece a soffrire. Mancano i grandi stranieri e probabilmente si è abbassato tanto il livello di competitività di un campionato che ci sembra appassionante finché rimane nei confini interni. Il nostro è un calcio che ha perso molti interpreti e anche i maestri più bravi, visto che da Capello a Lippi, da Spalletti ad Ancelotti e Mancini, sono tutti all'estero i tecnici che hanno regalato le soddisfazioni maggiori negli anni passati, ingaggiando confronti anche di tattica. E forse non è un caso che, chi più e chi meno, anche i due tecnici al vertice del nostro campionato - Conte e Mazzarri - hanno manifestato l'intenzione di fare prima o poi un'esperienza all'estero, di misurarsi con nuove esperienze, forse anche per alzare l'asticella.

    Insomma, il calcio italiano ha ancora risorse, ma il nostro campionato ha bisogno di rigenerarsi, di individuare la strada giusta per attrarre chi ci guarda dall'altra parte del confine. Invece di litigare in Federazione e in Lega, per una poltrona, sarebbe il caso che i nostri dirigenti prendessero atto della situazione. E tutti insieme, al di là di egoismi e personalismi, cominciassero a pensare come si può restituire l'Italia al suo ruolo naturale nel pallone. Un ruolo da protagonista, anche in Europa.

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