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  • Jacobelli: addio Mandela, Gigante dell'Umanità. Quella volta che Madiba mi regalò una tazza a forma di pallone

    Jacobelli: addio Mandela, Gigante dell'Umanità. Quella volta che Madiba mi regalò una tazza a forma di pallone

    L'11 giugno 2010, quando si iniziò lo storico mondiale di calcio in Sudafrica, scrissi queste righe su Nelson Mandela per Quotidiano.net, di cui ero direttore. Sono andato a rileggerle in questa notte in cui se n'è andato un autentico Gigante dell'Umanità. E' il ricordo dell'incontro con lui, a Johannesburg, dove, inviato del Corriere dello Sport-Stadio, andai al seguito del Milan, per la prima volta in tournée in Sudafrica. L'incontro con Mandela fu un'emozione indimenticabile.

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    L'anno era il '93, il mese giugno, il giorno l'11, la città Johannesburg, il posto l'ultimo piano di un palazzo massiccio nel cuore del quartier generale dell'Anc, l'African National Congress. In luglio, il giorno 18, Nelson Rolihlaha Mandela avrebbe compiuto 75 anni.

    In dicembre, avrebbe ricevuto il Nobel per la Pace assieme a Frederik Willem de Klerk, l'ultimo bianco a presiedere il Sudafrica, l'uomo che  l'11 febbraio 1990 aveva firmato l'ordine di scarcerazione di Madiba, il titolo onorifico riservato agli anziani della sua famiglia, l'altro nome di Mandela per i sudafricani. In prigione, Madiba era rimasto per 27 anni e, quando vai a Robben Island e misuri con tre passi la cella in cui è stato segregato dai razzisti, capisci quanto grande possa essere la forza di un uomo e perchè egli sia stato capace di portare il suo popolo a essere finalmente libero.

    Quel giorno del giugno '93, Madiba riceve il Milan di Fabio Capello e i quattro giornalisti italiani che l'hanno accompagnato in Sudafrica per la prima, storica amichevole con gli Orlando Pirates, la squadra dell'Anc, all'Ellis Park, oggi uno degli stadi dei mondiali (il 15 giugno ospiterà Brasile-Corea del Nord). Sono passati diciassette anni e adesso che vedo in tv le immagini dei Bafana Bafana attorno a Madiba. Adesso che, anche solo per un quarto d'ora, l'11 giugno 2010 Madiba interviene all'apertura dei mondiali, come mi capita ogni volta che ripenso a quell'incontro, l'emozione torna fortissima e le parole non bastano per raccontare i sentimenti. "Io amo il calcio, ma amo moltissimo anche il rugby", sbotta Madiba che pensa agli Springboks e all'altro sogno, il mondiale di rugby del '95, straordinariamente vinto proprio da loro, gli eroi della Nazione Arcobaleno.

    Poi, Madiba parla di Ellis Park. Del fatto che, grazie al Milan, in quello stadio, per la prima volta "sarebbero andati bianchi, neri, meticci, tutti". E ridendo soggiunge che, sicuramente, i suoi Pirati avrebbero battuto lo squadrone rossonero. Invece, finisce 3-2 per il Milan: Papin segna due gol, Donadoni sigla il tris, Mahlangu e Nartallo bucano Ielpo che nella ripresa ha sostituito Sebastiano Rossi. Ma è una partita che nessuno vorrebbe finisse mai. C'è nell'aria il vento nuovo e lo capisci da tanti segnali.

    "Abbiamo molte cose da fare - sussurra Madiba - Cercheremo di farle bene. Ma ci riusciremo, solo se le faremo tutti insieme". Prima di salutarci, Mandela ci consegna il suo dono. Una tazza per la colazione. Ha la forma di un pallone e, ripensandoci oggi che a Johannesburg comincia il primo mondiale africano, quel regalo sembra davvero un segno del destino. Lui autografa tutte le tazze, a una a una.

    Sulla mia scrive: "Con amicizia, Nelson Mandela". Nkosi sikelele Africa, Dio benedica l'Africa. E Madiba. Sempre.

    Xavier Jacobelli

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    Sessantasette minuti di buone azioni erano stati il regalo che i sudafricani donarono a Nelson Rohlihlahla Mandela nel giorno del suo novantacinquesimo compleanno. Era il 18 luglio scorso.

    Calciomercato.com scrisse: sessantasette, tanti quanti gli anni che questo Gigante del'lUmanità ha dedicato al servizio del suo Paese, campione della lotta contro l'apartheid, simbolo universale della lotta per la libertà e per i diritti civili contro i razzisti che tennero in carcere Mandela per 27 anni, ma non riuscirono né a domarne lo spirito e gli ideali né a piegarne la resistenza.

    Ieri sera, Madiba se n'è andato per sempre.

    Ecco perchè, calciomercato.com lo ricorda rileggendo "Invictus", la splendida poesia di Henley che ha dato il nome anche al bellissimo film di Clint Eastwood tratto dal romanzo di John Carlin Ama il tuo nemico (Playing the Enemy: Nelson Mandela and the Game that Made a Nation), con Morgan Freeman e Matt Demon, dedicato all'epico mondiale di rugby vinto nel '95 dal Sudafrica, capitanato da François Pienaar, un anno dopo l'elezione di Mandela a Capo dello Stato. E nel 2010, quando il Sudafrica coronò il sogno di ospitare il mondiale di calcio, pur se ammalato il Padre della Nazionale ebbe la forza di mostrarsi al mondo per condividere la felicità e l'orgoglio della sua gente.

     

    Invictus

    Dal profondo della notte che mi avvolge,
    Nera come un pozzo da un capo all'altro,
    Ringrazio qualunque dio esista
    Per la mia anima invincibile.

    Nella feroce stretta delle circostanze
    Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
    Sotto i colpi d’ascia della sorte
    Il mio capo è sanguinante, ma non chino.

    Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
    Si profila il solo Orrore delle ombre,
    E ancora la minaccia degli anni
    Mi trova e mi troverà senza paura.

    Non importa quanto stretto sia il passaggio,
    Quanto piena di castighi sia la vita,
    Io sono il padrone del mio destino:
    Io sono il capitano della mia anima.

    Willam Ernest Henley

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