Calciomercato.com

  • Jacobelli: mercato, quello che Thohir ha capito e Berlusconi ancora no

    Jacobelli: mercato, quello che Thohir ha capito e Berlusconi ancora no

    A mano a mano che le ore 23 del 2 febbraio si avvicinano, segnando la fine del mercato invernale, si fa sempre più marcata la differenza di strategia fra Inter e Milan.
    Ci sono alcune cose che Eric Thohir ha dimostrato di avere capito, anche abbastanza in fretta e altre che Slvio Berlusconi non ha ancora capito. Inopinatamente, considerati i quasi ventinove anni al timone del Milan che si compiranno il 21 febbraio, i 28 titoli fra nazionali e internazionali allineati in bacheca, la rivoluzione copernicana di cui il signore di Arcore fu assoluto protagonista nel calcio italiano e mondiale almeno nella prima metà della sua gestione. 
    Il magnate indonesiano punta a riportare l'Inter in Champions League, per ragioni di prestigio ed economiche, considerato il disavanzo di bilancio.  Egli ha due strade davanti a sè:  o vince l'Europa League o arriva terzo. Per riuscirci, Thohir ha sterzato in novembre, esonerando Mazzarri e prendendo Mancini. Il quale gli ha detto che per tornare grandi servono grandi giocatori: Thohir gli ha preso prima Podolski e poi Shaqiri.
    Ora, il presidente muove su uno fra Brozovic, Lucas Leiva e Mario Suarez. Tutto questo aguzzando l'ingegno (il prestito del tedesco sino a giugno è costato 600 mila euro; Shaqiri è arrivato in prestito gratuito con obbligo di riscatto a 15 milioni di euro), muovendosi fra i paletti del fair play finanziario, dell'ispezione Uefa annunciata in febbraio, delle rassicurazioni date alla stessa federcalcio di Platini circa la manovra di rientro per il risanamento dei conti. 
    Berlusconi, invece, da due anni e mezzo a qusta parte continua ad avallare mercati quasi tutti sbagliati, all'insegna dei parametri zero, strapagati e sopravvalutati quanto a ingaggio e inversamente proprozionali alla resa sul campo (il fiasco Torres è stato soltanto l'ultimo in ordine di tempo). Senza dmenticare la stridente contraddizione fra le dichiarazioni tonitruanti ("Siamo più forti della Roma, nel 2015 torneremo in Europa", eccetera eccetera) che scandiscono ogni visita a Milanello e stridono con i magri risultati di questo problematico avvio 2015 (sconfitte interne con Sassuolo e Atalanta, sofferto pareggio a Torino, sofferta qualificazione ai quarti della Coppa Italia). Le ragioni di bilancio sono prioritarie. Ma ancor più prioritario è il futuro del Milan: Ceeci e Suso non bastano per aiutare Inzaghi. Non c'è più tempo da perdere. Così com'è questa squadra faticherà ad entrare in Europa League.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

    Altre Notizie