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  • Il nostro calcio visto dagli inglesi: CM incontra John Peter Sloan
Il nostro calcio visto dagli inglesi: CM incontra John Peter Sloan

Il nostro calcio visto dagli inglesi: CM incontra John Peter Sloan

  • Germano D'Ambrosio

Insegnante o cabarettista? John Peter Sloan, il nuovo guru degli 'aspiranti anglofoni' d'Italia, si divide tra questi due mestieri che, all'apparenza, non si potrebbe immaginare più lontani. E invece lui, con il suo approccio divertente e giocoso all'apprendimento dell'inglese, è riuscito a fonderli. I suoi corsi vanno a ruba, e le sue apparizioni televisive ('Report', 'Geppi Hour', 'Glob', ma anche 'Verissimo' in occasione delle nozze di Kate e William) sono sempre più frequenti. Sul palco di Zelig, neanche a dirlo, ormai è di casa, e proprio tra una prova e l'altra presso il celebre locale milanese lo hanno raggiunto i microfoni di Calciomercato.com, in occasione dell'uscita del suo nuovo libro Instant English 2 (il primo, edito nel 2010, ha vendito 150mila copie in meno di un anno...) per Edizioni Gribaudo.

Qual è la tua squadra inglese del cuore, e quale invece quella italiana che ti ha conquistato?

'Io tifo per il Birmingham City, la squadra della mia città. Purtroppo quest'anno siamo in Championship, siamo retrocessi proprio negli ultimi venti minuti del campionato scorso... In Italia invece tifo per il Napoli, perché in passato ho lavorato come cantante sulle navi da crociera e i membri dell'equipaggio erano quasi tutti napoletani. Vedere la loro felicità quando il Napoli vinceva, una gioia che ripagava la tanta fatica del loro duro lavoro, era uno spettacolo: così sono diventato un simpatizzante degli azzurri'.

Quanto può imparare un inglese dell'Italia e degli italiani entrando in uno stadio di calcio?

'Può comprendere innanzitutto la loro infinita passione vedendo il casino che fanno sugli spalti. In Inghilterra paradossalmente i tifosi sono più accesi fuori che dentro lo stadio, mentre qui prima di entrare in genere sono tutti tranquilli, e una volta dentro invece ci si scatena. Quando qualche squadra inglese gioca a San Siro vado sempre allo stadio, perché mi piace vedere la partita insieme ai tifosi ospiti, e noto che gli stessi inglesi rimangono a bocca aperta di fronte al calore dei sostenitori di casa'.

C'è un episodio, in particolare, davanti al quale hai creduto di trovarti di fronte davvero a una popolazione di un altro pianeta?

'Beh, l'immagine del motorino nella curva di San Siro non la dimenticherò facilmente. Mi ricordo anche che in quella stessa partita, Inter-Atalanta, a un certo punto i tifosi ospiti cercarono di arrivare vicino al settore di quelli di casa, ma dato che non ci riuscirono iniziarono a menarsi... tra di loro! Assurdo'.

Ma ci sarà pure qualcosa di positivo, nel calcio italiano, che manca invece in Inghilterra...
‘Qui siete più sportivi. Nonostante le rivalità molto accese, non c'è paragone rispetto a quanto succedeva nell'Inghilterra degli anni '80. E poi qui ci sono degli stadi più grandi e quindi più spettacolari: il Meazza, ad esempio, offre un colpo d'occhio incredibile. Certo, in molti impianti le tribune sono troppo distanti dal campo: io ricordo che a Birmingham a volte i giocatori dovevano spostarci fisicamente per battere le rimesse laterali. E si potevano ascoltare le voci dei giocatori in campo, invece che le bestemmie del vecchietto che siede davanti a te...'.

Due modelli ancora troppo distanti, insomma. Sarà anche per questo che pochi giocatori inglesi approdano in serie A...

'Il tipo di calcio è il fattore principale che li spaventa: qui è più difficile segnare, con le difese terribili che ci sono. E poi qui c'è tanta pressione, i giocatori sono considerati come delle vere e proprie rockstar. Mi ricordo che una volta, a Birmingham, andai con la mia fidanzata in una biblioteca e ci trovai Nigel Spink, che era il portiere dell'odiatissimo Aston Villa. In Italia fare un incontro del genere sarebbe impensabile. Tutti i giocatori inglesi che sono venuti in Italia, a parte forse Paul Ince, hanno fatto male. Spero proprio che non ne arrivino più, anche perché poi in questi casi tutti i miei amici chiamano me per sfogarsi: Hai visto che pacco che abbiamo preso?'.

In compenso qualcuno riesce a fare il percorso inverso, come Balotelli...

'Lui è stato un vero e proprio regalo di natale per la stampa inglese. Già prima di arrivare avevano montato un caso sul fatto che, in una partita dell'Inter, aveva buttato in terra la maglia (il 20 aprile 2010 dopo il 3-1 sul Barcellona, ndr): un gesto che in Inghilterra non potrebbe mai essere compiuto. Ma agli inglesi, tutto sommato, i personaggi di questo genere piacciono: Di Canio è tuttora considerato un idolo…'.

L'hai già sentito parlare inglese?
'Non ancora, ma gli italiani imparano sempre abbastanza bene. Mi ricordo di Gianluca Vialli, che sapeva anche il dialetto. E poi c'è Trapattoni: da insegnante io dico sempre che lui sarebbe il mio studente modello, perché pur avendo un lessico molto ridotto riesce sempre a farsi capire, e fa divertire gli inglesi. Non ha paura di sbagliare, ha lo spirito giusto'.


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