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  • Jonathan saluta l'Inter: 'Ero il peggiore e mi odiavano tutti, finisco da divino. Vorrei restare in Italia'

    Jonathan saluta l'Inter: 'Ero il peggiore e mi odiavano tutti, finisco da divino. Vorrei restare in Italia'

    "Dall’essere il peggiore in rosa sono diventato divino...". Il terzino brasiliano Jonathan, in scadenza di contratto a giugno, saluta l'Inter in un'intervista alla Gazzetta dello Sport

    Come procede il recupero? 
    "Sono quasi due mesi che corro, il decorso va tutto come previsto: sarò pronto per la fine di luglio". 

    L’ottimismo lo ha conquistato. 
    "Adesso faccio cose che prima non riuscivo a fare. E tutto sommato questa situazione mi ha rinforzato mentalmente, è stata una prova di forza. Ho imparato a non mollare mai e a essere sempre positivo". 

    Il momento più difficile all’Inter qual è stato? 

    "Il 2012-13, era sempre colpa mia qualsiasi cosa accadesse. Poi invece con Mazzarri tutto cambiò. Ma non ho mai pensato di andar via nonostante mi dessero ogni colpa. L’Inter ha avuto la pazienza di aspettare e gliene sarò sempre grata. Credo di avere ripagato la società e i tifosi che mi odiavano". 

    E perché con Mazzarri le cose andarono meglio? 
    "Perché quando sbagliavo mi diceva semplicemente di riprovarci, che la prossima volta sarebbe andata meglio". 

    Preferirebbe restare in Italia? 
    "Sì, anche perché ormai mia figlia è abituata a questo Paese, così come me e mia moglie". 

    Si è visto in giro poco per Milano lei: vita da professionista? 

    "Sono una persona molto diffidente, di solito chi avvicina i calciatori lo fa per interesse. A casa mia non entra nessuno". 

    Cosa le manca di più ora? 
    "Allenarmi con la palla, ma ormai ci siamo. E poi ascoltare i cori dello stadio". 

    Tra Inter e Parma si sente di aver imparato? 
    "Sono cresciuto dal punto di vista tattico e mentale. Anche se mi sono reso conto di come sia fondamentale stare bene e avere la fiducia di chi ti sta intorno". 

    Cosa è mancato all’Inter di quest’anno? 
    "Un po’ di personalità e anche fortuna. Anche se giudicare dall’esterno è difficile. Di Mancini non posso dire molto, ho lavorato davvero poco con lui. Però ho instaurato un buon rapporto umano". 


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