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  • Ilicic, tutti utili ma nessuno insostituibile: si è spenta una stella, l’Atalanta si tutela con  Miranchuk

    Ilicic, tutti utili ma nessuno insostituibile: si è spenta una stella, l’Atalanta si tutela con Miranchuk

    • Marina Belotti
    Gli striscioni con le gambe magre e i piedi fatati di Josip Ilicic, appesi un po’ ovunque nella bergamasca dal 4 agosto scorso, oggi sono poster sbiaditi che accennano a crollare a terra. Manifesti di vicinanza al traino sloveno della Dea. I tifosi atalantini hanno rispettato la sua privacy, la società gli ha concesso tempo e spazi, ma adesso, da quell’ultima partita ufficiale giocata  l’11 luglio contro la Juve, sono trascorsi quasi due mesi. Settimane intense, in cui l’Atalanta si è giocata la lotta allo scudetto prima e una semifinale di Champions poi. Settimane di incognite e interrogativi che dovranno necessariamente trovare risposta nelle prossime tre, prima del rientro in campo. C’è un campionato da giocare per i 100 gol, una Coppa Italia che grida vendetta e una Champions da onorare imparando dagli errori. C’è tutto da vincere, ma non c’è più tempo da perdere.

    DALLE STELLE ALLE STALLE - Il punto più alto della storia ultracentenaria dell’Atalanta è coinciso col punto più alto in carriera del suo condottiero Josip Ilicic. In fuga da guerre, alti e bassi e nemici in campo. Davanti a sé solo gambe dribblate, portieri in attesa, reti sfondate. Un po’ Professore e un po’ nonna, le due anime di Ilicic hanno finalmente trovato la pace, fondendosi perfettamente nella città orobica sotto il mentore Gian Piero Gasperini, con il quale distribuiva sogni e si regalava la possibilità di candidarsi al Pallone D’Oro. 34 presenze stagionali, 21 reti da calcio spettacolo, 9 assist al bacio ai compagni diventati presto amici e, ancora prima, “famiglia”, come scriveva lui stesso sui social. Un cammino dorato, culminato col poker storico al Mestalla: è stato Josip Ilicic, nella notte dei record, a proiettare i bergamaschi tra i primi 8 d’Europa, accanto al lontanissimo PSG. Il più anziano a segnare 4 gol in Champions League, in pieno Covid, una tempesta che, sollevati gli occhi dal terreno verde, lo investe in pieno. Era apparso smagrito e smarrito Josip Ilicic, alla ripartenza della Serie A. La sua luce si era già spenta, prima ancora che il fulmine lo isolasse in un infinito black out. Eppure, quell’alieno che ha fatto innamorare l’Italia - e il Papu Gomez che lo bacia in diretta! - con le sue giocate, a meno di cinque mesi dai 33 anni avrebbe ancora una possibilità di tornare protagonista e riaccendere le stelle. L’Atalanta lo aspettava a braccia aperte, perché è una grande famiglia sì, ma perché aveva bisogno di lui. Ma poi altri giorni sono passati e al raduno non ci è mai arrivato. Si è aperto il mercato e l’Atalanta ha scelto di tutelarsi: il suo avvocato si chiama Aleksey Miranchuk.

    NESSUNO E' INSOSTITUIBILE - “Che non è il vice Ilicic”, dal pensiero secondo Gasp, ma gli somiglia davvero tanto. Alto e longilineo, dal mancino letale, affamato di reti, assist e gloria, per distinguersi dal gemello omozigote. Abile sulla trequarti e nel tridente offensivo per supportare le punte...vi ricorda forse una saetta nerazzurra dallo stesso incarnato chiaro? Sì, ma con sette anni in meno, che nel calcio sono i 14 della vita reale. Ilicic o non Ilicic, l’Atalanta ha mandato un chiaro messaggio: il tridente così non gli basta più, vuole rinforzarsi, e Miranchuk sarà solo il primo di tanti. Con i 23 milioni del Leicester per Castagne, Gasperini vuole un altro attaccante, oltre che un difensore (Romero, Romero, perché sei tu...). Chiaro che se Ilicic dovesse tornare, il posto da titolare l’avrebbe di rendita. Ma la realtà ad oggi è questa, sottolineata dal maestro degli allenatori: “Al momento Ilicic non è in organico” e la Bergamasca agisce di conseguenza. Ci sono Pasalic, Malinovskyi, Miranchuk e anche qualcun altro che verrà (Cervi? Brekalo? Faraoni? Florenzi?). Perché se la Dea delle Meraviglie in questi quattro anni ha tenuto un segreto, era sicuramente quello di affidarsi al gioco di squadra e non ai singoli, spesso sconosciuti nati per correre e cresciuti a Bergamo per sfondare. Tutti siamo utili ma nessuno è insostituibile... Forse nemmeno Lui, 49 gol in 111 gare nerazzurre, che in tre anni ha sollevato l’Atalanta sulle vette più alte e adesso è lì sotto, sommerso da corde e chiodi, a tentare la scalata più difficile per provare a riprendersi la sua Dea.

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