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  • Juventus, Conte è alta fedeltà

    Juventus, Conte è alta fedeltà

    • Gianluca Minchiotti

    Tecnico 'fedele' o tecnico 'avventuriero'? La Juventus, con Antonio Conte, ha scelto la prima strada. Fatta la debita premessa che in un mondo di professionisti è più che legittimo e comprensibile che ci sia chi scelga di cambiare casacca (o panchina) ad ogni stagione, o quasi, è anche vero che nel calcio c'è anche (ancora) chi fa la scelta opposta, vale a dire quella di legare carriera e cuore a una (o a pochissime) società.

    Prendiamo Walter Mazzarri ad esempio: da calciatore ha cambiato undici società in quindici anni, da allenatore sei club in dieci anni. Arriva, fa (quasi sempre) bene e, raggiunto il risultato, saluta. Un po' come il suo 'nemico' José Mourinho. Antonio Conte invece sul campo ha cambiato due club in diciannove anni, in panchina quattro società in cinque anni, ma con un obiettivo preciso legato a una promessa, fatta nel 2008: "Se entro tre anni non arrivo alla Juventus smetto di allenare".

    La Juventus, che di allenatori nelle ultime stagioni ne ha cambiati anche troppi (con il prossimo saranno sette in sei anni), con Conte forse ha deciso di cambiare strada, o meglio, di tornare alla strada che aveva seguito fino allo spartiacque Calciopoli: alta fedeltà in panchina (dal 1976 al 2006, in trent'anni, sulla panchina bianconera si sono seduti in sette, da Trapattoni a Capello).

    La scelta Conte va in questa direzione, quella della ricerca della continuità. In questa accezione, tutto lascia credere che, anche in caso di stagione storta nel 2011-12, a Conte verrà data ugualmente fiducia per quella successiva, fortuna che non hanno avuto nelle ultime due stagioni Ferrara (bocciato addirittura a stagione in corso) e Del Neri. Ed è per questo che, a differenza del biennale firmato l'anno scorso dal tecnico di Aquileia, lo juventino di Lecce firmerà un triennale blindatissimo.

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