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  • Juve, Buffon: 'Sopravvissuti all'Inter, facciamo fuori la Roma!'

    Juve, Buffon: 'Sopravvissuti all'Inter, facciamo fuori la Roma!'

    Il portiere della Juventus e della Nazionale, Gianluigi Buffon ha rilasciato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport

    Gigi Buffon, fra pochi giorni festeggia 38 anni, venti dei quali passati nel calcio che conta. 
    "Vero, una vita". 

    Una carriera sempre al top, straordinaria anzi. I primi tre flash che le vengono in mente? 
    "La gioia enorme dell’esordio in Serie A, il coronamento di un sogno. Poi, naturalmente, la vittoria mondiale nel 2006. Infine, la perseveranza, l’ostinazione e la determinazione che ancora oggi mi permettono di resistere ad alti livelli". 

    Già, sembra che per lei gli anni non passino mai. E’ più asciutto oggi di qualche tempo fa. Ha cambiato qualcosa nella preparazione? C’è maggiore cura a livello di alimentazione? 

    "Diciamo che rispetto a 7-8 anni fa oggi curo maggiormente l’alimentazione. Niente sacrifici particolari però, solo più attenzione". 

    Come immagina il suo addio al calcio? 
    "Vorrei lasciare a testa alta, è l’impegno di una vita: quello di poter guardare dritto negli occhi chi mi sta davanti. E vorrei uscire facendo il giusto rumore, senza esagerare nelle celebrazioni. 
    I 40 anni in campo e il prossimo Mondiale sono i miei ultimi obiettivi da giocatore". 

    La Nazionale più forte nella quale ha giocato? 
    "Quella del 2002 era eccezionale dal punto di vista tecnico. Nel 2006 trovammo invece uno spirito di gruppo unico: moralmente fu una squadra inarrivabile. Negli ultimi anni ho rivisto un senso di appartenenza importante". 

    La Juve più forte? 

    "Penso alla squadra di Lippi del 2002-03, con la finale di Champions persa ai rigori: gioco e organizzazione. A livello di rosa, titolari e ricambi, il biennio di Capello. Poi non trascurerei il carattere e la continuità delle ultime stagioni con Conte e con Allegri". 

    Sembra finalmente sbocciato il potenziale erede di Buffon: che ne pensa di Donnarumma? 
    "Sta facendo cose grandiose anche solo per il fatto che non si è impaurito o impressionato nel fronteggiare uno stadio come San Siro: la maglia del Milan pesa, eccome. Oltre a personalità e serenità, ha importanti doti tecniche e fisiche: è reattivo, plastico. Ma la cosa che mi piace di più è che stiamo parlando di un ragazzo per bene, molto posato, cose fondamentali per fare carriera. Sì, ha una bella presenza, ha la faccia giusta. E dico bravi anche ai media: lo state aiutando a crescere gradualmente, senza troppe e inutili pressioni. Vedo giudizi intelligenti, misurati, è così che si fa con i giovanissimi". 

    La Juve è rinata a Reggio Emilia, dopo il k.o. col Sassuolo. Quella notte fu lei a scuotere il pianeta bianconero con dichiarazioni durissime nei confronti del gruppo. Ci racconta quelle ore? 

    "Secondo me era l’ultima occasione per rimetterci in carreggiata. Si rischiava di finire risucchiati definitivamente nell’oblio. Io ho pochissimi anni davanti a me, quindi non ho voglia di sprecare tempo e di vivere periodi cupi, senza obiettivi". 

    La sfuriata sta ancora dando frutti importanti... 
    "E’ stata fondamentale la risposta di tutto lo spogliatoio, da chi era appena arrivato a chi vive Vinovo da tanti anni. E penso che anche il mister abbia avuto un ruolo decisivo: ha saputo toccare i tasti giusti per portarci a rendere al meglio". 

    Ma era davvero follia credere nella rimonta dopo una simile partenza? 

    "A me piace la matematica, amo i numeri, e quella sera feci due conti che mi regalarono speranze. Ne parlai solo con i dirigenti, proprio per evitare che nello spogliatoio non si percepisse la gravità della situazione: per vincere lo scudetto o entrare in Champions — dissi — ci servono 25 successi, noi siamo a tre, dunque dobbiamo vincere 22 volte in 28 gare, e per fallire sei partite dovremmo proprio impegnarci... La cosa mi sembrava fattibile e oggi siamo già lì davanti a lottare per lo scudetto". 

    C’è stato un momento in cui la Juve ha rischiato seriamente di finire fuori dai giochi? 

    "Secondo me lo 0-0 di Milano è stato erroneamente interpretato come un buon risultato per l’Inter e per chi ci stava davanti. In realtà, se quel giorno avessimo perso sarebbe stata la pietra tombale dal punto di vista psicologico. I nerazzurri potevano schiacciarci, non l’hanno fatto. Fu una buona Juventus e mi resi conto che con la testa giusta e ogni cosa al proprio posto saremmo ancora stati un osso duro per tutti". 

    Domenica avete voi l’occasione di schiacciare una rivale, sulla carta pericolosissima: la Roma. 
    "Vero. Se vinciamo li mandiamo a dieci punti: sarebbe fondamentale, perché parliamo di una squadra pericolosa, temibile. Più lontana è la Roma, meglio stiamo noi". 

    La Juve è tornata la grande favorita per tutti. 

    "Lo dicevano anche quando eravamo più lontani in classifica, e mi veniva da sorridere. Bello e gratificante constatare quanto rispetto e timore sappiamo incutere, ma credo che a un certo punto del campionato tutto fosse nelle mani delle nostre rivali. Nessuno ha avuto la forza di chiudere subito i conti con noi, nessuno ha saputo allungare come la Juve degli anni scorsi. Credo che in caso di scudetto bianconero saranno in molti a doversi mangiare le mani. Detto questo, la strada è lunga e i giochi restano aperti". 

    Domenica rivede Francesco Totti, forse per l’ultima volta da avversario. Quale sentimento prevarrà fra affetto e malinconia? 

    "Solo tanto affetto. Magari un pizzico di malinconia ci sarà ripensando agli anni trascorsi insieme nelle nazionali giovanili, quando eravamo pieni di sogni. Anni meravigliosi". 

    Napoli o Inter: scelga il rivale numero uno nella corsa scudetto. 
    "Sono sullo stesso livello, a maggior ragione in un campionato tanto equilibrato, con la testa della classifica che cambia quasi ogni domenica. L’Inter è senza coppe, cosa che incide tantissimo nell’economia di un campionato. Il Napoli è squadra rodata, ha una fase offensiva fra le migliori in Europa e grazie all’ottimo Sarri ha ora grandi certezze anche in difesa. Il Napoli è da titolo". 

    La Juve ha calato intanto un nuovo asso: Paulo Dybala. 

    "Dybala è l’ossessione di mio padre (ride, ndr ), era più felice lui di me dopo l’affare con il Palermo. Credo che Paulo abbia tutto del campionissimo: testa, umiltà, attenzione ai dettagli, carattere, fame e tecnica. Ha le carte in regola per entrare fra i grandissimi del calcio mondiale". 

    Bayern Monaco, impresa impossibile? 
    "Un turno nel quale si hanno poche possibilità, questa è la verità. Serviranno rabbia, cinismo, grande volontà e un briciolo di fortuna per ribaltare il pronostico". 

    Europeo in Francia: perché essere ottimisti? 

    "Abbiamo una squadra con belle idee di gioco, un carattere forte e ci sono alcuni giocatori che se presi nel momento giusto possono incidere tanto". 

    A chi pensa? 
    "Verratti per esempio, e poi Pirlo...". 

    Crede che Pirlo possa strappare la convocazione all’Europeo nonostante la scelta americana? 
    "Sì, io ci credo, certo che ci credo". 

    Se la Juve andrà in finale di Coppa Italia, niente vacanze e tutti subito in ritiro con la Nazionale... 
    "Pazienza, nell’eventualità ci andremo contenti e motivati. Intanto pensiamo alla semifinale con l’Inter, bella sfida, come sempre. La vittoria con la Lazio è la conferma della continuità e della consapevolezza che abbiamo dimostrato in questo periodo". 

    Fuori dalla lista dei candidati all’ultimo Pallone d’oro: ci pensa ancora? 

    "Rispondo senza ipocrisie: davvero non me ne è fregato nulla. Ci sarei magari rimasto male se avessi potuto competere per la vittoria, ma arrivare ventesimo o quarantesimo... Anzi, alla fine ho avuto più pubblicità così (ride, ndr )". 

    Allenatore o dirigente quando smetterà? 
    "Le emozioni che provi sul campo non le puoi vivere dietro a una scrivania o ricoprendo un ruolo istituzionale. Però, se ti danno la possibilità di incidere, e naturalmente se hai delle idee, perché non chiedo regali a nessuno, credo che sarebbe davvero molto bello cercare di portare qualcosa di innovativo grazie alle esperienze e al vissuto maturati in tanti anni di carriera ad alti livelli". 

    Ricorda ancora come si cambiano i pannolini? 

    "Certo! La nuova paternità è stata una gioia molto grande. Sì, sono un uomo felice". 
     


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