Calciomercato.com

  • Juve, dal mercato parte la corsa verso Kiev: cosa manca, strategia e obiettivi

    Juve, dal mercato parte la corsa verso Kiev: cosa manca, strategia e obiettivi

    • Nicola Balice, inviato a Cardiff

    Non è tutto da buttare. Sarebbe ipocrita pensare una cosa del genere, dopo una stagione del genere. Entusiasmante, a tratti. Quella della consacrazione a livello internazionale, del consolidamento. È stata la stagione della leggenda in Italia, di una nuova consapevolezza in Europa. Quindi no, non è tutto da buttare. Anzi, è quasi tutto da custodire gelosamente e con orgoglio quanto fatto in questa stagione dalla Juve. Una volta passata l'amarezza, lo si capirà. Ma una volta passata l'amarezza bisognerà capire con lucidità anche quanto manchi alla Juve per compiere quel passo ancora non compiuto prima che sia troppo tardi e si debba ricominciare. Perché non è vero che vincere o perdere una finale non cambi il giudizio su quanto fatto. Soprattutto se si perde in questa maniera, rovinando tutto in 45 minuti o forse meno. La differenza tra la Juve e il Real, così come tra la Juve e il Bayern Monaco e prima ancora tra la Juve e il Barcellona, è nei dettagli che poi dettagli non sono stati. A cominciare da una rosa che va sì rafforzata e non stravolta, consolidata e migliorata. Con soldi e coraggio, facendo fruttare il lavoro in sede di bilancio delle passate stagioni. I bianconeri quest'anno hanno programmato l'assalto alla Champions, alzando il livello dei 12-13 titolari, tentando un all in soprattutto da gennaio in poi accettando di avere una rosa profonda solo per un campionato italiano dove non ha rivali, ma inadeguata ai massimi livelli in Europa. Questo è quel limite che si legge nemmeno troppo tra le righe di un Allegri che pure rilancia da subito la corsa verso Kiev 2018, costretto com'è stato o come ha deciso di essere nello spremere fino in fondo un blocco senza riuscire a fidarsi realmente degli altri. E se quei titolari fino a Cardiff sono arrivati conquistando anche Scudetto e Coppa Italia, pur fallendo totalmente l'ultimo atto (vedi Higuain e Dybala su tutti), ora c'è bisogno di allungare una coperta di assoluto valore ma troppo corta e rattoppata con un tessuto normale.

     

    LA STRATEGIA – Vincendo a Cardiff sarebbe stato rinnovamento anticipato. Ora si dovrebbe invece decidere di insistere con un altro, forse ultimo, giro di giostra allungando ulteriormente un ciclo che tutti in casa Juve non ritengono finito. E bisogna spendere, con la forza di evitare cessioni eccellenti che rispondano al nome di Bonucci o Alex Sandro, di Mandzukic, Cuadrado o chiunque altro. La scorsa stagione si è conclusa in attivo tra cessioni e acquisti, in questa sessione bisognerà investire facendo cassa con quelle seconde linee che per scelta o valore non sono state all'altezza del blocco titolare, spremuto al di là del turnover scientifico attuato in certe fasi in Italia. Serviranno due esterni d'attacco, con Keita in pugno e Bernardeschi in cima alla lista delle priorità, senza dimenticare il jolly Schick su cui si lavora in quanto opportunità e investimento per il futuro pure portandolo nel caso subito a Torino. Ma big come Di Maria e Douglas Costa rimangono molto più che una semplice idea. Serve un quarto centrocampista che possa anche ribaltare le gerarchie, duttile e abile nella doppia fase: Fabinho in questo senso rappresenta il nuovo obiettivo numero uno dopo la retromarcia per Tolisso, al netto di outsider in rampa di lancio (da Emre Can a Paredes). Gente titolare ovunque, magari tranne che alla Juve insomma. In un mercato che poi potrebbe e dovrebbe anche portare forze nuove nel pacchetto degli esterni, vedi De Sciglio, compiendo un doppio passo in vanti verso il dopo Buffon, vedi Szczesny aspettando Meret. Perché la differenza non è solo in chi ha stritolato la Juve nel secondo tempo, ma anche in chi non ha avuto modo di farlo: Danilo, Coentrao, Pepe, Kovacic, James Rodriguez, Asensio, Morata, Bale...

    @NicolaBalice


    Altre Notizie