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  • Juve, Dybala parla con Del Piero: 'Sono stato peggio di Oriana, ora aspetto il risultato del test per allenarmi'

    Juve, Dybala parla con Del Piero: 'Sono stato peggio di Oriana, ora aspetto il risultato del test per allenarmi'

    Una videochat su Instagram per un venerdì sera diverso dagli altri. Almeno per quel che riguarda il popolo bianconero, in questa fase di emergenza sanitaria. Ci sono Paulo Dybala e Alex Del Piero a colloquio, generazioni di numeri 10 della Juve a confronto.

    PAULO - "Siamo rimasti a Torino io e Oriana. Dopo la brutta notizia del virus"

    ALEX - "Però non avete avuto sintomi?"

    P - "In realtà sì. Soprattutto io più di Oriana. Però già da qualche giorno stiamo bene, lei si sta allenando di nuovo, io invece sto aspettando il risultato del test per muovermi"

    A - "Qui tutto tranquillo. Ora con i bambini per ottenere il silenzio ho dovuto trattare con i giochi"

    P - "Serve immaginazione"

    A - "Sì, anche se non è semplice stare nello stesso posto. Abbiamo iniziato la lezione di spagnolo"

    P - "Ma con loro parli in italiano o in inglese?"

    A - "In casa italiano. Ma loro a scuola parlano inglese. Ora iniziamo con la terza lingua, d'altronde qui a Los Angeles tanti parlano spagnolo"

    P - "Io sono stato a Los Angeles un paio di volte. Ho visto che tanta gente capiva lo spagnolo.E come ti trovi?"

    A - "Bene. Poi venendo tante volte in Italia, un paio di volte al mese, quindi non sento nostalgia. Poi d'estate torniamo tutti insieme per un paio di mesi. Dopo Sidney è una mentalità diversa, cerchiamo di dare un'esperienza totale ai bimbi, il più possibile aperta. Oggi è il 10 aprile, ma non l'abbiamo fatto apposta"

    P - "Si è vero, è il 10..."

    A - "Mi sto muovendo? Sì, da una stanza all'altra... In realtà devi avere uno scopo, tu ce l'hai. Io invece che ho finito di giocare, devo avere tanta forza per dire 'continuo'.

    P - "L'altro giorno parlavo con Oriana, mi manca di uscire ma non tanto per bere un caffè o fare un giro con lei, ma proprio per andare al campo e allenarmi con i miei compagni. Lei si arrabbia, ma il calcio e tutto quello che gira intorno a me manca moltissimo"

    A - "Forse a fine aprile potete tornare ad allenarvi, no? La salute è la cosa più importante, ma sarebbe una bella cosa"

    P - "La voglia di tornare che tutti abbiamo di giocare, non deve portarci a commettere l'errore di rischiare di contagiarci di nuovo. Per iniziare ci deve essere una certa sicurezza, non solo i calciatori ma tutti quelli che lavorano attorno a noi. Tutti siamo a rischio, prima ci deve essere sicurezza per tutti. Comunque aspetta Alex, una sfida ce l'hai da preparare, il piede non lo perdi..."

    A - "Il piede no, ma i muscoli servono per tirare eh... In realtà non abbiamo mai fatto la sfida sulle punizioni, però la facciamo"

    P - "La verità è che ognuno ha avuto tanti tempi, anche durante le vacanze. Ma non ci siamo dimenticati, anche perché pensavamo di mettere Gigi in porta"

    A - "Diciamo due cose: faremo la sfida, tireremo col destro"

    P - "Allora massimo rigori..."

    A - "Dieci col destro e dieci col sinistro"

    P - "Rischio tanto perché il tuo piede è più forte. Ma me la gioco perché ho fiducia nel sinistro"

    A - "Mi allenavo anche con il sinistro su punizione"

    P - "Però avevi tanta potenza anche col sinistro..."

    A - "Tu con l'Inter hai fatto una genialità..."

    P - "Il portiere non se l'aspettava...l'ho presa in tempo che lui non potesse reagire"

    A - "Dai faremo la sfida. Mi alleno, mi alleno..."

    P - "Ho una domanda particolare per te. Come ti vedresti nel calcio di oggi? E come vedresti me nel tuo calcio? Quanto è cambiato negli ultimi 9 anni?"

    A - "Dai diciamo sei anni...Il calcio intanto è cambiato nella comunicazione, tantissimo. Io ho iniziato in un'era in cui i giornalisti erano fuori dallo spogliatoio, non c'era filtro. Ora c'è un'organizzazione diversa, è cresciuto tutto il movimento ed è cresciuto a livello economico, noi guadagnavamo tanto per l'epoca precedente e poco rispetto a quella di oggi. Io ho cominciato in un'epoca in cui gli allenatori avevano determinate caratteristiche in Italia, così anche in Inghilterra, in Spagna...prima erano situazioni più definite. Poi gli allenatori si sono mixati. La Germani ha vinto un Mondiale in Brasile, purtroppo per voi, con un possesso palla incredibile per fare un esempio. Magari potessi giocare ancora..."

    P - "Sarebbe un piacere per tutti"

    A - "La voglia di giocare non passa mai, è una passione"

    P - "Io penso anche a livello fisico è cambiato tanto, si corre di più. Tu lo sai meglio di me, non so se è solo un'impressione. Ho letto che 20-30 anni fa, al massimo si correva per 8-9 km, noi abbiamo tutti i dati e i centrocampisti fanno anche 12 km"

    A - "Già c'erano questi numeri, soprattutto per i centrocampisti. Perché il calcio è cambiato, dal retropassaggio al portiere è cambiato tutto. Prima gli stadi avevano la pista e si giocava con un pallone, finché non si perdeva, oggi ce ne sono tanti e ogni volta che la palla esce si giocano 30 secondi in più rispetto a prima. C'è più tempo effettivo, ci sono anche meno concessioni ai difensori per dare attenzione allo spettacolo. La situazione è migliorata, c'è anche sempre più conoscenza. Quando ho iniziato il nostro staff era di 5-6 persone, ora quanti sono? 10 forse?

    P - "Noi usciamo tutti vestiti di nero, chi lavora con noi di bianco. E a volte ci sono più bianchi che neri...Sono in tanti ad aiutarci, fisioterapisti, magazzinieri, preparatori... Noi siamo in 2-3 con un solo preparatore. E' molto importante, perché tutti sanno di cosa ha bisogno ogni singolo giocatore. Le grandi società hanno queste soluzioni per noi che ci aiutano tantissimo. Non ha senso che io faccia lo stesso lavoro di Chiellini o De Ligt"

    A - "Sì, è diverso da un po' di tempo fa. Ma te lo dico, sulle punizioni questo non conta..."

    P - "Non c'entra niente...Tornando a quello che dicevi prima, penso solo a Samuel che ora è nello staff della Nazionale. Quando ero a Palermo lui giocava ancora all'Inter, ho perso il conto dei falli e dei pugni, se capitava oggi lo avrebbero espulso sicuramente: saranno stati 15 falli pesanti non visti, te lo giuro"

    A - "Dai, racconta quella cosa della maglia che mi hai detto su Whatsapp"

    P - "Mi prendono in giro..."

    A - "Io e Paulo ci siamo scritti come spesso accade. E tu mi hai scritto: 'Ale ho appena perso la tua maglia'...Vai avanti"

    P - "Mi è arrivata un'immagine della maglia tua 2010-2011 ad un'asta. Allora la volevo a tutti i costi. Non avevo un account, ho detto alla mia ragazza di entrare con il suo. Mettiamo una cifra, ma non ti diceva qual era quella più alta. Mancavano tre giorni quando ho fatto la mia offerta, non mi è arrivata nessuna mail di sorpasso della mia offerta. Ero pronto a festeggiare, all'ultimo secondo uno entra e vince la maglia per 10 euro più di te, non ho avuto tempo della controfferta. Incredibile...quando ho letto che avevo perso la maglia, ero arrabbiatissimo..."

    A - "Facciamo così, quella maglia te la dò io. Ne ho ancora poche, sono felice di mandartela"

    P - "Facciamo una cosa più bella, scommettiamo"

    A - "Tua famiglia come sta in Argentina?"

    P - "Stanno bene, per fortuna sono tutti negativi. Erano già partiti prima della mia positività, ma quando hanno avuto la notizia sono stati fatti tutti i controlli per sicurezza. In Argentina se continuano a fare come stanno facendo ora staranno tutti bene, il Governo è stato molto reattivo, la quarantena è partita presto e la linea dei contagi è molto bassa. Chi era il tuo idolo da giovane?".

    A - "Ho cominciato con Platini, era il 10 della Juve. Ma in Serie A all'epoca c'erano tanti campioni, Maradona, Zico... Anche se non potevi vedere nulla, giusto il secondo tempo di una partita e dovevi sperare che fosse la tua. Altrimenti, Novantesimo e La Domenica sportiva".

    P - "In Argentina, se in televisione c'è solo una partita, di qualsiasi  parte del mondo, la guardiamo. Vedere calcio è sempre bello".

    A - "Una domanda per te... Cibo preferito italiano e argentino?

    P - "Argentino l'asado non si scambia con niente. Italiano la pizza mi piace tantissimo, ma a Palermo andavo sempre in una trattoria piccolissima di fronte al mare. Non c'era mai nessuno e mangiavo gli spaghetti all'aragosta: guarda, andavo tutte le settimane. Poi però dovevo tornare a piedi per smaltire.

    A - "Allora, quando finisce questa storia che ti invito al mio ristorante a Milano, so cosa farti mangiare.

    P - "Sei mai stato in Argentina?"

    A - "Solo una volta, per una tournée a 19 anni. Dovevamo giocare due partite, ma alla fine giocammo solo contro il Velez. C'era lo stadio tutto in legno, incredibile. Pioveva tantissimo. Ricordo che giocava Rampulla, che per fare un rilancio veloce ha colpito nella testa di dietro Torricelli, per poco non si faceva autogol, ci siamo coperti la faccia per non ridere. Ricordo queste tre cose ecco, era estate e c'era un caldo... Mai più venuto"-

    P - "Eh, dovresti venire. Ti faccio l'asado. Ho anche il campetto da calcio, invito un paio di amici. Vieni da solo o porti la tua squadra?".

    A - "No, facciamo la squadra lì. Ora ti chiedo una cosa che tanti chiedono: Boca o River?".

    P - "Guarda ci sono tanti tifosi del River che si ricordano bene di te, per questo ti chiedono. Io però sono stato sette anni con la squadra in cui sono cresciuto, anche andando allo stadio e saltando in curva".

    A - "Non è il Boca né il River, ma è?".

    P - "L'Istituto de Cordoba. Non la conoscono tanti, perché sono spesso in Serie B".

    A - "Facevo uguale a Padova, anche se non era la Juve, la squadra che tifavo".

    P - "In Argentina succede che tifi per la grande squadra e per quella della provincia. A me piaceva tanto Riquelme del Boca, ma la mia squadra è il Cordoba. Altra domanda che ho letto: 'Qual è stato per me il tuo gol più bello e quale per te il mio". Io ce l'ho...".

    A - "Ne ho anche due o tre... Se parliamo di gesto tecnico, ne hai fatti tanti anche a giro sul secondo palo bellissimi. Ma quello contro l'Inter, per completezza, forse è il più bello. Ci sono stati altri che sono stati grandi gesti tecnici, questo è completo, dal controllo, all'uno due, al tiro...".

    P - "Io sono andato un po' sulla tecnica. Il tuo tiro a giro alla Del Piero, se ne scelgo uno, li prendo tutti. Ma il tuo gol alla Fiorentina, di mezzo esterno sopra il portiere, non so proprio come hai fatto a prenderla". 

    A - "Neanche io (ride). Però è anche il mio preferito, perché è diverso. Però, tu mi conosci molto bene... Un po' di fortuna anche. Ero indeciso se stopparla e poi tirare, ma c'era il difensore, allora ho pensato di tirare".

    P - "E tutto in due secondi, è incredibile. Quando ci chiedono cosa abbiamo pensato quando facciamo un gol, non capiscono, perché succede tutto in poco tempo".

    A - "E meno pensi, meglio è. E' l'istinto che ti fa fare le cose più velocemente. Tu comunque, sul gol più bello, ci hai azzeccato. E io?".

    P - "L'altro giorno mi hanno chiesto e mi è venuto in mente quello, perché è completo. Quello è stato un gol con tanti fattori. Purtroppo, non ci sono stati i tifosi per vivere quel momento così importante".

    A - "Non ho mai giocato una gara ufficiale in uno stadio vuoto. Com'è stato?".

    P - "Fa piacere avere i tifosi, ma quando entro in campo cerco sempre di isolarmi. Senti qualche fischio, qualche "tira", ma quando giochi non lo senti. Quando entri in campo, però, vedi vuoto e fa strano: quando sono entrato in campo però, come mi hai detto tu una volta, avevo già acceso l'interruttore.... Quella volta a Madrid che sei uscito tra gli applausi, è stato più bello per la vittoria o per l'ovazione?".

    A - "A Madrid sono sempre duri con i giudizi, ma uscire tra gli applausi è stato come aver vinto un trofeo per me. Il mio gol su punizione più bello? Forse in quello in quella  partita, per l'importanza. Ma raccontami il tuo gol più bello su punizione?".

    P - "Qui alla Juve ho avuto occasione di farne, se ne devo trovare uno, quello contro l'Atletico è stato sia bello sia importante. Quando mi sono avvicinato con Pjanic, gli ho detto tiro in porta. Lui mi ha risposto "tira basso così la devia qualcuno". Io volevo tirare alto però, non c'era spazio. O va in curva o sotto l'incrocio. E Oblak è pure forte, come ter Stegen".

    A - "Hai fatto gol a ter Stegen?".

    P - "Due. Sai chi mi è mancato? Gigi...".

    A - "Io sono un portiere molto forte...". 

    P - "Allora facciamo che chi non tira para... Tu hai fatto gol a portieri importanti?".

    A - "Io ho fatto gol a Gigi prima che venisse alla Juve. C'erano tanti portieri forti, Peruzzi, Pagliuca,  Antonioli... Abbiamo una grande tradizione di portieri. L'Argentina meno vero? Più attaccanti?".

    P - "Insieme al Brasile, siamo stati sempre i più costanti. Dopo Maradona, è arrivato Leo, sarà difficile trovarne un altro, ma speriamo di trovarlo".

    A - "E che Leo non è proprio un attaccante".

    P - "Ha dei numeri incredibili, anche senza bisogno di avere un ruolo. Ora però, c'è bisogno di vincere un trofeo importante, speriamo di farlo già dal prossimo anno, se giocheremo la Copa America. Ora è il momento dei saluti Ale... E' stato un piacere come sempre, c'erano 50 000 collegati, abbiamo riempito uno stadio".

    A - "Io ora devo salutare in spagnolo....".

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