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  • Juve: Evra rovina il capolavoro di Allegri

    Juve: Evra rovina il capolavoro di Allegri

    • Matteo Quaglini

    In centoventi minuti di Bayern-Juventus vissuti al cardiopalma c'è stato un momento preciso e decisivo, nel quale la partita tra il super team di Guardiola e la Juventus quattro volte campione d'Italia è cambiata irreparabilmente a favore dei tedeschi. Quel momento che ha rotto 90 minuti di sontuosa interpretazione tattica della partita da parte della Juventus è stato l'errore difensivo di Evra. Al novantunesimo a un passo da una qualificazione epica si è verificata una vecchia regola della storia militare che da sempre ricalca anche la storia di una partita. Questa regola è semplice e definitiva: basta un momento in cui a causa della forzatura del gioco d'attacco avversario si rompa il fronte difensivo, per rompersi a sua volta l'equilibrio in battaglia, con una conseguenza naturale e non in grado di essere sovvertita, lo sfondamento avversario e la vittoria su chi fin ad allora ha difeso bene, contrastato meglio e prodotto di più. Si chiama contro gioco (in questo caso corto, perché fatto negli ultimi 20 metri) e lo adottano - come ieri è accaduto - anche squadre immense come questo Bayern. 

    La partita tra due squadre grandi e opposte per concezione del gioco, è tutta qui nell'errore di valutazione di un gran giocatore e uomo come Evra, che non rinvia il pallone della vittoria e apre a Coman schierato da Guardiola sulla fascia come falso riferimento, la via per il cross del pareggio. Ma c'è da dire che non è stato solo un errore individuale (alla fine possibile e ammissibile) a condannare la Juventus dopo una partita impeccabile e magistrale nell'interpretazione del gioco difensivo e del contropiede verticale, ma anche un errore tattico collettivo nella valutazione di quel falso riferimento. 

    E' vero che Coman è entrato e ha cambiato la partita, ma è la cattiva gestione delle marcature nell'uomo contro uomo su Lewandowski e Muller nel cuore dell'area che ha determinato il pareggio. Di nuovo è la tattica militare - che questa straordinaria partita ha manifestato più volte - ha spiegare il perché di tali continue variazioni tattiche. Il Bayern ha giocato nell'ultimo quarto d'ora dei 90 minuti regolamentari, il vecchio principio napoleonico della "manoeuvre sur le derriere": sovraccaricare un lato, il destro in particolare come fanno sempre, per scoprire le maglie difensive al centro. Nel primo tempo e fino al 72esimo questa soluzione era stata ottimamente gestita della concentrata e tatticamente perfetta (nel rispetto delle posizioni) difesa della Juventus, poi è subentrato l'altro fattore che muove lo sviluppo di un ragionamento tattico e quindi di conseguenza permette un colpo tecnico: la velocità. Soli dentro l'area piccola Lewandoski e Muller sono stati rapidi ha trafiggere una difesa imbattuta da dieci partite e a mandare da un lato la partita ai supplementari, spostando dall'altro il piano piscologico e il risultato a loro favore. 

    Dei supplementari sappiamo tutto e non c'è tattica, si gioca con un'altra importante componente, i nervi mentre la stanchezza la fa da padrone. Analizziamo invece le due mosse cardine che hanno determinato la partita nei novanta regolamentari. 

    1° TEMPO - E' una magistrale interpretazione tattica quella della Juventus, nonostante le assenze di Chiellini, Dybala e Marchisio e con Mandzukic in panchina. C'è una mossa di Allegri che per 70 minuti vale lo scacco matto a Guardiola: tra due sistemi fissi che si affrontano e che in partenza decidono di mantenere una ferrea rigidità nelle posizioni (4-1-4-1 i tedeschi, 4-4-2 la Juventus), l'allenatore bianconero inverte i ruoli di Hernanes e Podga; il primo fa il mediano nel centrocampo a quattro, mentre il secondo gioca alto da seconda punta tra le linee di centrocampo e difesa degli immutabili tedeschi. Risultato: squadra alta, dal pressing corto a giocare sull'errore di palleggio e 0-2 straordinario, gli interscambi tra Podga e Khedira che escono sul pressing sono perfetti e c'è il contropiede verticale con Morata e Cuadrado. Si diceva in pre-gara giustamente come prendere la palla ai palleggiatori? Risposta: non si prende si va nello spazio, è l'idea tattica giusta per battere una linea che difende alta. 

    2° TEMPO - Il Bayern gioca la tattica dell'attacco frontale con 5 punte, le quattro a semicerchio più Douglas Costa in regia al posto di uno spento Xabi Alonso, non c'è centrocampo e la Juventus tiene, le manca però un elemento chiave per chiudere il cerchio e agguantare la vittoria: il contropiede di Morata che si trasformi in gol sublimando le paure psicologiche di Guardiola alla vigilia: sulla capacità di difendere vicino la porta e poi verticalizzare forte e netto. La tattica del risultato diretto senza la preoccupazione del "come ci si arriva" è andata vicino al suo trionfo. 

    CONSIDERAZIONI FINALI - La Juventus sapeva alla vigilia di non dover mollare sfruttando la tattica del tempo che passa attraverso il controllo non del pallone ma degli spazi, c'è riuscita e ha segnato due gol. Forte della difesa, ha resistito composta al secondo attacco della Champions per tiri complessivi fatti (218) dopo il Real Madrid. Le è mancata l'attenzione all'attenzione (che è un aspetto tattico) nei 15' finali, non ha resistito come suo solito in quei minuti in cui la distribuzione delle reti è maggiori, 63 gol su 310 tra il ’75 e il ’90 (dati Uefa).

    Ma nella sconfitta ha insegnato come ci si comporta, come si affrontano le difficoltà, come non ci si arrende mai, come si usa il mix (importantissimo) di testa e cuore. Nulla vale il risultato, ma questa partita la fa più consapevole. Su questo esempio si lavori per un nuovo grande calcio italiano. 
     

     

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