Calciomercato.com

  • Juve imbattibile:| A caccia di talenti Under 20

    Juve imbattibile:| A caccia di talenti Under 20

    Dopo le macerie di due settimi posti, una ricostruzione pezzo a pezzo con i giovani al potere, dal presidente a Conte e Nedved. Così è nata la super rosa della squadra che non perde mai.
    La rivoluzione di Agnelli dietro la Juve imbattibile.
    Programmare la perfezione è impossibile, e chi ci provasse peccherebbe di superbia. Ma mirare alla perfezione è un buon punto di vista, ed è questo che la Juventus sta cercando di fare da tre anni. Poi magari nessuno, da Agnelli in giù, avrebbe immaginato che dal nulla (peggio: dalla macerie di due settimi posti) sarebbe riuscito a costruire la squadra imbattibile, e dunque quasi perfetta. Però è successo. E nel frattempo, a forza di non perdere mai, prendendo il largo. È un’isola, lontana dalla terraferma del campionato.


    La Juve è il prodotto di una rivoluzione, anche più profonda e drastica di quanto possa apparire. Ciò che oggi si vede deriva da una programmazione preparata a tavolino ma pure da una serie di coincidenze fortunate. Al traguardo, la società bianconera è arrivata con lo studio, qualche colpo di genio ma anche tanti errori. Ma all’origine di tutto c’è l’idea di Agnelli: la Juventus che era faticosamente uscita da Calciopoli - la società di Blanc Cobolli e Secco, la squadra Ranieri e Ferrara, lo spogliatoio di vecchi campioni ai quali si pensava di non dovere più della riconoscenza andava rivoltata come un calzino. Il presidente, e già la sua nomina era stata a suo modo rivoluzionaria, ha cambiato il personale in ogni settore: tecnico, finanziario, commerciale, mediatico. Ha tenuto pochissimo di quello che c’era, anche a costo di metterci del tempo per rimpiazzarlo. E ha imbullonato la società a una generazione di gente tra i trenta e i quarantacinque anni come lui (e come Conte, Nedved o Paratici, per citare i più conosciuti), gente uguale di età e di pensiero.

    Marotta, certo, è un poco più anziano, ma serviva un capo navigato. Non fu scelto da Agnelli ma da Elkann, però ha capito in fretta quello che bisognava fare, quello che volevano che facesse. Grazie a questo tessuto omogeneo, la Juventus è una società molto compatta, e l’unità si trasferisce alla squadra: è una delle ragioni dell’imbattibilità. Il primo anno, Agnelli e Marotta sbagliarono molto e sprecarono assai, ma la rivoluzione era in corso e poi c’era fretta, che non aiutò. Ma il primo obiettivo era di creare uno zoccolo duro di calciatori che rimpiazzasse il vecchio, ormai logoro, anche troppo ingombrante: persino Buffon ha rischiato la rottamazione (toccata a Camoranesi e Trezeguet, per dire), e Del Piero ha tenuto duro fin che ha potuto poi ha dovuto arrendersi.

    Il secondo obiettivo era trovare la guida dell’equipaggio e Conte, per quanto non considerato la prima scelta (prima di lui si provò con Mazzarri, con Villas-Boas), si è rivelato perfetto. Era quello che cercava Agnelli: un uomo di fortissima vocazione juventina, con tutto quello che comporta questo termine, ma al tempo stesso moderno di idee, di metodi, di cultura. Uno che avesse il carisma dello sciamano e le conoscenze dello scienziato: più o meno, questo è. La saldatura è stata perfetta.

    Marotta continua a essere il re dei colpi a parametro zero, ma se alla Samp poteva permettersi Palombo e Lucchini qui è passato a Pirlo e Pogba. Il suo staff, come già a Genova, setaccia under 20 in giro per il mondo, ma pure qui a un livello più alto: oggi la Juve controlla di fatto una generazione intera di ragazzi italiani e sta anche allargandosi al Sudamerica, mercato che Moggi schifava. Incastrando le varie componenti (facile, se tra una e l’altra ci si riconosce come simili), è nato un muro inattaccabile. Poi, come disse una volta Agnelli, adesso alle pareti ci si potrebbe appendere lo schermo al plasma, cioè il famoso top player inseguito da due anni e mai arrivato. Ma quello servirebbe per vincere di più: per non perdere, bastano i figli della rivoluzione.


    Altre Notizie