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  • Juve:| L'analisi di Ansaldo, Cerruti, Mura e Sconcerti

    Juve:| L'analisi di Ansaldo, Cerruti, Mura e Sconcerti

    I bianconeri hanno rallentato: 28 punti nelle prime 10 partite, solo 17 nelle seconde 10.
    Juve, non passi falsi ma un cambio di tendenza.
    La Juve corre meno, segna poco, è ancora squadra ma non è più brillante. Non accade solo da otto giorni, sono almeno due mesi, ma è sempre stato preferito il basso profilo. Nelle prime dieci partite la Juventus ha messo insieme 28 punti, nelle seconde dieci 17, undici punti meno. Non un passo falso dunque, ma un vero cambio di tendenza. Non era stato un infortunio quello con la Samp, era solo la terza sconfitta in nove giornate. Come non è un cattivo risultato questo di Parma, cioè in casa dell’unica squadra che non ha mai perso nel suo stadio. Ma nel calcio capita di essere troppo severi o troppo arrendevoli anche quando nessuno te lo chiede. La Juve è il vero partito di maggioranza di questo Paese, meglio dirle che non sta succedendo niente, solo normale amministrazione. È così? Non credo ci siano squadre migliori della Juve, ma è anche vero che la Juve non ha da tempo la sua faccia migliore. Ha assenze pesanti (Chiellini, Marchisio e Vucinic, che gioca ma non sta bene), ha sostituti non all’altezza dei titolari, ha una Champions in più, fa più fatica a rimanere concentrata sul risultato. Mi sembra che anche Conte sia più confusionario di un anno fa. Si agita sul campo, si affida a scaramanzie e deborda in un modo che prende quasi alle spalle la forza della squadra. Manca un po’ la sua assenza, quel non apparire di due mesi fa che finiva per dare autorevolezza al vuoto. Io credo che la Juve vincerà questo campionato che però aveva già vinto. Ora dovrà rigiocarlo e avrà molti avversari. Prima di tutto Lazio e Napoli, vecchio buon senso italiano attraverso il quale si eliminano le sorprese. Si vince quel che si deve e ci si gioca tutto il resto. Ma anche l’Inter può dire la sua una volta che le sia restituito un obiettivo. L’Inter è stata seconda per metà stagione e lontanissima nella seconda metà. Una settimana fa veniva da aver preso tre gol a Udine, oggi sembra viva perché ha segnato due gol al Pescara. La verità è a macchia di leopardo. Non resiste in nessun luogo. Ma se gli altri si fermano, chi insegue alla fine trova una sua ragion d’essere. Guarin è diventato un giocatore diverso, Benassi si sa da tempo che diventerà un regista, il problema è il tempo. Non è ancora questo. L’Inter avrebbe bisogno di grandi giocatori pronti subito, ma sembrano diventati merce impossibile per il nostro calcio. Leggo di aste per Lodi e Bellomo, si scambia quello che si può fare con la soluzione migliore. La stessa piccola crisi della Juve parte da questa sopraggiunta modestia che alla fine sta conquistando tutto. Buona alla fine anche la partita del Milan a Marassi. Sono vent’anni adesso dal suo record d’imbattibilità con Capello. Si può prendersela con il lavoro di oggi se ieri c’erano Maldini, Costacurta, Baresi, Tassotti, Donadoni, Boban, Rijkaard, Van Basten, Gullit, Massaro, Lentini, Savicevic, Panucci e qualcuno di questi andava per forza in panchina? Il Milan di Allegri è comunque tornato una squadra. Fa due punti in media a partita ed è tra i favoriti per il terzo posto. Questo è il punto.

    (Mario Sconcerti - Corriere della Sera)

    IL PASSO SMARRITO.
    La Juve non ha più il passo da padrona: un punto nelle ultime due partite. Nello stesso arco, Lazio e Napoli gliene rosicchiano cinque. I numeri dicono questo. Se poi andiamo a vedere più da vicino le tre partite e il loro peso specifico, si conclude che di questi tempi un pareggio sul campo del Parma, ancora imbattuto in casa, ci può anche stare, ed essere accolto senza broncio. Conte, rara avis, ha ammesso la sua responsabilità sul gol del pareggio. Lui ha urlato a Vucinic di fare il velo. Paletta intercetta prima il suggerimento, poi il pallone ed è svelto nel lanciare Sansone nella corsia-Chiellini. È lì, sul centrosinistra della difesa, tra Bonucci e Caceres, che la Juve aveva sofferto la Samp, e la cosa s’è ripetuta a Parma, non solo sull’azione del pareggio ma anche su alcune iniziative di Belfodil. È in questa zona che Conte dovrà studiare come mettere una pezza. Un’altra carenza della Juve attuale sta nell’efficacia in attacco. Se prima costruiva molte occasioni e ne sfruttava poche, ora ne costruisce meno. Un paio di parate difficili da parte di Mirante, il gol però arriva solo su punizione di Pirlo nettamente deviata in barriera da Biabiany. Non è arrivato dalla panchina, su cui la tendinite confina inizialmente Vucinic, né dal campo, anche se Quagliarella ci ha provato anche con un tiro dei suoi, da centrocampo. Ieri, per la Juve, la prima di otto partite in un mese. E per qualcosa avranno influito anche i supplementari in coppa Italia con il Milan. La Lazio è a 3 punti dalla Juve. Ultimamente è positiva nei risultati, nel gioco meno. Nei turni più recenti, interni, con Cagliari e Atalanta non può certo lamentarsi degli arbitraggi. Un rigore assurdo a favore e, ieri, un gol di Floccari propiziato da un evidente tocco di mano. Evidente per tutti tranne per chi in teoria dovrebbe valutarlo meglio, ossia l’arbitro di porta. C'è differenza tra segnare di mano e segnare grazie a un tocco con la mano. Il che pone Floccari in una situazione diversa da quella di Klose a Napoli. Resta il fatto che, senza quel tocco di mano, Floccari non avrebbe fatto gol. Floccari, ingiustamente sottovalutato perché è uno degli attaccanti più completi e, soprattutto, altruisti per natura, è l’asso nella manica di Petkovic. Il tecnico parte col solito 4-1-4-1 e chi può dirgli nulla? È così che è arrivato tanto in alto. Quando diventa indispensabile segnare, dentro Floccari (ieri per uno spento Candreva) e si vede un’altra Lazio. Il gol difficile non riguarda solo la Juve. Floccari segna dopo che Brivio colpisce la sua traversa. Poi il difensore perfezionerà il tentativo di autogol con un vero autogol. Al borsino della salute sembra star meglio il Napoli, che di gol al Palermo ne ha segnati tre, uno più bello dell’altro, e nessuno è firmato da Cavani. Attenzione, quanto a gol fatti e subiti il Napoli è vicino alla Juve (40-18 contro 41-15) e quelli di ieri dimostrano quanto siano ampie le sue possibilità. Uno di testa dall’area piccola (Maggio), uno da fuori (Inler), uno dall’altezza del rigore (Insigne). Antico neo: un primo tempo contemplativo. Comunque il Napoli sembra reagire bene alle squalifiche di Cannavaro e Grava e ai due punti di penalizzazione. Resta assurdo, e grave, che le eventuali sanzioni, e sottolineo eventuali, una squadra le debba scontare in questo campionato, e altre magari nel prossimo. Dopo un turno spiccatamente casalingo (solo due pareggi per le squadre in trasferta) il prossimo cartellone è ricco di sapore. Sabato Palermo-Lazio e Juve-Udinese (da non prendere sottogamba), domenica all’ora di pranzo Fiorentina-Napoli, Roma-Inter a chiudere. L’Inter, battuto un Pescara molto molle, si ritrova più vicina alla zona Champions che a quella Uefa. A Catania la Roma sbaglia troppo (con Destro e Bradley) e paga conto salato. La Fiorentina non può essere soddisfatta degli arbitri (sui primi due gol incassati) né del suo portiere (sul terzo). Anche il suo vantaggio , su autogol di Brkic che poi s’è rotto un dito, era stato fortunoso. Senza Pizarro è un’altra Fiorentina. Nel posticipo, in uno stadio frustato dalla tramontana, giusto pareggio tra Samp e Milan.

    (Gianni Mura - Repubblica)

    Il dubbio: la capolista è a corto di benzina oppure sta preparando lo sprint finale?
    Juve-Lazio-Napoli: la corsa scudetto è un affare a tre.
    Due indizi non costituiscono una prova, ma sono più che sufficienti per alimentare un dubbio: la Juventus sta finendo la benzina? E se non fosse così, che cosa le succede? Perché non è da squadra di Conte andare due volte in vantaggio, contro la Sampdoria e il Parma, chiudendo soltanto con un punto, invece di sei. Parlare di crisi sarebbe eccessivo, come era eccessivo considerare chiuso il campionato mentre Buffon e compagni festeggiavano l'arrivo del 2013, stappando il vantaggio-record di 8 lunghezze sulla Lazio. Intanto, però, quel tesoretto prezioso anche in vista della Champions si è ridotto a un margine sottilissimo di 3 punti, sempre sugli uomini di Petkovic. E allora, prima di addentrarci nei problemi della capolista, è giusto sottolineare i grandi meriti di questa Lazio rivelazione, che dopo lo 0-0 nello scontro diretto a Torino era nove punti dietro la Juventus. In sette partite ne ha poi recuperati sei, salendo dal quinto al secondo posto, con l'accelerazione di quattro vittorie consecutive contro l'Inter, la Sampdoria, il Cagliari e l'Atalanta. E tutto questo, malgrado abbia il peggior attacco delle prime sette, a testimonianza di una squadra equilibrata, con la terza difesa del campionato, capace di capitalizzare al massimo i gol realizzati da Klose e compagni, senza farsi raggiungere, o peggio scavalcare. Come sempre, però, nemmeno il salto in alto della Lazio, che ai 19 punti nelle prime 10 giornate ne ha aggiunti 23 nelle successive 10, potrebbe bastare ad accorciare la classifica se la padrona del campionato non avesse innestato un'inattesa retromarcia. Ai 28 punti nelle prime 10 giornate, infatti, la Juventus ne ha poi aggiunti appena 17, con ben 3 sconfitte. Numeri che testimoniano un calo evidente, da attribuire non soltanto all'assenza di un grande goleador tipo Trezeguet, ma anche a molte altre cause: il dispendio di energie in Champions; un'inconscia inappetenza dopo la fame arretrata di un campionato fa; un altrettanto inconscio peccato di presunzione per la buona partenza; clamorosi errori individuali, a cominciare da Buffon nel primo gol della Sampdoria; infortuni come quello di Chiellini tanto rimpianto anche ieri; e addirittura il suggerimento sbagliato di Conte, reo confesso per l'azione del pareggio del Parma. Il tempo dirà se la Juventus sta davvero finendo la benzina, oppure se il lavoro dopo Natale è servito per riempire un nuovo serbatoio in vista dello sprint finale, come l'anno scorso. Anche allora, infatti, dopo l'1-0 a Lecce all'inizio di gennaio, la squadra di Conte frenò bruscamente vincendo soltanto 3 delle successive 10 partite, con quattro pareggi consecutivi che favorirono il sorpasso (provvisorio) del Milan. Un precedente che da una parte tranquillizza la Juve, ma dall’altra incoraggia la rincorsa della Lazio e anche del Napoli, capace di battere il Palermo segnando tre gol, senza la firma di Cavani come non gli era mai successo, dimostrando una volta di più i grandi meriti di Mazzarri. Lo scudetto, specie se verrà annullata la penalizzazione della squadra di De Laurentiis, sembra un affare per tre, con l'Inter come possibile guastafeste, mentre la volata per gli altri posti in Champions è aperta a tutti. Anche se il Milan, con il primo 0-0 in campionato contro la Sampdoria, fallisce il sorpasso sulla Roma, allontanandosi a 9 punti dal Napoli, terzo. Tanti, per alimentare i sogni di una disperata rimonta.

    (Alberto Cerruti - Gazzetta dello Sport)

    La crepa nelle certezze.
    A
    desso i cani fiutano l’odore della volpe. Proprio non ce lo vediamo Claudio Lotito a cavallo e in divisa da caccia mentre cavalca nella brughiera come un milordino inglese: il suo «aplomb» è da Grande Raccordo Anulare ma la realtà dice che la Lazio del presidente dal «latinorum» eloquente è ormai in vista della Juve. Tre punti sono il vantaggio minimo che i bianconeri hanno avuto dal primo weekend di dicembre quando vinsero il derby e tennero il Napoli a 2 punti: dopo, partì la fuga che a Natale sembrava aver chiuso il campionato. Dal 21 dicembre al 13 gennaio la Juve si è fatta vedere a Parma due volte. La prima creò l’illusione perchè il successo in campo neutro sul Cagliari alimentò le proporzioni del distacco fino a 8 punti, la seconda l’ha spezzata visto che i bianconeri dopo il pareggio di ieri sentono l’abbaiare della muta: insieme alla Lazio, c’è il Napoli in ripresa (in settimana ci sarà il giudizio sulla penalizzazione anche se pare non ci siano gli appigli giuridici per restituire i 2 punti) e per il momento ci fermeremmo lì, non credendo al recupero dell’Inter che viaggia a singhiozzo come un’auto a corto di benzina. Il riavvicinamento è un grande merito di chi insegue: vuol dire che non si è fatto scoraggiare dalle apparenze. Sommessamente notiamo che la Lazio viene da due vittorie con episodi discutibili (ieri il tocco di mano di Floccari sul primo gol) e a ragione nessuno la definisce una grave offesa al campionato nè alle città sconfitte: sarebbe un passo avanti se lo stesso metro valesse per tutti, invece di gridare allo scandalo quando ne beneficia la Juve, ma abbiamo capito ormai che fa parte del gioco. Anche se i bianconeri restano i favoriti, l’aver dissipato 5 punti in due partite è un segnale che crepa le certezze prima che ricominci la Champions League. Non è la prima volta che succede perché accadde già con il pari interno contro la Lazio seguito dalla sconfitta con il Milan. Cambiano però lo spessore degli avversari e la dinamica dei risultati. Di solito quando si affronta una squadra più debole il problema è portarsi in vantaggio, il resto viene da sè. Anche in questo caso, come contro la Samp, la Juve non ha saputo invece mantenere l’1-0. Si prevedeva che il Parma fosse l’ostacolo più impegnativo rispetto agli avversari della Lazio e del Napoli però dopo il gol di Pirlo in combutta con Biabiany la Juve doveva chiudere la partita invece ha provato a congelarla e abbassando il ritmo si è esposta al ritorno degli emiliani. E’ come se nella sosta si fosse esaurita la brillantezza. Ritrovarla sarà essenziale per difendere il tesoretto, che come nei conti dello Stato si scopre sempre un po’ più esiguo di quanto ci si aspettava.

    (Marco Ansaldo - La Stampa)


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