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  • Juve in finale, nonostante il peggior Ronaldo della stagione. Questo Milan è compatto, non meritava di uscire

    Juve in finale, nonostante il peggior Ronaldo della stagione. Questo Milan è compatto, non meritava di uscire

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Il peggior Ronaldo della stagione pre e post Covid costringe la Juventus a palpitare fino al 90’ per raggiungere la qualificazione contro un Milan ridotto in dieci (espulsione di Rebic) oltre che privo di Ibrahimovic, Castillejo ed Hernandez.

    Il giudizio icastico non discende dal rigore sbagliato (15’ palo alla destra di Donnarumma), ma da una prestazione velleitaria e provocatoria. Ronaldo non solo ha collaborato poco con i compagni (quello lo fa sempre), ma nel tentativo di irridere gli avversari ha perso spesso la palla, tirato indietro la gamba e chiuso la sua indegna prestazione con una rabona circense quando avrebbe potuto dare palla in mezzo in maniera più ortodossa e, soprattutto, più utile.

    Nonostante il portoghese - in pratica le due squadre hanno giocate entrambe con un uomo in meno - la Juve ha raggiunto a tentoni la diciannovesima finale di Coppa Italia della sua storia (tredici quelle vinte) e fra poche ore conoscerà l’avversario che incontrerà mercoledì a Roma.

    Gli juventini meno critici e un pochino più patetici diranno che Ronaldo ha giocato male perché Sarri lo ha costretto a fare il centravanti con Douglas Costa a sinistra e Dybala a destra. In realtà. Cristiano era in serata pessima, nonostante i più occhiuti tra gli osservatori di cose bianconere avessero assicurato che era in grande spolvero e nutrito da una feroce determinazione.

    La realtà è che il rigore l’ha scaricato completamente e che alle sue finte non abbocca più nessuno, tantomeno i due centrali milanisti (Kjaer e Romagnoli) risultati tra i migliori.

    La Juve avrebbe dovuto segnare almeno tre gol nel primo tempo, ma la scarsa precisione di Douglas Costa (a lato di un capello un suo sinistro, dopo 70 secondi, a conclusione di una personale percussione di Alex Sandro), l’errore dal dischetto di Ronaldo e la smanacciata in ginocchio di Donnarumma su tiro di Matuidi (cross da destra di Danilo) hanno preservato il Milan da una logica capitolazione.

    In verità la Juve aveva dominato anche prima dell’espulsione di Rebic (criminale entrata sul petto del povero Danilo segnalata ad Orsato dal quarto uomo), solo che avrebbe dovuto continuare a farlo nella ripresa, quando invece il Milan, pur senza effettuare cambi, ha alzato la linea di difesa, giocato palla con proposizione e coraggio, portato qualche insidia dalle parti di Buffon. A dire il vero nessun tiro nella porta, ma quando Bonaventura (48’) ha anticipato Bonucci sulla trequarti, è volato nello spazio e ha crossato per l’impatto di testa di Calhanoglu, gli juventini hanno tremato.

    Così come, nel finale, sul colpo di testa da angolo di Kjaer (fuori di un metro e mezzo) in due (uno era Ronaldo) si sono fatti anticipare sempre di testa.

    Che la Juve sia più forte del Milan lo sanno tutti, che il Milan meritasse l’eliminazione ho i miei dubbi. Certo Pioli è stato tradito da Rebic, e giocare in dieci contro una squadra di palleggiatori è una solenne maledizione. Resta il fatto che in due gare i rossoneri hanno fatto meglio dell’avversario, soprattutto a San Siro, e subìto solo su rigore. All’andata fu la mano di Calabria sulla rovesciata di Ronaldo. Questa volta il gomito di Conti su Ronaldo che lo stava saltando con un pallonetto. Se Ronaldo avesse segnato avremmo assistito ad un’altra partita. Ma sarebbe stato diverso anche se Rebic non si fosse fatto cacciare.

    Il Milan ha ottenuto il massimo con il minimo. Certo strappare lo 0-0 in dieci, e far paura all’avversario, dimostra che la squadra è compatta e viva. A Pioli rimprovero solo di non aver inserito prima Leao o Krunic perché con lo 0-0 avanti non si va e Bonaventura ha fatto il centravanti come ha potuto. Un’altra cosa: non avrei tolto lui, ma Paquetà (Calhanoglu no perché ha un ottimo tiro da fuori) e forse anche il giovane Lorenzo Colombo avrebbe meritato di più di dieci minuti di presenza.

    Non si è visto grande calcio, ma per un’ora una Juve più brillante e reattiva del Milan. Bentancur ha giocato assai bene novanta e passa minuti, Pjanic no. Sarri lo ha tolto dal campo al 62’ insieme a Matuidi e Douglas Costa (deve fare meglio se vuole essere titolare). Sono entrati Khedira, Rabiot e Bernardeschi. Malino tutti e, almeno a livello fisico, non si capisce il perché.

    Anzi, quando sono entrati loro, è cresciuto il Milan che a centrocampo ha cominciato a recuperar palla e a giocarla su Leao, bravo almeno a tenere alta la sua squadra.

    Non so quanto la gente, davanti alla televisione, si sia divertita. Di certo non si poteva pretendere moltissimo da calciatori che hanno interrotto tre mesi fa il ritmo partita. O da un come Dybala, che è stato in quarantena per 46 giorni.

    E’ vero, dunque, che, dopo il Coronavirus, molto non è più come prima e che, nonostante il divario, questa prima partita dopo il grande vuoto, avrebbe potuto partorire una grande sorpresa. Il punto, come sempre, non sarà solo giocare tanto, ma recuperare nel breve. Tre giorni sono pochi e cambiare una squadra in corsa (ma anche un reparto come ha fatto Sarri) non è propriamente un’operazione esente da rischi.

    Siamo di fronte ad un altro calcio e anche per raccontarlo bisognerà prima capirlo e non affidarsi all’impressionismo. Ne sapremo di più mercoledì: una finale secca non lascia vantaggi. Casomai li toglie.

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