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  • Juve, la manovra stipendi fa tremare anche i giocatori. Testimonianze choc, ecco perché rischiano

    Juve, la manovra stipendi fa tremare anche i giocatori. Testimonianze choc, ecco perché rischiano

    • Redazione CM
    La manovra bilanci preoccupa e non poco in casa Juventus, dopo una prima penalizzazione di 15 punti legata al caso plusvalenze. Tutto ha inizio nella prima ondata dell'emergenza COVID, quando gran parte delle società calcistiche hanno risentito della pandemia a livello economico. Per arginare il deficit di entrate, la Juve aveva deciso di intraprendere una strada particolare, stipulando accordi privati con i calciatori sul pagamento degli stipendi. 

    LE PAROLE DI DYBALA - Relativamente alla questione, questo quanto si legge nelle deposizioni di Paulo Dybala: "Quello che ricordo io era che era uscito un comunicato stampa, tanta gente pensava che noi avessimo rinunciato a quattro mesi e nessuno sapeva in quel momento che noi avremmo preso tre mesi ma pagati più avanti. Leggendo il comunicato, non è l’accordo che abbiamo raggiunto. C’è scritto che rinunciamo a quattro mesi ma non c’è scritto che avevamo già l’accordo sulle tre mensilità, che erano certe". Poi la precisazione: "Chi erano i portavoce della manovra? In generale sono andati i senatori, i tre capitani Bonucci, Chiellini e Buffon. Non so se sono mai andati insieme".

    LA SCRITTURA PRIVATA - Dalle deposizioni, emerge la presenza di una scrittura privata sottoscritta da Andrea Agnelli, al tempo presidente bianconero, e Giorgio Chiellini, in quel periodo capitano della squadra (la data è quella del 28 marzo 2020). Si legge che alcuni giocatori (Danilo e Alex Sandro, ndr) conoscevano la carta, specchio dell’accordo, ma di non averla letta. “Non conosco questo documento. Leggendolo, è l’accordo che abbiamo raggiunto”, le parole di Alex Sandro. "Non ricordo di aver mai visto prima questo foglio, ma dopo aver letto il contenuto confermo che riporta esattamente l’accordo che avevamo con la società e la data del 28 marzo 2020 conferma quanto ho riferito prima, cioè che avevamo un accordo già a fine marzo. Non riconosco le firme apposte sul documento", le dichiarazioni di Danilo. 

    L’ACCUSA - In sé, lo spostamento di uno stipendio a un'altra data non rappresenta un illecito, ma deve essere inserito nei bilanci in maniera corretta. La Procura federale (insieme a quella di Torino e alla Consob) sta indagando proprio su questa questione, cercando di capire se dal 2019 al 2021 i conti della Juve siano stati alterati. Se la manovra stipendi della Juve dovesse risultare irregolare (illecito sportivo) porterebbe sanzioni pesanti e inevitabili per i bianconeri. 

    NODO BILANCIO - In sintesi, con l’assenso dei giocatori la Juve ha tolto dal bilancio - al 30 giugno 2020 - oltre 64 milioni, mentre dal successivo quasi 64. Per quanto riguarda la stagione 2019-20, avrebbero commesso illecito: Bentancur, Bernardeschi, Bonucci, Chiellini, Cuadrado, Danilo, De Ligt, Da Sciglio, Demiral, Douglas Costa, Dybala, Higuain, Khedira, Alex Sandro, Maruidi, Pjanic, Rabiot, Ramsey, Ronaldo, Rugani, Szczesny, Sarri. 

    Per la stagione 2020-21, invece: Bentancur, Bernardeschi, Bonucci, Chiellini, Chiesa, Cuadrado, Danilo, Demiral, Ronaldo, Dybala, Kulusevski, Alex Sandro, Mc Kennie, Rabiot, Arthur, Ramsey, Szczesny. Ronaldo, il solo a non aver firmato, non rischierebbe però squalifiche.

    RISCHI PER I CALCIATORI - A norma di legge, "I tesserati che pattuiscono con la società o percepiscono comunque dalla stessa compensi, premi o indennità in violazione delle norme federali sono soggetti alla sanzione della squalifica di durata non inferiore a un mese". Dunque, anche i calciatori della Juve rischiano pesanti squalifiche (almeno un mese). Come spiegato da Repubblica, soprattutto la seconda manovra rischia di mettere nei guai i 16 calciatori che l’hanno firmata (è quella che contiene le cosiddette “side letter”, scritture non depositabili perché non prevista nei moduli federali la possibilità di pagare incondizionatamente gli stipendi a cui i giocatori avevano solo formalmente rinunciato).

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