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  • Juve-Roma: la guerra dei 30 anni

    Juve-Roma: la guerra dei 30 anni

    • Matteo Quaglini

    C’è una rivalità nel calcio italiano che ha fatto dall’80 ad oggi cronaca e storia è Roma – Juventus o Juventus –Roma. In questa partita si sono raccontate storie d’opposizione ideologica tra due squadre presenti in 83 campionati su 84. Una storia di differenti linguaggi e stili che hanno acceso polemiche e creato schieramenti manichei.
    Ecco alla vigilia del 166° Juventus contro Roma, la classifica delle 10 partite più belle di sempre tra queste due squadre. 
    Una classifica frutto di un viaggio nella storia che vede entrare grazie ai parametri della importanza storica e dal ruolo di vere e proprie finali in gara unica queste partite per sempre nel mito del calcio italiano. 


    Top 10 Juventus – Roma    
    1) Juventus – Roma 0-0 (1981)
    2) Juventus – Roma 2-2 (2001)
    3) Roma – Juventus 1-2 (1983)
    4) Juventus –Roma 3-2  (2014)
    5) Roma – Juventus 5-0 (1931)
    6) Juventus – Roma 2-2 (1983)
    7) Roma – Juventus 1-2 (1973)
    8) Juventus – Roma 0-1 (1967)
    9) Roma – Juventus 3-0 (1986)
    10) Juventus – Roma 1-3 (1936)

    1) Juventus – Roma 0-0 (1981)
    Piove a Torino quel giorno, la Juventus dell’avvocato Agnelli è in testa ma non riesce a scrollarsi di dosso la nuova Roma di Viola e Falcao che è arrivata al comunale, per la prima volta per vincere. La partita è ruvida, il goal di Turone è storia del campionato, lo 0-0 da lo scudetto alla Juventus e a Viola la carica per non mollare come fanno i vincenti. Quello che nasce dopo fa di questa partita qualcosa di più complesso ed è la rivalità tra governativi e rivoluzionari, tra esteti e pratici, tra pragmatici e sognatori. Viola parla di centimetri e Boniperti gli invia un righello dicendogli “così potrai misurare meglio i centimetri”, nel rispondere con “il righello è più adatto a un geometra come te che a un ingegnere come me” il presidente della Roma inaugura il violese, lingua ufficiale della grande Roma anni 80. 

    2) Juventus – Roma 2-2 (2001)

    La partita scudetto che è stata più complessa di un giallo psicologico di Hitchcock. La Roma è in lotta per il titolo grazie alla regia algida e ferrea di Fabio Capello. Si gioca nel Delle Alpi controverso e anonimo. La Roma e la Juventus hanno storie in comune in quell’anno. Un ex giocatore della Juventus (ma anche della Roma) allena i pretendenti allo scudetto, un ex romanista allena la squadra storica del calcio italiano. In più due artisti con il 10 sulle spalle accendono la sfida sono Totti e Del Piero sublimi ed emotivi. In sei minuti la Juventus è avanti 2-0, la Roma tiene male ma resite, poi Capello cala l’asso dalla manica con una mossa alla Paul Newman o una strategia alla Napoleone andando controcorrente e contro l’immaginario, mette Nakata per Totti e l’immaginario diviene immaginazione. La Roma pareggia con il giapponese e Montella anticipa il tempo e da lo scudetto alla Roma.

    3) Roma – Juventus 1-2 (1983)

    Il 6 marzo 1983, 70.000 romanisti attendono da quarantuno anni, è la gara per eccellenza e la Roma l’affronta con cinque punti di vantaggio su una delle Juventus più forti della storia. Boniperti ha Platini e Boniek protagonisti del calcio internazionale, e i campioni del mondo dell’82. La Roma è l’espressione del modernismo tattico del barone Liedholm e dell’illuminismo voluto dal presidentissimo Viola. Segna Falcao che gioca centravanti per spiazzare la difesa a uomo del Trap, Liedholm con la sua mossa sacrilega è a un passo dallo scudetto e a più 7 sui campionissimi. Ma Iorio fallisce il raddoppio e sull’olimpico cala un presagio, prima Brio, poi Platini con un arco che finisce alle spalle di Tancredi ribaltano tutto con la classe e la forza di nervi della Juventus. Ma la Roma non molla, Viola l’ha voluta elegante e indomabile. E’ il segno più alto nella storia romanista, quello nel quale nella sconfitta crede e vede la vittoria che arriverà a Genova, in un suggestivo pomeriggio di maggio.

    4) Juventus – Roma 3-2 (2014)

    E’ storia contemporanea, dei nostri giorni complessi e veloci. La Roma di Garcia e la Juventus di Allegri sono a pari punti e a punteggio pieno dopo cinque partite e accade l’inimmaginabile. Il più controverso, emozionante, collerico e polemico Juventus- Roma di sempre. Tra rigori dati figli del dubbio e dell’inesistenza e giocate mancate per battere la sorte e segnare un’inversione storica nei caratteri delle due squadre (i goal mancati da Gervinho e Pianjc) c’è tutta una gara irripetibile per il bello negativo e quindi sublime che ha generato, la Juventus si prende con forza e combattività il quarto scudetto, stabilendo una differenza di mentalità. Fu l’inizio della fine dell’era Garcia perché s’inseguì la polemica invece che la risposta furente, ma fu anche il proseguimento di una rivalità che sarà eterna tra chi gioca solo per la vittoria e chi la insegue nel segno di un sogno utopico e affascinante.

    5) Roma – Juventus 5-0 (1931)

    Gli anni ’30 dell’Europa dei tormenti latenti che ben presto sfoceranno in una guerra devastatrice. L’Italia vive il momento politico e culturale voluto dal regime, un riordino che coinvolge anche il calcio già tra gli sport più popolari. Il campionato è a carattere nazionale per aumentarne la competitività. Il quarto Roma –Juventus della storia è anche il primo duello scudetto tra le due squadre. Il calcio pioneristico ha lasciato spazio all’industria del football voluta da Edoardo Agnelli e a Roma è nata una squadra che deve giocare un ruolo forte nell’opposizione al monocolore juventino. 
    Nel mitico Testaccio la Juventus prima in classifica arriva piena di campionissimi da Combi a Rosetta e Caligaris (l’asse della nazionale) a Cesarini e Orsi glorie transoceaniche. Ma la Roma seconda non è da meno e schiera l’impetuoso Ferraris IV, il fuoriclasse del calcio romano Fulvio Bernardini e Volk, centravanti che non pensa, ma tira. Mentre l’allenatore Carcano, a ogni goal della Roma, rincuora Combi con la cinica frase “non ti preoccupare intanto non sanno giocare”, infuria la partita. Il grande Attilio Ferraris IV gioca su Orsi, quando l’italo argentino gli fa un sombrero, il romanino lo intima e comincia a giocare una gara tutta fisico memorabile. Orsi detto “mumo” scopare dal campo e l’enfasi porta Ferraris IV (che la Juventus aveva cercato di acquistare nel ’27) a farsi espellere. Quando il sommo Fulvio Bernardini segna il rigore del 3-0, Ferraris che ha seguito a bordo campo si divincola entra in campo e abbraccia il “suo” capitano Testaccio impazzisce la Juventus è annichilita ma userà da subito la sua caratteristica più chiara e più grande, quella di non mollare. Vincerà lo scudetto, il primo del quinquennio d’oro.

    6) Juventus – Roma 2-2 (1983)

    La sfida scudetto per eccellenza dei primi anni 80 quelli dell’Italia del boom economico illusorio, della Milano da bere, del primo governo più longevo della Repubblica, ha raggiunto nel dicembre 83, livelli eccelsi, Falcao contro Platini, Viola contro Boniperti. Per la prima volta nella storia del calcio italiano i rivoluzionari sono governativi (scudetto 83) e i governativi meditano vendetta all’opposizione. Nel secondo tempo segna Bruno Conti, Marazico da Nettuno esplode il suo sinistro immaginifico e fa 0-1. Ma in questa immensa partita di stili emergono i caratteri delle due squadre, la Roma esce di fino, mentre la Juventus di forza vuole ribaltare e vincere, in ossequio al motto bonipertiano. La difesa della Roma s’impaccia e Penzo pareggia e Platini pennella un’altra sublime traiettoria 2-1. Sembra fatta. Ma il calcio è imprevedibilità e Ameri alla radio interrompe, O’ rei di Crocefieschi Pruzzo ha pareggiato, Roma esulta e sogna il bis ma è la Juventus a diventare campione alla fine dell’anno.

    7) Roma – Juventus 1-2 (1973)

    Uno dei più controversi Roma –Juventus, ultima giornata campionato 1972-73. La seconda Juventus costruita da Giampiero Boniperti è un punto sotto il Milan di Rivera e alla Lazio della banda Chinaglia, in una corsa scudetto a tre fino all’ultimo minuto che non ha più avuto eguali in Italia. All’intervallo la Roma vince 1-0 con Renato Cappellini (pupillo di un Herrera ormai epurato e buon autore di gialli a tempo perso). Il Milan perde e la Lazio pareggia, l’incertezza è sovrana. La Juventus non molla, Capello orchestra a centrocampo, il sopraffino Haller gioca gli ultimi attimi della sua immensa classe e Cuccureddu segna da fuori area il goal scudetto all’ultimo minuto, mentre Milan e Lazio perdono. Juve campione, per la Roma è una stagione buia, ma c’è all’orizzonte il demiurgo Liedholm.

    8) Juventus - Roma 0-1 (1967)

    E’ la partita di Fabio Capello. L’uomo che alla guida del Real Madrid diverrà per la Spagna e la Castiglia Don Fabio, firma a ventun anni la vittoria della Roma contro la Juventus del “movimiento” dell’altro Herrera, Heriberto. L’allenatore della Roma di allora, il furbo contadino Oronzo Pugliese lo abbraccia. In quel momento la Roma dell’onorevole Evangelisti e del funambolico Peirò è prima in classifica, ma finirà undicesima con la Juventus terza. Le due squadre non si oppongono concettualmente, ci vorranno 14 campionati per vivere la lotta ideologica tra governativi e rivoluzionari. 

    9) Roma – Juventus 3-0 (1986)

    La Juventus che chiude il decennio trapattoniano è alle corde, la Roma la tallona punto su punto. E’ la partita degli opposti: la zona moderna del rettore di Torsby Eriksson e il calcio fondato sulle personalità di Trapattoni. E’ un assalto a Fort Alamo, Pruzzo e Graziani incornano i goal, Platini il sommo re di Francia è fuori dal gioco, Cerezo completa l’opera lui, simbiosi tra calciatore e città. La Juventus caracolla e tre partite dopo non ha più nessun vantaggio. Sembra fatta per Viola che dalla tribuna scruta, in piedi, l’orizzonte che sa di scudetto. Ma le rivoluzioni anche le più sentimentali come questa, hanno per forza di cose ostacoli con le quali debbono scontrarsi, e l’ostacolo Lecce deciderà il campionato più emozionante dei primi anni 80 e rinvierà la rivalità al 2001.

    10) Juventus – Roma 1-3 (1936)

    La prima vittoria della Roma a Torino. La squadra romana ha una formazione straordinaria per battere la Juventus dei cinque scudetti e all’asse Masetti, Bernardini, Guaita, Scopelli ha aggiunto i terzini della nazionale Monzeglio e Allemandi. Ma infuria la guerra d’Etiopia e circolano voci che gli argentini della Roma potrebbero essere chiamati alle armi (voci inattendibili). Il mediano Stagnaro ha paura e comincia a pressare i due fuoriclasse. Alla fine i tre scappano nella notte in Svizzera e di lì verso l’amata Buenos Aires, li tacciano traditori. Quando la Roma sale a Torino, è seconda dietro al Bologna, due goal di Di Benedetti danno la vittoria ma non basterà per lo scudetto perso a un punto. Per la Juventus inattaccabile voluta da Agnelli, è un segno premonitore proprio un anno dopo la morte del presidentissimo esce dal giro scudetto (rivincerà nel 1950), in un segno fatto di misticismo. 
     


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