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  • Juventus, tiene banco il caso Pirlo

    Juventus, tiene banco il caso Pirlo

    Salvate il soldato Pirlo.
    Il regista bianconero è stanco: lascerà il posto a Pogba con la Roma?
    (Tuttosport)

    Pronto un piano per restituirgli brillantezza, rischia la panchina contro i giallorossi.
    Juve, Pirlo è un caso: va fuori con la Roma?
    Boban è sicuro: "Deve lasciare la Nazionale".
    Carrera: "Si gioca troppo spesso, non si allena a dovere".
    Vidal: "Un grande non può essere sempre al top".
    (Corriere dello Sport)

    Boban gli suggerisce di lasciare l’azzurro, la Juve è insofferente con i metodi di allenamento di Prandelli. Lui vuole arrivare ai Mondiali 2014, ma intanto è in dubbio per la Roma.

    Pirlo è diventato un caso nazionale.
    Più che un problema di chilometraggio, comunque notevole, quella di Andrea Pirlo pare essere una questione di messa a punto, e l’officina del calcio sono gli allenamenti. Del resto, di questi ha parlato Massimo Carrera: «Dobbiamo trovare il modo per farlo lavorare, perché tempo per allenarsi non c’è, giocando ogni tre giorni: e questo Andrea l’ha accusato». Per la Juve, che in questi giorni già ci aveva ragionato sopra, parte dei guai nascono durante i noleggi alla Nazionale, il che è successo per 19 partite da quando Pirlo è bianconero. E non sono tanto le sfide a preoccupare il club, quanto le giornate dedicate agli allenamenti che ci stanno attorno: hanno ritmi e carichi non in linea con le tabelle juventine. Di questo, con discrezione, la Juve ne ha anche parlato con lo staff azzurro, senza ottenere grandi risultati: ognuno ha suoi metodi e obiettivi. D’altronde, Cesare Prandelli, e i preparatori atletici, devono pianificare duelli decisivi in pochi giorni. O giocarsi un Europeo che ha più voli aerei e partite che pomeriggi di tranquillo lavoro.

    Si dirà, non a torto, che anche la passata stagione Pirlo era concesso in affitto all’Italia, eppure era stato regista di successo, da palma d’oro: con il ciak dello scudetto. Già, ma all’epoca i bianconeri giravano un film a settimana, non tre, come ora impone il cartellone della Champions. Basti pensare che l’anno scorso il numero 21 fu richiamato ai box solo un paio di volte, e sul rettilineo di partite sepolte, con Novara e Lecce, e saltò due gare, una per scelta, si era al primo passo di Coppa Italia, e l’altra per squalifica. Stavolta, è già rimasto a guardare una volta, per il codice del turnover, e cambiato nel mezzo di una dubbiosa battaglia, a Firenze. Dev’essere che aumentando la strada, e l’età, diventano più delicati i tagliandi. Di più se da te, dipende tutta la compagnia: «Pirlo è il cuore della Juve», ha ammesso Vidal, da buon scudiero. Trovare una soluzione s’annuncia difficile, e certo non sarà l’addio alla Nazionale, come ipotizzava l’altro giorno, o consigliava, Zvominir Boban, in tv: Pirlo non ci pensa neppure, avendo già nel mirino il Mondiale 2014 che, guarda caso, è anche la scadenza del suo contratto juventino. Consumando l’addio dal Milan, aveva scritto l’ultimo copione della carriera: vincere qualcosa con la Juve e giocarsi la Coppa del Mondo a casa dei migliori. Sembra complicato anche imporgli il part-time, perché di starsene a riposo, il regista juventino non ne vuol sapere: una volta ci rimase malissimo perché Roberto Donadoni, in azzurro, lo lasciò fuori da una banalissima amichevole, così come non gli ha fatto piacere uscire martedì sera, contro la Fiorentina. «Andrea è arrabbiato – aveva ammesso Carrera, riferendosi al cambio – ma è normale: quando un giocatore viene sostituito è arrabbiato».

    Nessun ammutinamento, non è il tipo da piantar grane: «È un campione, non c’è stato niente. È andato subito in panchina a sedersi», ha chiuso Carrera. Alla ripresa dei lavori, ieri a Vinovo, Pirlo ha lavorato a parte, insieme a Giovinco e Bonucci, seguendo un programma differenziato. Sgobberà anche oggi e domani, poi Antonio Conte e Massimo Carrera decideranno se arruolarlo per la partita di sabato sera, con la Roma: l’opzione di non giocarselo, in questo momento, non è pensiero blasfemo. Metterlo in discussione resta invece un’eresia: come disse Buffon alla prima visione di Pirlo in bianconero, Dio c’è. Magari s’è solo preso una pausa, umanamente.


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