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  • Juve, se sottovaluti il Milan sei fuori! Pioli imprevedibile, Sarri non ha ancora un gioco

    Juve, se sottovaluti il Milan sei fuori! Pioli imprevedibile, Sarri non ha ancora un gioco

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Con Juventus-Milan, prima semifinale di ritorno di Coppa Italia, comincia un altro calcio. Quello delle cinque sostituzioni e senza tempi supplementari, ma anche quello che è stato ibridato per più di tre mesi, stoppato per due e mezzo e che dovrà definire i suoi verdetti da adesso al 2 di agosto, sempre che non intervenga un altro stop e magari si ricorra ai play off e play out.

    In teoria la Juve è ancora la squadra da battere. In pratica potremmo essere prossimi ad uno scossone che riscriva gerarchie e certezze. La Coppa Italia è il primo trofeo che verrà assegnato nel giro di tre partite (Juve-Milan, Napoli-Inter e la finale) e di cinque giorni (da venerdì a mercoledì). Non esattamente un tour de force, ma un assaggio di quello che sarà il resto del campionato (si gioca ogni tre giorni) e, per chi vi arriva, la fase finale della Champions e dell’Europa League.

    Poco o tanto che ci sia in palio, la Juve vuole vincere, anche se sarà senza Chiellini e Higuain, il primo ancora sulla via del recupero, il secondo - bizzoso e volubile - non avrebbe giocato neppure se fosse stato bene. Il Milan, che all’andata meritava di vincere e che adesso sarebbe favorito, ha tre assenze pesanti: Ibrahimovic, Castillejo ed Hernandez, tutti squalificati, ma lo svedese che, alla ripresa degli allenamenti si è lesionato il polpaccio, non ci sarebbe stato perché, per l’appunto, infortunato. 

    Pioli sceglie l’imprevedibilità. Nello specifico una sola punta (Rebic che segnava a raffica) e uno o due trequartisti (Paquetà di sicuro) capaci di rientrare per formare un centrocampo a cinque. Al Milan serve un gol per mettere la partita come l’allenatore vuole e un gol a questa Juve si può segnare sempre, su azione o da palla inattiva, non fa molta importanza, l’importante è che la Juve non può né pensare, né sperare di fare 0-0, qualsiasi altra forma di pareggio o porta ai rigori o la condanna all’eliminazione.

    Dicono tutti che molto dipende da Ronaldo e Dybala ed è ovviamente vero. Ma il giocatore più atteso e che può bucare il campo è Douglas Costa. Il suo problema, oltre alla forma, è l’efficienza fisica e si sa che i primi 180 minuti per giocatori così fragili muscolarmente sono decisivi. Il brasiliano è un giocatore altruista, ma fondamentalmente si esibisce da solista: serve molti assist, ma dopo essere scappato via come una lepre semina il cane da preda.

    Parlo così di Douglas Costa perché non mi sono ancora abituato a vedere la Juve di Sarri giocare sempre, ovunque e comunque in maniera collettiva. Qualcosa di molto buono si era visto, prima della pausa, nella vittoria interna con l’Inter, ma la domanda è: si trattava della regola o eravamo ancora nel campo delle eccezioni?

    Di certo quella partita ha consacrato Bentancur che ormai ha soppiantato Pjanic. Ora il centrale di centrocampo titolare è l’uruguaiano (per il quale non stravedo), mentre il bosniaco, come dicono tutti, ha già la testa al Barcellona. 

    Ecco il punto, la testa: se in squadra qualcuno crede che la semifinale sia cosa fatta o facile, si sbaglia e rischia di regalare consapevolezze al Milan, avversario che alla Juve ha sempre creato più di un problema. Pjanic fuori per un turno significa poco, ma Pjanic fuori anche più avanti rischia di pesare. C’è bisogno di tutti anche se non è più lui a comandare in mezzo. Possibile un dirottamento a mezzo di sinistra, Pjanic è meglio di Matuidi anche se corre e si sacrifica infinitamente di meno.

    In porta, secondo alternanza, dovrebbe andare Buffon e non Szczesny. Un modo per ribadire che il portierone non molla e non mollerà. Anche l’anno prossimo il suo posto sarà alla Juve.    

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