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  • Juvemania. Da Le Roi al Codino, da Pinturicchio all'Apache: storia del 10

    Juvemania. Da Le Roi al Codino, da Pinturicchio all'Apache: storia del 10

    • Gianluca Minchiotti
    La Juventus ha un nuovo numero 10, dopo una stagione di vacanza: è Carlitos Tevez, neoacquisto bianconero. Applausi ad Andrea Agnelli per aver approvato l'operazione, ad Antonio Conte per averla fortemente voluta e, soprattutto, a Giuseppe Marotta e Fabio Paratici, per averla condotta magistralmente in porto battendo la concorrenza del Milan.
     
    Carlos Alberto Tevez, classe 1984, è il nome giusto per esaltare milioni di tifosi, che dopo due scudetti di fila avevano bisogno dell'arrivo di un campione per sognare ancora più in grande. E i sogni dell'estate del calciomercato sono fra i più belli del mondo del pallone, ricordando sempre bene, però, che i titoli si vincono a maggio.
     
    Che passione e che calore, da parte del popolo bianconero, per l'arrivo dell'Apache: centinaia di tifosi hanno esultato e cantato, dalla Malpensa a corso Galileo Ferraris, sotto la sede della Juventus. Scene davvero mai viste in casa bianconera, a testimonianza della voglia spasmodica che il popolo della Vecchia Signora aveva di vedere arrivare un nuovo grande campione. Perché Tevez è un grande campione, a testimoniarlo c'è il suo palmares: una Champions League, una Coppa Libertadores, una Coppa Intercontinetale, un Mondiale per club, cinque titoli nazionali (tre inglesi, uno brasiliano e uno argentino), un oro olimpico, e tanti altri trofei, compresa una Coppa d'Inghilterra.
     
    Che differenza con gli arrivi a Torino degli altri grandi numeri 10 della storia bianconera
     
    Il più simile, per l'impatto mediatico che ebbe ai tempi (pur facendo le debite proporzioni fra le diverse epoche), fu l'arrivo a Torino di Omar Sivori, nel 1957: a prelevarlo all'aeroporto ci pensò direttamente il presidente Umberto Agnelli, padre di Andrea, che guidò personalmente l'auto: "Presidente, alla Juventus resterò a lungo, ma in macchina con lei non salirò molto spesso", disse il Cabezon, spaventato dalla velocità con cui guidava il Dottore
     
    Più in sordina l'arrivo di Le Roi Michel Platini, all'aeroporto di Caselle con un volo privato, nel 1982: una toccata e fuga in gran segreto di sette ore (di cui tre passate a discutere il contratto col presidente Giampiero Boniperti), per poi tornare a Torino, dopo qualche settimana, per far parte della squadra dei sei campioni del Mondo, con cui vinse tutto.
     
    Avvenne in un clima tesissimo, invece, l'arrivo di Roberto Baggio, il Divin Codino, nel 1990: a Firenze fu guerriglia urbana e a Torino, per il primo anno, fu freddezza totale, complice anche quel rifiuto di calciare il rigore nella prima trasferta da avversario in casa della Fiorentina. 
     
    E, infine, del tutto inosservato passò, nel 1993, l'arrivo alla Juventus del non ancora 19enne Alessandro Del Piero: solo pochi addetti ai lavori e alcuni tifosi davvero sfegatati vennero incuriositi da quel giovane talento che Boniperti prelevò dal Padova per cinque miliardi di lire, strappandolo alla concorrenza del Milan. Una promessa che finì per diventare, col soprannome di Pinturicchio (coniato dall'Avvocato Gianni Agnelli), il giocatore con più presenze e gol dell'intera storia bianconera (705 gare, 289 reti).
     
    Sivori, Platini, Baggio e Del Piero: i più grandi numeri 10 della storia della Juventus. Una leggenda che ora può continuare con Carlitos Tevez, che ha tutte le credenziali per poter essere un degno successore dei campioni sopracitati. Forza Apache, dunque, sperando di poter dire, fra tre anni, alla Maurizio Mosca: "Ah, come gioca Carlitos". 
     

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