Calciomercato.com

  • Juvemania: la madre di tutte le partite

    Juvemania: la madre di tutte le partite

    • Andrea Bosco
    NON E' UN DERBY - Ci siamo. Juventus–Inter, gara di ritorno. All'andata fu pareggio a reti bianche con palo di Khedira. Dicono sia il “Derby d'Italia“. Non lo è: è qualche cosa di diverso. Senza peli sulla lingua: è lo scontro tra due società che si stanno profondamente sull'anima. Magari le dirigenze, di volta in volta, richiamano tutti al buon senso e alle buone maniere. Magari si abbracciano in tribuna. Ma poi basta un episodio, una virgola, una ininfluente decisione arbitrale e il fuoco che cova sotto le ceneri divampa. Juventus-Inter non è solo una partita di calcio. Juventus–Inter è un modo diverso di intendere il calcio. Due filosofie: divergenti. Basta un nulla e a Milano tirano fuori striscioni su Moggi e Calciopoli. Così come a Torino rispondono con cartoni, prescrizioni, passaporti falsi. Basta un niente: ad Atene ricompare il “rigore su Ronaldo”. Così come a Sparta rispolverano quel “5 maggio“ vissuto  nel segno del masochismo. Va detto che nel corso degli anni dalle Istituzioni calcistiche è stato fatto poco per ricreare un clima di serenità. Pesa come un macigno quella pilatesca decisione del predecessore di Tavecchio di “decidere di non decidere”. Cosa vuole la Juventus, Tavecchio lo sa. Cosa non vuole fare l'Inter, egualmente Tavecchio lo conosce. Si continua a giocare e a polemizzare. Con lo spettro di carte bollate e richiesta di risarcimenti milionari depositata al Tar.

    LA “CARAMELLA“ KONDOGBIA - Ultima “caramella“, la squalifica ridotta per Kondogbia e trasformata in multa. Magari Kondogbia risulterà il peggiore in campo. Ma vallo a spiegare ai “gobbi“ che la riduzione di quella squalifica non è stato un “aiutino“ ai detestati avversari. Neppure il passaggio di proprietà dell'Inter da Massimo Morati al magnate Thohir, ha fatto cambiare le cose. E' ancora vivo il ricordo di una operazione (scambio Vucinic-Guarin) fallita dopo che i calciatori avevano già svuotato gli armadietti. Indignazione dei tifosi interisti. Scambio saltato, dirigenze che si apostrofano in modo durissimo. Juventus–Inter ha i contorni - per certi versi – di quelle faide rurali, delle quali è piena la cronaca degli Stati Uniti. Uno sgarbo che  diventa una questione di principio dove le ragioni dell'uno o dell'altro hanno in realtà poco peso: ci si detesta per tradizione. Due opposti che si attraggono fino a confliggere.

    NON E' UNA GARA BANALE - Juventus–Inter non è mai una gara banale. Neppure quando i valori in campo risultano sbilanciati. Oggi la Juventus, prima in classifica, sta inseguendo il quinto scudetto consecutivo. L'Inter è a caccia di un terzo posto che la solleverebbe dalle angosce economiche nelle quali -al netto delle smentite di Thohir - sembra essere precipitata. Pochi mesi fa la Juventus sembrava spacciata: condannata ad una annata di transizione. Da figurante, non da protagonista. L'Inter per la sua compattezza sembrava poter rinverdire i fasti della stagione mouriniana. Come siano andate le cose è noto: Madama che si ricolloca là dove da alcuni stagioni soggiorna. Inter in difficoltà in una girandola di cambi, di moduli, giocatori, polemiche. 

    MANCIO? CROZZA - Juventus–Inter è anche il confronto tra due allenatori che probabilmente schiereranno le rispettive squadre con lo stesso modulo (3-5-2) ma che sono diversi. Mancini, vittorioso in Italia e in Inghilterra, ex grandissimo campione che gode di una stampa comprensiva nelle settimane di vacche magre, osannante in quelle di vacche grasse. Allegri, ex ottimo giocatore, di qualità e stile, condannato a subire quanto qualsiasi allenatore della Juventus da sempre subisce. Critiche feroci se la squadra perde o appena gioca male. Un buffetto di solidarietà se la squadra trionfa. Tanto la Juventus è sabauda, attentissima a non far filtrare malumori dello spogliatoio, marachelle (chiamiamole così) e bravate notturne del singolo, tanto l'Inter è un edificio di cristallo, dove vedi e senti tutto. Dove tutto, anzi, viene amplificato in una sorta di destino che la società si porta dietro: quello di crearsi i problemi da sola. Il penultimo (oggi forse risolto) si chiamava Icardi: uno che contro la Juve si trasforma in killer. L'ultimo ha il nome di due serbi che avrebbero dovuto fare la differenza e che viceversa il Mancio ha condannato alla panca. Già il Mancio: uno dei prossimi personaggi del Teatro di Maurizio Crozza. Indice di grande popolarità. Ma anche di altro. Conte e Tavecchio nel Paese delle Meraviglie non hanno avuto fortuna. Ma Ferrero è diventato una icona. La Juventus recupera Chiellini e Alex Sandro. Forse farà riposare Khedira. Forse. In mezzo a dirigere l'orchestra ci sarà (stante l'indisponibilità di Marchisio)  Hernanes, l'ex che ha faticato ad imporsi, ma che nella rimonta in Champions con il Bayern è stato tra i migliori. Scatterà l'implacabile legge dell'ex? Nessuno lo sa. Ma un Profeta pimpante come quello di martedì scorso non lo si vedeva dai tempi della Lazio. Anche l'Inter ha il suo ex: quel Melo che a Torino ha lasciato pochissimi estimatori, ma che ha una discreta confidenza col gol. E' presto per parlare di formazioni, ma salvo “invenzioni“ dovrebbero essere quelle da giorni ipotizzate.

    CONFRONTO DELICATO - Juventus- Inter è sempre un confronto delicato. Lo sarà anche stavolta. La Juventus è chiamata a vincere per consolidare il primato e per mettere pressione ad un Napoli che insegue ad una incollatura. E che a Firenze, nel recupero di lunedì, troverà qualche difficoltà contro una squadra che pressata da Roma, Inter e Milan, vuole sigillare il terzo posto. Quello che qualifica per la Champions. Madama capirà dai due confronti anche quanta pendenza l'attenda sulla strada che porta allo scudetto. Il Napoli che abdica in Europa League è un Napoli che ha a disposizione - ormai - un solo trofeo: lo scudetto. Una difficoltà in più per la Juventus che viceversa è ancora in corsa in Champions (sia pure con una mission al limite dell'impossibile a Monaco di Baviera) e che ha già una gamba dentro alla Finale di Coppa Italia. Dopo Juve–Inter ci sarà la seconda semifinale di Coppa Italia. Con chi? Ma sempre con l'Inter al Meazza. Ancora loro. Un incontro ravvicinato del tipo più esclusivo e senza esclusione di colpi. Tradotto: la madre di tutte le partite.   

     

    Altre Notizie