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  • Juvemania:| Le coppe viste dal divano

    Juvemania:| Le coppe viste dal divano

    Addio Europa. Ora è ufficiale. Dopo la qualificazione alla finale di Coppa Italia del Palermo, che è riuscita incredibilmente ad eliminare il Milan campione d'Italia, la Juventus può dire addio a qualsiasi coppa. In qualsiasi forma. La prossima stagione, proprio quella del nuovo stadio, la Signora non potrà uscire dai confini del proprio Paese, né dalla porta principale né dalla porta di servizio. Niente gironi di qualificazione né preliminari. I siciliani si sono qualificati all'ultimo atto della Tim Cup e l'ultimo fievole barlume di speranza s'è definitivamente spento. Già lo sciagurato pareggio di lunedì sera aveva messo a dura prova la resistenza della fiammella sotto il vento gelido dell'esclusione da tutte le competizioni. Ma da ieri sera è ufficiale: la società di corso Galileo Ferraris il prossimo anno guarderà l'Europa dal divano degli Sky box del nuovo stadio.

    Ora non c'è più nulla da fare. Se già prima del pareggio contro il Chievo e della semifinale tra il Diavolo e i rosanero era una missione disperata, ora il giocattolo di Del Neri s'è definitivamente sfasciato, trasformandosi in una disfatta totale. Eliminati dall'Europa League per mano del Lech Poznan, sconfitti ai quarti di finale di Coppa Italia proprio dalla Roma dell'ex Ranieri, e scivolati fino al settimo posto dopo una serie di sciagurate prestazioni e partite gettate al vento non si sa nemmeno per quale motivo. Un disastro che da ieri sera assume le sembianze di un'ecatombe. Arrivare settimi non serve più, così come recuperare tre punti alla Roma o alla Lazio a 180 minuti dalla fine del campionato è roba da fantacalcio. Assolutamente inutile parlare dei cinque di distacco dall'Udinese. La strada che portava all'Europa League attraverso i preliminari è definitivamente franata. Si conclude qui, ufficialmente, la stagione di Del Piero & Co, con due giornate d'anticipo. Per il secondo anno consecutivo la Juventus vive un'annata che esula totalmente dal suo Dna invecchiato di 113 anni.

    A inizio stagione, a bocce ferme, dopo gli stravolgimenti in rosa e l'assetto societario ribaltato come un calzino, si pensava: 'Si può solo fare meglio, peggio sarà difficile'. E invece ci sbagliavamo tutti. Questa stagione era cominciata a fine luglio a Dublino ed è cessata il 10 maggio. L'anno prossimo comincerà sulle ceneri del Delle Alpi e sulle macerie di una Juve che da giugno dovrà ricominciare da capo per cercare di incollare i cocci delle fondamenta, erose dal dopo Calciopoli, sbriciolate progressivamente nei quattro anni successivi. Del Neri pagherà per tutti, ma non è l'unico colpevole. Si spera che questi siano stati errori di gioventù di una società neonata. Anzi: resuscitata per la seconda volta ad inizio anno, costretta a ripartire da zero per la terza volta ad agosto. Non è tutta colpa sua, dicevamo, eppure c'è un dato di fatto: se a 60 anni non ha ancora vinto nemmeno un trofeo ci sarà un perché. Lippi e Capello a 46 anni vincevano il loro primo scudetto; Ancelotti a 40 conquistava la coppa Intertoto. Inutile citare Mourinho, autentico fuoriclasse. Amen. Speriamo che almeno il prossimo anno sia l'inizio di una nuova era. Altrimenti seppelliremo per sempre la Signora alla veneranda età di 113 anni.

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